Stanno bene i ragazzini e il loro allenatore salvati nelle operazioni di soccorso conclusesi ieri. Ma è polemica sul governo perché i baby calciatori sarebbero stati pesantemente sedati durante la missione. Il premier aveva detto che gli era stato dato un blando ansiolitico
Il giorno dopo il salvataggio dei 12 ragazzini e il loro allenatore dalla grotta Tham Luang dalla Thailandia arrivano buone notizie sulle condizioni dei cinghialotti (così li hanno chiamati per tutto il tempo i soccorritori), ricoverati in ospedale. Il governo ha pubblicato le prime immagini dei piccoli pazienti: alcuni di loro fanno il segno della vittoria, altri sono riusciti anche ad alzarsi in piedi. Sono tenuti in camere da sei letti, tutti con la mascherina alla bocca. Le condizioni di salute dei 12, così come quelle del loro allenatore, non destano quindi preoccupazione, ma sarà probabilmente necessaria una settimana di quarantena come precauzione contro possibili complicazioni.
I ragazzi recuperati tra domenica e lunedì sono in graduale ripresa, ma uno dei ragazzi ritornati in superficie ieri presenta lievi sintomi di polmonite. In generale, tutti i ragazzi presentano un tasso di globuli bianchi più alto della norma, a segnalare delle infezioni. “Non sono né eroi né cattivi. Sono semplicemente ragazzi a cui è capitato un incidente. Ora che milioni di persone li conosco, credo che crescendo diventeranno buoni cittadini e daranno il loro contributo alla società compatibilmente con le loro possibilità” ha detto in conferenza stampa il governatore Narongsak Osatanakorn, responsabile dei soccorsi. Sul governo però si sta scatenando una polemica perché i ragazzini sarebbero stati fortemente sedati durante il salvataggio mentre il primo ministro thailandese aveva dichiarato che gli era stato somministrato un blando ansiolitico. Ogni ragazzino, comunque, era accompagnato da due soccorritori: durante il tragitto sott’acqua veniva legato a uno dei due sub, mentre nei tratti a piedi veniva portato in barella.
Tra i tanti soccorritori impegnati uno su tutti è stato particolarmente ringraziato medico e sub australiano, Richard Harris, che ha svolto un ruolo chiave. Harris è riemerso da Tham Luang ieri sera – tra gli ultimi a farlo – per apprendere poco dopo che suo padre si era spento in Australia mentre lui era nella grotta. Un collega nella clinica dove lavora in patria non ha specificato la causa della morte, ma ha aggiunto che l’uomo non era malato al momento della partenza del figlio per la Thailandia. Harris si era unito alla missione di soccorso – durante la quale è morto un sub volontario – su esplicita richiesta di altri sub inglesi, quelli che hanno trovato il punto dove i ragazzini impegnati nelle operazioni, annullando vacanze già programmate. Ha avuto il compito di decidere l’ordine dell’uscita dei 12 giovani calciatori e dell’allenatore, in base a una valutazione delle loro condizioni di salute.