VENEZIA – Le sostanze perfluoroalchiliche che hanno inquinato le falde di una vasta area del Veneto hanno costretto finora, ma il dato è in evoluzione crescente, quasi 8mila persone a intraprendere un percorso di controllo sanitario più approfondito, con visite mirate per tenere sotto controllo gli effetti della presenza nel sangue dei Pfas. Per alcuni di essi si arriva al 99 per cento della popolazione con valori fuorilegge. Il dato, piuttosto allarmante, emerge dal sesto Rapporto sull’andamento del Piano di sorveglianza sanitaria sulla popolazione esposta a Pfas che è stato diffuso dalla Direzione Prevenzione della Regione Veneto. È il frutto di un lavoro, in collaborazione con le Ulss e le strutture sanitarie nelle zone interessate, cominciato a fine 2016. Fa quindi il punto del primo anno e mezzo, con i dati attualizzati a fine giugno, mentre sono in corso le indagini della magistratura mirate a individuare la fonte industriale dell’inquinamento localizzata nel Vicentino..

In totale sono 17.605 le persone coinvolte nel Piano di sorveglianza. Per 13.856 di queste sono già disponibili tutti gli esiti (sia i valori degli esami e risposte al questionario sugli stili di vita proposto). Si parla ancora di una parte della popolazione perchè i soggetti già invitati sul totale delle persone da invitare sono il 39,8%, mentre quelli che si sono presentati alla visita sono il 60%. A 7.716 persone è stato indicato di iniziare un percorso di approfondimento (di secondo livello) prenotando una visita presso l’ambulatorio internistico e quello cardiovascolare. Finora in 750 si sono presentati per la visita internistica e 1.079 per quella cardiologica.

Gli abitanti (province di Vicenza, Verona e Padova) sono stati suddivisi in due zone. L’Area Rossa A comprende i comuni serviti dagli acquedotti inquinati dagli Pfas prima dell’applicazione dei filtri e localizzati sopra il plume di contaminazione della falda sotterranea. Si tratta di Alonte, Asigliano Veneto, Brendola, Cologna Veneta, Lonigo, Montagnana, Noventa Vicentina, Pojana Maggiore, Pressana, Roveredo di Guà, Sarego, Zimella, Orgiano.

L’Area Rossa B comprende i Comuni serviti dagli acquedotti inquinati prima dell’applicazione dei filtri, ma esterni al plume di contaminazione della falda sotterranea. Si tratta di Albaredo d’Adige, Arcole, Bevilacqua, Bonavigo, Boschi Sant’Anna, Legnago, Minerbe, Terrazzo, Veronella, Agugliaro, Borgo Veneto, Casale di Scodosia, Lozzo Atestino, Medaglino San Vitale, Merlara, Urbana, Val Liona.

Nella zona Rossa A l’analisi ha riguardato 10.117 soggetti, nella B 3.739 soggetti. In totale 13.856 persone. Questa la percentuale di popolazione che nell’Area Rossa A presenta valori eccedenti gli 0,5 ng/ml (valore di normalità) per quattro sostanze: il 99,9% della popolazione per Pfoa il 99,7 per il Pfos il 98,3 per il Pfhxa e il 56,8% per il Pfna. Nell’Area Rossa B le sostanze che si trovano nella maggioranza della popolazione sono sempre quelle quattro, con percentuali leggermente diverse: Pfoa nel 99,9% della popolazione, Pfos nel 99,9%, Pfhxa nel 97% e Pfnanel 48,8% dei soggetti. Calcolando la percentuale di tutta l’Area Rossa il Pfoa è presente nel 99,9% della popolazione, il Pfos nel 99,7%, il Pfhxa nel 98% e il Pfna nel 54,7%.

Per due sostanze (Pfoa e Pfos) è stata analizzata la presenza in base al tempo. “Risalta una netta crescita lineare delle concentrazioni nel siero con il passare del tempo trascorso nell’area identificata”. Le fasce quinquennali maggiormente colpite sono quelle da 11 a 15 anni di permanenza nella zona contaminata (4.323 soggetti), da 16 a 20 anni (2.913 persone) e da 21 a 25 anni (2.030 persone).

Un altro dato allarmante, è che “i residenti nell’Area Rossa A presentano concentrazioni sieriche di Pfoa, Pfos e Pfhxs significativamente più elevate rispetto ai residenti nell’Area Rossa B”. Calcolando la “mediana” dei valori, le concentrazioni di Pfoae Pfhxs sono addirittura doppie nell’Area A rispetto all’Area B. Nelle femmine la concentrazione mediana di Pfoa è di 35,5 ng/ml, nei maschi di 66,9 ng/ml. E se la “mediana” di Pfos è nelle femmine di 3,4 ng/ml, nei maschi è di 4,8 ng/ml. Quella di Pfhxs è di 2,8 ng/ml nelle femmine e di 5,9 ng/ml per i maschi.

L’incidenza è maggiore nelle persone che per l’irrigazione degli orti utilizzano l’acqua dei pozzi. Piuttosto che quella dell’acquedotto. Nella Area Rossa A i soggetti con valori da Pfoa e Pfos fuori norma che usano l’acquedotto sono 1.594, quelli che usano solo i pozzi 2.813. Nella Area Rossa B i soggetti fuori norma che usano l’acquedotto sono 399, quelli che usano i pozzi sono 1.155.

“La Regione – ha commentato l’assessore alla Sanità Luca Coletto – sta portando avanti un progetto straordinario doveroso, che costa fatica e denaro. Anche la magistratura sta facendo un duro e complesso lavoro, al termine del quale mi auguro si potranno individuare le responsabilità e applicare il sacrosanto principio del chi rompe paga. Sarebbe iniquo che i costi per riparare i danni dovessero ricadere sulla collettività».

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