Scienza

Le onde gravitazionali? Possono aiutarci a misurare l’espansione dell’universo

Lo propone, nello studio pubblicato sulla rivista Physical Review Letters, Salvatore Vitale, fisico del Mit e membro della collaborazione Ligo-Virgo che nel settembre 2015 ha catturato il primo segnale di un’onda gravitazionale generata dalla collisione tra due buchi neri. Evento che ha portato tre fisici a vincere il premio Nobel

Le onde gravitazionali potrebbero diventare gli strumenti più precisi per misurare l’espansione dell’universo. Lo propone, nello studio pubblicato sulla rivista Physical Review Letters, il ricercatore italiano Salvatore Vitale, fisico del Mit e membro della collaborazione Ligo-Virgo che nel settembre 2015 ha catturato il primo segnale di un’onda gravitazionale generata dalla collisione tra due buchi neri. Evento che ha portato tre fisici a vincere il premio Nobel.

I segnali di onde gravitazionali catturati finora sono stati prodotti da coppie di oggetti simili: due buchi neri o due stelle di neutroni. Vitale propone, invece, di studiare collisioni tra corpi celesti diversi, come tra un buco nero e una stella di neutroni. “Le onde prodotte da questa collisione potrebbero dirci quanto velocemente si sta espandendo l’universo”, ha spiegato all’Ansa.

Vitale punta allo scontro cosmico tra un buco nero e una stella di neutroni perché questo, oltre alle onde gravitazionali, genererebbe un lampo di luce ad alta energia che potrebbe fornire una stima di quanto velocemente l’universo si stia espandendo, allontanando tra loro le galassie come l’uvetta in un panettone che lievita. Lo stesso segnale permetterebbe inoltre di calcolare in modo più preciso la distanza della sorgente delle onde gravitazionali. Una misura più accurata dell’espansione dell’universo potrebbe inoltre fornire, ha aggiunto Vitale, “preziose informazioni sull’origine e il destino ultimo dell’universo“. I rivelatori Ligo e Virgo riprenderanno a scrutare il cielo a caccia di onde gravitazionali all’inizio del 2019: “la nostra speranza – ha concluso Vitale – è che con una migliore sensibilità permettano di osservare almeno un’onda generata da coppie di buchi neri e stelle di neutroni”.

Lo studio su Physical Review Letters