La sesta sezione della Cassazione che ha rigettato il ricorso della Procura generale del capoluogo lombardo. La strage di via Palestro è avvenuta a Milano il 27 luglio del 1993: l'esplosione di un’autobomba davanti al Padiglione d’Arte contemporanea uccise cinque persone ferendone dodici
Diventa definitiva l’assoluzione di Filippo Marcello Tutino, che era stato accusato di essere il presunto basista della strage mafiosa di via Palestro. Lo ha deciso, stando a quanto riferito dal difensore, l’avvocato Flavio Sinatra, la sesta sezione della Cassazione che ha rigettato il ricorso della Procura generale del capoluogo lombardo. La strage di via Palestro è avvenuta a Milano il 27 luglio del 1993: l’esplosione di un’autobomba davanti al Padiglione d’Arte contemporanea uccise cinque persone ferendone dodici. L’attentato è considerato uno degli atti compiuti da Cosa nostra per colpire lo Stato e costringerlo ad abbassare l’offensiva antimafia nel biennio considerato centrale nell’inchiesta sulla Trattativa tra pezzi delle Istituzioni e i boss.
In primo e secondo grado l’accusa aveva chiesto la condanna all’ergastolo di Tutino, ma l’imputato era stato assolto in entrambi i processi a Milano. La sentenza è stata confermata dalla Suprema Corte. Non sono sufficienti, avevano spiegato i giudici di primo grado nelle motivazioni, le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, pur “attendibile” come Gaspare Spatuzza, per condannare all’ergastolo un imputato, quando mancano prove a suo carico.
Secondo le indagini della Dda milanese Tutino era accusato di aver partecipato al furto dell’auto che poi saltò in aria e di aver fornito supporto logistico agli esecutori materiali. Grazie alla partecipazione a quella strage, sosteneva l’accusa, sarebbe stato anche riabilitato da Cosa nostra visto che a causa di uno sgarro era stato relegato ai margini. Questa ipotesi, che si basava sulle dichiarazioni del pentito Spatuzza, non aveva, però, retto né in primo né in secondo grado. Secondo i giudici l’’attendibilità di Spatuzza, accertata anche nell’ambito di altri procedimenti sulle stragi di mafia, “non si deve confondere (…) con la verifica della sussistenza dei necessari riscontri alle dichiarazioni del collaboratore”. Nessuno tra gli elementi forniti dal pentito sul coinvolgimento di Tutino nell’attentato “assume – aveva scritto il Tribunale – un valore decisivo di riscontro individualizzante” a carico dell’imputato.
Già in carcere ad Opera per la condanna inflitta dal gup di Palermo a 10 anni e 8 mesi per essere un affiliato alla famiglia mafiosa dei Brancaccio, il 13 gennaio 2014 Tutino si era visto notificare una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere con l’accusa di strage aggravata dalle finalità di eversione dell’ordine democratico e di aver favorito Cosa nostra. Per la strage di via Palestro sono stati già condannati in via definitiva in passato Totò Riina, Bernardo Provenzano, Leoluca Bagarella, i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, Matteo Messina Denaro e lo stesso Spatuzza