La linea di Palazzo Chigi - "serve un'azione condivisa" - ribadita in una la lettera inviata all'Ue e negli scambi telefonici tra il premier e i 27 leader. Poi l'annuncio su Facebook: "Ottenuto risultato importante. Ho chiesto loro di farsi carico di una parte di questi migranti. Altri Paesi aderiranno". L'altra richiesta: "Modifiche all'operazione Sophia". I complimenti di Toninelli e Salvini
“Francia e Malta prenderanno rispettivamente 50 dei 450 migranti trasbordati sulle due navi militari. Finalmente l’Italia inizia ad essere ascoltata davvero”. Il premier Giuseppe Conte annuncia su Facebook le prime adesioni di altri Paesi europei alle richieste di Roma, che con una lettera inviata al Presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker e al Presidente del Consiglio europeo Donald Tusk aveva chiesto “un accordo con gli altri paesi Ue per una redistribuzione immediata” dei 450 migranti, minacciando che “se non ci sono risposte dai partner e in queste condizioni ai 450 non sarà consentito di sbarcare“.
“A breve arriveranno anche le adesioni di altri Paesi europei – scrive Conte – è un risultato importante ottenuto dopo una giornata di scambi telefonici che ho avuto con tutti i 27 leader“. Il premier fa intendere di essersi esposto in prima persona con i partner europei. Una partita, quella dei migranti fermi al largo a bordo delle due navi militari, che Conte ha preso in mano da solo, puntando sulla diplomazia e sulle relazioni instaurate con gli altri leader. Non a caso, nella lettera ha più volte richiamato i principi e le conclusioni raggiunte nel Consiglio europeo di fine giugno, il primo a cui ha partecipato. “In particolare, si afferma il principio che gestire l’immigrazione costituisce ‘una sfida per l’Europa tutta‘, e non più solo ‘per il singolo Stato membro'”.
E da Palazzo Chigi traspare una certa soddisfazione per un risultato ottenuto questa volta con una strategia precisa che può diventare un precedente e valere anche nel futuro. Non a caso, nella sua missiva Conte ha riportato ben sette paragrafi delle conclusioni di Bruxelles, proprio per richiamare gli altri leader ad agire “in coerenza” a quest’ultime e quindi prendersi in carico “parte delle 450 persone soccorse, mettendo così in atto un’azione condivisa a livello europeo“. “Come abbiamo concordato di fare”, ha sottolineato il premier nella lettera. E Conte ne ha approfittato per ricordare anche che “il Governo chiederà alla prossima riunione del Cops (Comitato politico e di sicurezza, ndr) l’adeguamento immediato del Piano operativo dell’Operazione Sophia in relazione al porto di sbarco che non può essere identificato solo in Italia“.
E al premier in serata sono arrivati anche i complimenti di Danilo Toninelli e Matteo Salvini. “Sui migranti più risultati in 45 giorni che in tanti anni. Complimenti Conte”, ha scritto in un tweet il ministro delle Infrastrutture e Trasporti. “Il governo del cambiamento sta ribaltando gli schemi. Con questa riconquistata credibilità internazionale l’Italia – ha aggiunto – non rimarrà più sola”. Ma anche il ministro dell’Interno ha commentato: “Complimenti al presidente Conte per i risultati che sta ottenendo nella gestione dei 450 immigrati! Un traguardo che direi storico per coerenza, concretezza e velocità! Il nostro è il governo del vero cambiamento. Avanti così!”.
La lettera all’Ue: “Problema che riguarda tutti”
“Ti chiedo di dare un segnale inequivocabile di condivisione delle responsabilità nella gestione del fenomeno migratorio e di considerare quindi la possibilità di accogliere in un porto e o prendere in carico parte delle circa 450 persone soccorse, mettendo in atto un’azione condivisa a livello europeo”. È quanto ha scritto il presidente del Consiglio nella lettera inviata ai capi di Stato e di governo e ai membri del Consiglio europeo, che accompagna quella inviata a Juncker e Tusk, in cui si spiegava che “l’Italia non è più disposta a farsi carico in modo isolato di un problema che riguarda tutti“. Una missiva volta a sollecitare l’applicazione immediata “dei principi affermati nel corso dell’ultimo Consiglio Europeo di fine giugno”. E che Palazzo Chigi ha concordato in costante contatto con i ministri Salvini, Moavero e Toninelli e con i responsabili delle unità di soccorso, “per la risoluzione di questa ulteriore emergenza”.
