I giudici della Suprema corte depositeranno le motivazioni alla loro decisione entro 45 giorni, ma non è escluso che Parnasi chieda un nuovo confronto con gli inquirenti dopo l’interrogatorio fiume, durato circa 11 ore, durante il quale non avrebbe fatto, a detta del gip, ammissioni tali da ottenere gli arresti domiciliari
Luca Parnasi chiederà nuovamente di essere interrogato dalla procura di Roma. Dopo lo stop della Cassazione alla richiesta di annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare, in nottata è arrivata la decisione dei giudici di piazza Cavour che hanno dichiarato inammissibile il ricorso presentato dai difensori del costruttore al centro dell’inchiesta sullo stadio della società giallorossa. Nella loro istanza gli avvocati Emilio Ricci e Giorgio Tamburrini lamentavano la carenza di motivazioni sulle esigenze cautelari. I giudici della Suprema corte depositeranno le motivazioni alla loro decisione entro 45 giorni, ma non è escluso che Parnasi chieda un nuovo confronto con gli inquirenti dopo l’interrogatorio fiume, durato circa 11 ore, durante il quale non avrebbe fatto, a detta del gip, ammissioni tali da ottenere gli arresti domiciliari.
Nel provvedimento con cui il giudice Maria Paola Tomaselli ha respinto la richiesta di attenuazione della misura cautelare dei difensori di Parnasi, si afferma che da parte dell’indagato non c’è stata “presa di distanze dal collaudato sistema corruttivo, evidenziato nell’ordinanza di applicazione della misura cautelare, dallo stesso creato ma, risulta, al contrario, averlo protetto e preservato così da mantenerne intatta l’operatività”. Nelle motivazioni il gip sostiene, inoltre, che il costruttore “si muove non attraverso canali ordinari ma attraverso le relazioni, soprattutto con il mondo politico che il gruppo” da lui guidato “ha sapientemente costruito e continua ad alimentare, in maniera assolutamente trasversale, così da garantirsi in ogni ambito un trattamento di favore”.
Per il giudice, Parnasi “ha reso dichiarazioni con le quali in maniera lucida e consapevole, limitandosi ad ammettere fatti inequivoci e incontrovertibili e riferendo esclusivamente circostanze già note, nonchè offrendo ricostruzioni contraddette da chiare emergenze investigative, non ha offerto alcun contributo all’indagine, mantenendo inalterati, con sapienza, i legami con l’illecito contesto nel quale egli ha dimostrato di muoversi con estrema disinvoltura. Venerdì 13 luglio, intanto, arriverà la decisione del gip in merito alle richieste di scarcerazione avanzate da Gianluca Talone e Giulio Mangosi, stretti collaboratori di Parnasi, detenuti nel carcere di Regina Coeli dal 13 giugno scorso.