Mentre il presidente della Regione Calabria e il sindaco di Cosenza ricevono un avviso di garanzia per disastro colposo in seguito all’alluvione del 2015 e il Nord Italia conta i danni dei nubifragi di questi giorni, la polemica sulla cancellazione di Italia Sicura continua. Matteo Renzi, suo ideatore nel 2014, che definisce la mossa del nuovo governo “un azzardo”, i Cinquestelle parlano invece di “affidamenti opinabili, scarsa efficacia e scarse competenze”. La struttura di missione alle dirette dipendenze di Palazzo Chigi è stata chiusa da un decreto approvato nell’ultimo Consiglio dei ministri, che ha trasferito al ministero dell’Ambiente “i compiti in materia di contrasto al dissesto idrogeologico, di difesa e messa in sicurezza del suolo e di sviluppo delle infrastrutture idriche”. Dovrebbero invece tornare al ministero dell’Istruzione le competenze sull’edilizia scolastica, che il governo Renzi aveva trasferito a una divisione di Italia Sicura.

La lotta per ridurre al minimo i danni di frane e alluvioni è fondamentale per l’Italia. Secondo Legambiente nelle aree a rischio vivono o lavorano 7,5 milioni di cittadini e nel 70 per cento dei Comuni in zone fragili si trovano abitazioni, nel 27 per cento interi quartieri e nel 15 per cento scuole e ospedali. Il 9 per cento delle amministrazioni ha tombato tratti di corsi d’acqua sul proprio territorio, pagando però un conto salato: negli ultimi tre anni, infatti, i danni causati dal maltempo sono stati in Italia quasi 8 miliardi di euro.

Il coordinamento tra oltre 3600 enti
Cosa faceva questa struttura di missione e quali risultati ha prodotto? “Italia sicura svolgeva un lavoro di integrazione di competenze e di coordinamento dei ministeri dell’Ambiente, delle Infrastrutture, dell’Agricoltura, dei Beni culturali, dell’Economia, e poi anche delle Regioni e di altri 3.600 enti sparsi sul territorio sul tema delle opere di contrasto al dissesto idrogeologico”, spiega a ilfattoquotidiano.it Erasmo D’Angelis, fino a un anno fa coordinatore di Italia Sicura. Dunque un lavoro di facilitazione del dialogo e degli iter. Secondo l’ultimo Piano nazionale presentato dalla struttura l’anno scorso, a giugno 2014 risultavano bloccati 1.781 cantieri per circa 2,3 miliardi di euro. Ad aprile 2017 1.337 erano stati sbloccati e di questi 891 chiusi. A Genova, una delle città più fragili dal punto di vista idrogeologico, per esempio, risultano in fase di chiusura i lavori di sistemazione idraulica del torrente Chiaravagna, per 2,7 milioni di euro, o la pulizia dello sfocio di Rio San Pietro, a Genova Pra, per il valore di 250mila euro, mentre è in esecuzione la sistemazione della copertura del Bisagno, per un valore di 35 milioni. Le opere invece di cui si prevede la costruzione da qui a 15 anni sono quasi 9.400 per un valore totale di circa 27 miliardi di euro. Solo un migliaio però hanno già il progetto esecutivo e risultano immediatamente realizzabili, mentre circa 6.800 sono ferme al progetto preliminare o, ancora prima, allo studio di fattibilità. Dei 27 miliardi, nel piano finanziario 2015-23 di Italia sicura ce ne erano quasi 10 già stanziati, mentre il resto è da trovare. Sul fronte delle scuole, invece, sono stati costruiti 300 nuovi edifici scolastici e allentati i vincoli di bilancio degli enti locali per circa 1,2 miliardi di euro, che hanno finanziato un migliaio di interventi.

Costa: “Prevenzione e no enti inutili”
In audizione al Senato, il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha chiarito che il contrasto al dissesto idrogeologico rientra tra le priorità del suo dicastero. Il titolare dell’Ambiente ha detto di voler mettere in campo azioni di prevenzione e “una necessaria attuazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico, in particolare, riportando in capo al ministero dell’Ambiente la diretta competenza sul tema (…) evitando gli ulteriori costi per la finanza pubblica richiesti dalle strutture create ad hoc dai precedenti governi presso la presidenza del Consiglio”. D’Angelis da parte sua spegne le polemiche e si dice “sicuro che il lavoro possa essere svolto con grande serietà anche dal ministero, se questo manterrà l’integrazione delle competenze. Stimo il ministro Costa, conosce bene le problematiche dei territori”. Su come si vuole gestire la partita tutti attendono spiegazioni. “Il ministro dovrebbe spiegare come intenda mantenere il tema del dissesto idrogeologico tra le priorità e mandare un messaggio preciso ai cittadini che questo problema non sarà dimenticato”, aggiunge Claps. Le stesse associazioni ambientaliste avevano chiesto a Costa, durante un incontro qualche settimana fa, di chiarire le funzioni di Italia sicura e la reazione adesso è di attesa per vedere come si tradurrà concretamente il passaggio di competenze. Al momento non ci sono però dettagli pratici. Sempre al Senato, il titolare dell’Ambiente ha dichiarato, tra le altre cose, la sua intenzione di sbloccare i fondi per la tutela idrologica del territorio, dare “il necessario supporto nella progettazione degli interventi prioritari per la mitigazione del rischio tramite accordi di programma” con le Regioni, prestare particolare attenzione allo stato di salute dei boschi come strumenti di prevenzione dei rischi idrologici, attivare processi di tutela sperimentale dei corsi d’acqua e dei fiumi.

M5s: “Italia sicura spot di Renzi, affidamenti opinabili”
Qualche dettaglio in più trapela invece sulle motivazioni che hanno spinto il governo a smantellare la struttura di missione creata da Renzi. “Italia Sicura è stata un modo per il precedente governo di presidiare le grandi emergenze, uno spot di Renzi. Da tempo volevamo riportare le competenze del dissesto idrogeologico sotto il ministero dell’Ambiente”, spiegano a ilfatto.it fonti di maggioranza dei Cinquestelle. Accanto a questi aspetti, vengono evidenziate anche criticità nella gestione: “L’unità di missione non è mai stata efficace nelle emergenze, non c’erano competenze adeguate al suo interno. Sono state tolte risorse al ministero, ma sul fronte della prevenzione del rischio non è stato fatto nulla. Per quanto riguarda invece gli appalti, si è assistito in molti casi ad affidamenti opinabili”.

Gli esperti: “Utile l’approccio di integrazione, non lasciare sole le Regioni”
“Italia sicura era una struttura utile, mi ha stupito che sia stata chiusa. Ha avuto il merito di attuare una visione integrata, anche se migliorabile, del problema della sicurezza idrogeologica del territorio”, spiega Alessandro De Carli, componente del comitato scientifico dell’Associazione ingegneri ambientali. “Ha avuto il merito di alzare la qualità della progettazione delle opere e dare trasparenza sulla realizzazione di queste infrastrutture”, aggiunge Pierluigi Claps, docente di Idrologia al Politecnico di Torino, che prosegue: “Italia Sicura non ha impresso una particolare svolta, non saprei dire se lo stesso lavoro avrebbe potuto farlo anche un ministero. Mi auguro solo che non si torni indietro, lasciare di nuovo isolate le Regioni vorrebbe dire non garantire uguale protezione a tutti i cittadini”. Per quanto riguarda invece l’edilizia scolastica, Legambiente e Cittadinanzattiva chiedono al governo impegni certi e dettagli su “come saranno suddivise le competenze di questa struttura per non disperdere quanto finora fatto e continuare a fornire supporto alle amministrazioni competenti”.

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