In audizione alle commissioni di Camera e Senato che si occupano di politiche Ue, il titolare degli Affari europei ha spiegato: "Non ci si deve preparare a gestire la normalità, ma l'arrivo del cigno nero, lo shock. La mia posizione del 'piano B' - ha aggiunto - che ha alterato la conoscenza e l'interpretazione delle mie idee, è essere pronti a ogni evento"
È necessario “essere pronti ad ogni evento”, anche all’uscita dell’euro, e lo insegna “una delle case che ho frequentato, la Banca d’Italia“. Parola del ministro per gli Affari europei Paolo Savona, che ha parlato in audizione alle commissioni di Camera e Senato che si occupano di politiche Ue. Una posizione, quella dell’economista, che non rappresenta una sorpresa, anzi: si ricorderà che un mese e mezzo fa l’accordo di governo tra M5s e Lega ha rischiato di saltare proprio per il no del Colle al nome di Savona come ministro dell’Economia. Il presidente della Repubblica il 27 maggio si mise di traverso e il Governo Conte rischiò di morire prima di nascere. Il niet del Quirinale, guarda caso, era dovuto alle posizioni no euro di Savona: Mattarella chiese di cambiare nome per il dicastero, Salvini e Di Maio non cedettero. E passarono al contrattacco (furono i giorni della famosa richiesta di impeachment da parte di M5s). Alla fine la crisi istituzionale venne evitata in extremis: all’Economia andò Tria, Savona venne dirottato agli Affari europei, il Governo Conte riuscì a nascere. A distanza di 45 giorni da allora, però, il professore ha riproposto la sua ricetta in commissione: bisogna essere pronti “non ad affrontare solo la normalità, ma il famoso cigno nero“, perché “uno shock straordinario devi essere pronto ad affrontarlo” ha detto Savona. Il quale poi ha aggiunto che solo adesso “siamo tutti d’accordo, anche gli economisti tedeschi, che nel 2008 l’Europa non era preparata” ad una crisi così travolgente come quella degli ultimi anni.
A sentire il ministro degli Affari europei, inoltre, quell’essere “pronti a tutto” è il punto centrale del famoso piano B, ovvero l’alternativa all’euro: “Potremmo trovarci in una situazione nella quale non saremo noi a decidere, ma saranno altri – ha spiegato il professore – Per questo dobbiamo essere pronti a ogni evenienza“. Anche all’uscita dall’euro? In tal senso Savona ha tenuto a precisare che l’esperienza in Bankitalia gli ha insegnato “che non ci si deve preparare a gestire la normalità, ma l’arrivo del cigno nero, lo shock. La mia posizione del ‘piano B’ – ha aggiunto – che ha alterato la conoscenza e l’interpretazione delle mie idee, è essere pronti a ogni evento”.
L’esponente del Governo Conte, poi, ha annunciato l’imminente incontro in Bce: “Mi recherò da Draghi appena terminato questo incontro. Prima volevo che la mia azione godesse della legittimazione democratica” ha detto, prima di chiedere poteri maggiori per il governatore della Banca centrale europea: “Se alla Bce non vengono affidati compiti pieni sul cambio, ogni azione esterna all’Eurozona si riflette sull’euro senza che l’Unione europea abbia gli strumenti per condurre un’azione diretta di contrasto – ha argomentato – L’assenza di pieni poteri della Bce sul cambio causa una situazione in cui la crescita dell’economia dell’Eurozona risulta influenzata, se non determinata, da scelte o vicende che accadono fuori dall’Europa“.