Si è conclusa con quattro arresti l’operazione “Gioia Tauro a Roma“, guidata dal procuratore aggiunto della Dda Michele Prestipino. L’indagine, durata due anni, ha svelato la penetrazione della ‘ndrangheta in importanti strutture ai Castelli Romani, in particolare a Rocca di Papa. In carcere l’imprenditore Agostino Cosoleto, il figlio Francesco e Teodoro Mazzaferro, ai domiciliari Maria Luppino. Le accuse sono di intestazione fittizia di beni e trasferimento fraudolento di valori in concorso, finalizzato a eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali. Sequestrati beni, società, ditte e immobili, per un valore di circa 4 milioni di euro, tra Gioia Tauro e Rocca di Papa.
Sono almeno dieci anni che la cosca dei Molè si è spostata a Roma e provincia, ha spiegato il procuratore in conferenza stampa. Il trasferimento nella capitale della cosca di Gioia Tauro è iniziato nel 2008, quando la rottura dell’alleanza con la nota cosca dei Piromalli, aveva portato all’omicidio di Rocco Molè, a capo del clan. Da qui la decisione di investire il denaro nella provincia romana: vengono così “delocalizzate” le attività, con grossi investimenti in ristoranti ai Castelli Romani, in particolare a Rocca di Papa. Secondo quanto riporta l’Ansa, Agostino Cosoleto è legato alla cosca dei Molè dal matrimonio del figlio Francesco con la figlia di Rocco Molè. In passato la famiglia Cosoleto era stata già accusata di reati di associazione a delinquere di stampo mafioso: arrestati nel dicembre del 2009, il figlio venne assolto dal tribunale di Palmi con processo ordinario, mentre il padre, condannato in primo grado con rito abbreviato, fu assolto in appello.