Amico di Gianpaolo Tarantini. Reuccio nel settore dei rifiuti. Poi fortunato imprenditore nel settore immobiliare. Tanto fortunato che oggi uno dei suoi immobili è pronto ad accogliere – dietro un affitto di 1,2 milioni di euro all’anno – il Palagiustizia di Bari, dove in passato Pino Settanni si è recato per essere interrogato dagli inquirenti. Più volte sotto inchiesta, ma mai imputato. E oggi al centro del clamore mediatico per la decisione del ministero della Giustizia di trasferire il tribunale in un edificio di sua proprietà (acquistato da un fondo pubblico pochi mesi fa), con il corredo di polemiche e risse in aula a monopolizzare la giornata politica nazionale. Ma chi è Giuseppe Settanni, detto Pino?
Nasce come imprenditore nel settore rifiuti. Prima come dipendente nell’azienda Lombardi Ecologia di Altamura. Decide in seguito di mettersi in proprio e acquista la discarica di Grottaglie, in provincia di Taranto. Ma va anche oltre: tesse rapporti lavoratori anche fuori regione, in Toscana, e potenzia il suo ruolo nel settore. La Procura del capoluogo lo indaga diverse volte nell’ambito dei riciclaggio dei rifiuti, ma lui viene assolto. In un momento positivo del mercato vende la discarica di Grottaglie ed entra nel settore immobiliare insieme a un socio. Il 1° novembre del 2009 la città di Bari viene svegliata dagli elicotteri della Guardia di Finanza. Ottantuno persone vengono arrestate. Il clan Parisi viene decapitato, il più potente del capoluogo e gli investigatori scoprono rapporti solidi tra imprenditori e mafiosi.
Settanni viene ascoltato prima come persona informata sui fatti, poi come teste. Racconta ai giudici di essere stato amico di Michele Labellarte nel frattempo deceduto, e considerato dagli inquirenti il cassiere del clan Parisi. “Ero suo amico – racconta durante l’interrogatorio – gli prestai tanti soldi”. In quella circostanza Settanni spiega ai giudici anche di essere stato fidanzato con l’attuale parlamentare di Forza Italia Elvira Savino, anni fa imputata per intestazione fittizia. L’imprenditore chiarisce ai giudici che quel denaro era stato prestato a Labellarte nel 2006. Tre anni prima quindi che il suo nome fosse associato al clan Parisi. Settanni ne esce pulito. Nessuna accusa. Nessuna indagine a suo carico.
Ma non finisce qui. A creargli problemi stavolta è la sua amicizia con Gianpaolo Tarantini, l’imprenditore delle protesi che portava le escort a Palazzo Grazioli e che con l’allora presidente del consiglio Silvio Berlusconi aveva stretti rapporti anche lavoratori. È per Settanni che Gianpi cerca contatti con l’Eni. Tarantini racconta ai pm: “Ha chiesto di essere inserito tra le grandi aziende con cui l’Eni faceva bonifiche attraverso una società che ora non ricordo come si chiama (Syndial, ndr)”. In cambio avrebbe ottenuto la gestione del business. Un rapporto quindi di fiducia tra i due. È lo stesso Tarantini a confermarlo: “Io ho solo un amico di cui potermi fidare”, racconta l’ex “reuccio” delle protesi. È questo per lui Pino Settanni, che a suo dire lo avrebbe potuto aiutare negli affari. Ma anche stavolta l’imprenditore ne esce pulito. Nessuna indagine a suo carico. Ancora una volta nessun problema con la giustizia. Sempre – ovviamente – fino a prova contraria.