Circa 94mila segnalazioni di operazioni sospette, dopo il picco di 101mila del 2016 legato alle procedure di voluntary disclosure. Ma un aumento del 60% di quelle per sospetto finanziamento al terrorismo, salite a 981. E l’allarme sull’economia sommersa e il reimpiego di proventi illeciti, favorito dalla diffusione del contante ma anche dalle valute virtuali: nel 2017 sono state circa 200 le segnalazioni di operazioni sospette riferite all’utilizzo di criptovalute. E’ quanto si legge nel Rapporto annuale dell’Unità di Informazione Finanziaria (Uif) istituita presso la Banca d’Italia.
“L’applicazione delle nuove regole e l’ampliamento del novero dei soggetti obbligati sono destinati, in prospettiva, ad accrescere ulteriormente il numero delle segnalazioni di operazioni sospette”, spiega il rapporto, “che si sono attestate a circa 94.000 unità alla fine dello scorso anno, dopo il picco del 2016 (101.000 unità) dovuto alla componente straordinaria legata alle procedure di voluntary disclosure. Al netto di tale componente è proseguito pure nel 2017 il trend di crescita delle segnalazioni con un incremento del 9,7%, il più elevato dell’ultimo triennio. Anche nell’anno in commento le segnalazioni esaminate dall’Unità e trasmesse agli Organismi investigativi hanno superato quelle ricevute consentendo di ridurre ulteriormente le giacenze, peraltro già da tempo portate a livelli fisiologici”.
Sempre preoccupante il livello dell’economia sommersa, che “si attesta, secondo i più recenti dati Istat, a 190 miliardi, pari all’11,5 per cento del prodotto interno lordo”, ha ricordato il direttore della Uif Claudio Clemente presentando la relazione. “La Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva del 2017 stima in 87 miliardi di euro, nella media del periodo 2010-2015, il gap tra le imposte effettivamente versate e quelle che i contribuenti avrebbero dovuto versare in caso di perfetto adempimento degli obblighi tributari. Tali valutazioni forniscono qualificate indicazioni su quanto possano essere diffusi i reati tributari e sul danno da essi determinato al Paese”. In questo quadro è “sempre più frequente riscontrare schemi operativi funzionali a sfruttare, anche simultaneamente, le caratteristiche di diverse giurisdizioni offshore per nascondere capitali di origine illecita, schermare gli assetti proprietari, interrompere la tracciabilità dei flussi finanziari. L’ampiezza dell’economia sommersa e la diffusione del contante, nonostante i limiti posti al suo utilizzo fra privati, continuano ad agevolare il reinserimento dei proventi illeciti nell’economia regolamentata. All’opacità tipica del contante si aggiunge ora quella consentita dal ricorso a valute virtuali, che si prestano anche a utilizzi illeciti o criminali, oltre ad esporre gli utenti a notevoli rischi di frode e perdite di valore”.
Lo scorso anno si è registrato infine un forte aumento delle segnalazioni per sospetto finanziamento al terrorismo registrate dalla Uif: sono state 981 con un aumento del 60%. “Una quota notevole (37%) proviene dagli istituti di pagamento, in particolare dagli operatori di money transfer“. Il direttore della Uif Claudio Clemente ricorda come sia “necessario mantenere alta la guardia” di fronte alla minaccia terroristica rilevando come “il nostro paese è stato in più occasioni oggetto di propaganda ostile da parte delle organizzazioni jihadiste ed è stata verificata la presenza sul territorio nazionale di soggetti radicalizzati“. “Il settore no-profit, il credito al consumo e il commercio di opere d’arte sono particolarmente interessati dal rischio di finanziamento del terrorismo”. Inoltre, “nel settore finanziario, che appare in generale attento ai rischi, risultano maggiormente esposte alcune attività, quali il private banking, i servizi di trasferimento di fondi, di cambio valute e di moneta elettronica. Altri segmenti operativi vulnerabili sono quelli dei professionisti legali e contabili, delle attività immobiliari, del gioco”. Secondo quanto riporta il Rapporto, al confronto con il 2014 il numero di segnalazioni è aumentato di 10 volte. Nello stesso periodo, la quota sul totale delle segnalazioni pervenute alla Uif è passata dallo 0,1% all’1%.