Solo se la dichiarazione è accettata senza variazioni, il contribuente sarà al riparo da possibili accertamenti. In caso contrario si perderà questo beneficio. E' quindi importante pesare i costi e i benefici
Manca ormai una manciata di giorni al termine ultimo per inviare online il 730 precompilato all’Agenzia delle Entrate. La scadenza è infatti fissata al 23 luglio. Al contribuente resta quindi ancora poco tempo per recuperare tutta la documentazione necessaria per le detrazioni ed effettuare verifiche e controlli. Soprattutto nel caso in cui si decida di utilizzare e magari modificare in autonomia la precompilata predisposta dall’Agenzia delle Entrate. Solo se la dichiarazione è accettata senza variazioni, il contribuente sarà al riparo da possibili accertamenti. In caso contrario si perderà questo beneficio.
“Il punto è che il fisco sarà anche diventato più accessibile grazie alle procedure elettroniche, ma di certo le regole non sono più semplici rispetto al passato – precisa Stefania Trombetti, responsabile normativa del Consorzio nazionale Caf della Cgil – Semplificare non vuol dire fornire una dichiarazione prestampata, ma rendere le norme comprensibili alla grande maggioranza dei contribuenti. Oggi invece accade che un contribuente che ha scarsa dimestichezza con certi argomenti non riesce a controllare agevolmente quanto già predisposto dal fisco”. Non si tratta di una questione da poco. L’Agenzia delle Entrate non è del resto infallibile e peraltro non è detto che la precompilata contenga tutti gli elementi nuovi rispetto alla dichiarazione dell’anno precedente. Un esempio? Magari potrebbe non risultare la detrazione di interessi passivi di un mutuo acceso solo lo scorso anno, le erogazioni liberali effettuate alle Onlus o alle associazioni di promozione sociale se non prontamente comunicate all’Agenzia. Verificare che tutto sia in ordine è quindi sostanziale.
Per il contribuente fai da te, il primo step resta l’accesso alla propria dichiarazione precompilata entrando nella sezione riservata dell’Agenzia attraverso Fisconline. A patto di aver chiesto ed ottenuto per tempo dall’ente pin e password. In alternativa si può anche utilizzare il sistema pubblico dell’identità digitale (Spid) per accedere ai servizi della Pubblica Amministrazione o ancora il portale l’Inps se si ha un pin dispositivo o la Carta Nazionale dei Servizi. Per i dipendenti della pubblica amministrazione è inoltre prevista la facoltà di avvalersi del sistema NoiPA. Il passaggio successivo è il controllo dei dati. A partire da quelli anagrafici per arrivare ai redditi prodotti e, infine, alle detrazioni. Se qualcosa non quadra, il contribuente dovrà mettere mano alla precompilata modificando le indicazioni errate o introducendo eventuali informazioni aggiuntive.
Come anticipato, il contribuente che modifica la precompilata, non sarà più al riparo da eventuali verifiche documentali da parte dell’Agenzia delle Entrate. Ecco perché bisognerà munirsi di tutta la documentazione, che va dalle dichiarazioni sui redditi percepiti per arrivare fino a quelle su tutte le spese detraibili. Scontrini delle farmacie inclusi. La stessa documentazione va del resto presentata anche al Caf o al commercialista nel caso in cui si decida di avvalersi di un intermediario che rilascia un visto di conformità. “Caf e commercialisti hanno il dovere di effettuare il controllo documentale – spiega Trombetti – La verifica consente infatti di evitare che sull’intermediario ricadano poi le responsabilità per eventuali errori con conseguenti imposte e sanzioni”. Al contribuente “distratto” che ha perso uno scontrino o che si ritrovi con uno scontrino sbiadito potrà però accadere di ritrovarsi un totale detrazioni per spese sanitarie inferiore a quello che risulta in automatico attraverso il codice fiscale all’Agenzia ed è riportato nella precompilata. Di conseguenza l’intermediario sarà obbligato a correggere il dato. Il risultato è che magari per introdurre una detrazione in dichiarazione via intermediario se ne perdano delle altre registrate automaticamente via precompilata. Senza contare che l’intermediario ha anche un costo che per i Caf varia dai 20 ai 70 euro, ma che per i commercialisti può essere decisamente molto più elevato. Prima di agire è quindi meglio farsi bene i conti e verificare se il gioco vale la candela.
Se invece si sceglie di effettuare la modifica in autonomia sulla precompilata, allora l’operazione sarà a costo zero. Ma bisognerà essere certi di avere la documentazione che dovrà essere conservata fino al 2023. “In generale il contribuente preferisce effettuare le modifiche attraverso gli intermediari perché resta diffidente verso un fisco di difficile interpretazione – conclude Trombetti – Non a caso l’uso della precompilata si diffonde, ma non decolla. Meglio sarebbe se il legislatore si preoccupasse di rendere facile a tutti il pagamento delle tasse”.
Una volta verificata la dichiarazione, il contribuente potrà inviare tutto all’Agenzia. Nel caso ci siano stati errori, si potrà rettificare via intermediario entro il 31 ottobre 2018 senza alcuna sanzione. Oltre questa data sarà invece necessario avvalersi della procedura del ravvedimento operoso. Per ogni informazione aggiuntiva, si potrà consultare la sezione apposita del portale dell’Agenzia delle entrate. L’ente ha anche predisposto un servizio di assistenza telefonica contattando il numero 848.800.444 da rete fissa, lo 06 966.689.07 da cellulare e lo 0039 06.966.689.33 per chi chiama dall’estero, operativi dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 17 e il sabato dalle 9 alle 13.