Dopo un processo durato 5 anni, Beate Zschaepe, l’ultima leader della cellula terroristica neonazista Nsu – Nationalsozialistischer Untergrund, Clandestinità Nazionalsocialista, in italiano – è stata condannata all’ergastolo. Nel verdetto dell’Alto tribunale regionale di Monaco, atteso da anni dall’opinione pubblica tedesca, la terrorista di estrema destra è stata riconosciuta colpevole di 10 omicidi a sfondo razziale – di cittadini turchi e greci e di una poliziotta tedesca – di due attentati con diversi feriti e circa 15 rapine. Con questa sentenza si è concluso uno dei processi più lunghi della storia legale tedesca.

Il gruppo Nsu è stato attivo dal 1997 e il 2011, fondato da Uwe Mundlos e Uwe Böhnhardt, e ha assassinato nove migranti – greci e turchi – e una poliziotta tra il 2000 e il 2007. Ci sono voluti diversi anni perché la polizia tedesca e il servizio di intelligence riuscissero a chiarire la serie di omicidi. Solo quando nel 2011 i due leader sono stati trovati morti in un autocaravan, il pubblico ha appreso dell’esistenza del gruppo terroristico e delle radici di estrema destra dietro ai reati. Secondo gli investigatori, Mundlos e Böhnhardt si sono tolti la vita a seguito di una tentata rapina finita male, temendo di essere scoperti. Lo stesso giorno, Beate Zschaepe che da anni viveva in clandestinità con i due assassini, ha dato fuoco all’appartamento dei due, in cui lei stessa viveva.

Sono diversi gli errori commessi dalle autorità che hanno rallentato le indagini di questi anni, come attribuire gli omicidi a violenze fra immigrati e la mancanza di cooperazione cronica fra le autorità dei diversi land. Sono state quindi istituite commissioni di inchiesta al Bundestag e ai parlamenti della Turingia, Sassonia e Baviera per condurre indagini a livello federale. Negli anni, poi, si era dimesso fra gli altri il capo dell’intelligence interna, Heinz Fromm ed è stata istituita una banca dati nazionale sul neonazismo.

Dei vari capi d’accusa, Zschaepe ha ammesso, in una testimonianza scritta – essendosi rifiutata di parlare in quasi tutte le udienze – di essere stata a conoscenza delle rapine ad opera di Uwe Mundlos e Uwe Böhnhardt, di averle approvate, e dell’incendio dell’ultimo rifugio del gruppo. Secondo i giudici tedeschi, la donna avrebbe “a suo modo ha collaborato e co-guidato” la cellula terroristica e fosse complice delle uccisioni e degli attacchi. Accanto a lei, erano imputati altri quattro uomini ritenuti parte del gruppo terroristico: Ralf Wohlleben, Carsten Schultze, André Eminger e Holger Gerlach.  Ralf Wohlleben è stato condannato a 10 anni di prigione per  concorso in omicidio. Secondo i giudici aveva aiutato i terroristi della Nsu a prendere una pistola. Anche altri tre coimputati sono stati riconosciuti colpevoli.

Ci si attende che gli avvocati degli imputati impugnino la sentenza di condanna e ne chiedano la revisione davanti alla Corte federale.

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