Cinema

Ingmar Bergman, a 100 anni dalla nascita impressioni su sette capolavori del regista che abitava sempre nei suoi sogni

Una carriera straordinaria, straripante di successi fra teatro e televisione ma soprattutto tanto, magnifico cinema che ha ispirato e continua a ispirare una generazione di registi

di Marco Colombo

III – In fuga dal tempo: Il posto delle fragole (1957)

Orso d’Oro a Berlino e premio della critica a Venezia, Il posto delle fragole raccoglie ancora una volta il tema del trapasso, irrorandolo però di una linfa del tutto nuova. In una sorta di atipico road-movie in salsa proustiana, l’autore svedese ripercorre così le orme del suo protagonista, Isak Borg, stimato batteriologo la cui misantropia è sconfitta solo da una vecchiaia assediata da incubi e visioni mortifere. Un viaggio in macchina sulle tracce del tempo perduto, un’occasione per poter radunare i propri pensieri e ritrovare quella stagione della vita, la primavera, in cui le fragole maturavano dolci come ricordi. Attraverso la rilettura del topos letterario del locus amoenus – il giardino sicuro in cui l’eroe può trovare ristoro dalle proprie traversie -, le occasioni e rimpianti di un passato ormai perduto assumono dunque i tratti di naufraghi in balia di quella tenera malinconia che riempie lo sguardo assonnato dell’anziano medico (impersonato dal cineasta Victor Sjöström), doppio attempato dello stesso Bergman per cui il tempo e il suo inesorabile scorrere rappresenteranno sempre un cruccio da cui tentare di fuggire.

IV – Specchi e maschere: Persona (1966)

“Fino ad oggi i film sono stati fatti da uomini per gli uomini, Ingmar Bergman è forse il primo ad aver affrontato certi segreti del cuore femminile”. Basterebbe questo attestato di stima del solito Truffaut, per sottolineare la sapienza dimostrata dal cineasta scandinavo nel catturare le delicate sfumature della psyché en rose. Il paradigma di tale sensibilità non può che essere individuato negli 85 minuti di Persona, racconto surreale del curioso rapporto tra Elisabeth, un’attrice divenuta improvvisamente afasica, e Alma, l’infermiera che l’accudisce. Equilibrato dalla loquacità di quest’ultima, il mutismo della prima contribuisce a generare un soliloquio finalmente sincero, in grado di spogliare le due donne dagli artefatti della propria condizione sociale ed esistenziale, sino a specchiarle e sovrapporle tra vizi e virtù, sogni e debolezze, accarezzando i temi dell’aborto e della sessualità più trasgressiva. Girato a Fårö, isola del mar Baltico dove Bergman si spegnerà nel 2007 a 89 anni, Persona è stato da molti segnalato come zenit germinale di altri capolavori quali Tre donne di Robert Altman e Mulholland Drive di David Lynch.

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