Salvini: “Nessun porto italiano”
“Occorre un atto di giustizia, rispetto e coraggio per contrastare i trafficanti e stimolare un intervento europeo”, avrebbe sottolineato il ministro dell’Interno in una telefonata con Conte insistendo sull’opportunità che alle due navi venga data indicazione di fare rotta verso Malta o la Libia. “In Italia si arriva solo con mezzi legali“, ha detto Salvini, ripetendo che i migranti a bordo delle due navi della Gdf e di Frontex “si nutrono e si curano, mettendo in salvo donne e bambini” ma per loro non ci sarà “alcun porto”. “Non possiamo cedere – avrebbe ribadito Salvini – la nostra fermezza salverà tante vite e garantirà sicurezza a tutti”. A Conte il titolare del Viminale avrebbe infine segnalato che da quando il governo si è insediato, ci sono stati 27mila sbarchi in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e, dunque, non bisogna “mostrare debolezze”.
Di Maio: “Posizione ferma e decisa”
“Sicuramente posizione ferma e decisa da parte dell’Italia”, perché “non si può arretrare. Sono contento che Giuseppe Conte oggi abbia avviato la volontà di dare seguito alle conclusioni del Consiglio europeo chiedendo che chi arriva in Italia arriva in Europa e quindi è auspicabile che chi arriva e chi sta arrivando venga redistribuito in tutti gli altri Paesi”, ha detto l’altro vicepremier, Luigi Di Maio. “Nella politica estera – ha aggiunto – la cosa più importante è l’atteggiamento di uno Stato: se noi oggi diciamo una cosa a voi italiani e poi sui tavoli europei ne facciamo un’altra, facciamo la fine di tutti gli altri”. Di Maio ha aggiunto che “intanto a fermare le partenze ci stiamo pensando noi da soli, come Italia, con un decreto che abbiamo approvato in Consiglio dei Ministri che dà più imbarcazioni alla Guardia costiera libica che per noi deve essere la prima ad intervenire”.
I migranti trasbordati su due navi militari
Intanto le due navi militari su cui sono state trasbordate le 450 persone che erano su un barcone a largo di Linosa non hanno ancora ricevuto dal Viminale nessuna indicazione sul porto di destinazione. La nave Protector di Frontex è in rada a Pozzallo, mentre il pattugliatore Monte Sperone della Guardia di finanza si trova al momento al limite delle acque territoriali. A bordo delle due navi arriveranno viveri e medicine oltre ad una equipe di medici. Una donna colta da malore è stata soccorsa e portata a terra con una motovedetta: è già stato previsto il ricongiungimento con i suoi due figli, neonati.
Questa mattina era stato completato il trasbordo dei 450 migranti che erano sul barcone a largo di Linosa. Di questi, 176 persone sono sul pattugliatore Protector, inserito nel dispositivo Frontex, e altre 266 sul Monte Sperone della Guardia di finanza. Otto persone, tutte donne e bambini, sono invece state già trasportate a Lampedusa a bordo di motovedette della Guardia Costiera per motivi sanitari. Due donne incinte e un bambino, che erano sul barcone con 450 migranti, sono stati poi trasportati nell’ospedale Civico di Palermo da personale dell’Elisoccorso che li ha prelevati a Lampedusa: sono in discrete condizioni di salute. Nell’isola delle Pelagie ci sono altri tre migranti in attesa di essere trasferiti in ospedali della Sicilia con il 118: un giovane fortemente disidratato, un uomo con un’otite e un altro paziente.
L’imbarcazione era nella acque di ricerca e soccorso di competenza di Malta ma da La Valletta non è intervenuto nessuno. Per questo, prima del trasbordo, il barcone di legno aveva ripreso la sua rotta verso nord. Prima verso Agrigento – Siracusa, poi rientrando nella acque Sar di pertinenza italiane. Infine ha fatto rotto versa Lampedusa: alle ore 21 di venerdì 13 luglio è stato localizzato a 5 miglia dall’isola di Linosa.
Salvini e Toninelli a Malta: “Intervenite”
Ieri, a meno di 24 ore dallo sbarco a Trapani dei 67 migranti a bordo della nave Diciotti della Guardia costiera italiana, l’Italia ha ingaggiato un nuovo braccio di ferro con Malta. Matteo Salvini e Danilo Toninelli avevano intimato alle autorità della piccola isola nel Mediterraneo d’intervenire quando il barcone si trovava in acque sar maltesi. Da La Valletta, però, hanno replicato sostenendo di aver rispettato la legge: l’imbarcazione si trovava in alto mare e le persone a bordo avrebbero espresso il desiderio di procedere verso Lampedusa.
Salvini: “Porti chiusi” – Salvini, aveva nuovamente annunciato la chiusura dei porti italiani, almeno a parole. “Un barcone con 450 clandestini a bordo è da questa mattina in acque di competenza di Malta, che si è fatta carico di intervenire. A distanza di ore però nessuno si è mosso, e il barcone ha ripreso a navigare in direzione Italia. Sappiano Malta, gli scafisti e i buonisti di tutta Italia e di tutto il mondo che questo barcone in un porto italiano non può e non deve arrivare. Abbiamo già dato, ci siamo capiti?”, aveva scritto su twitter il ministro dell’Interno.
Sappiano Malta, gli scafisti e i buonisti di tutta Italia e di tutto il mondo che questo barcone in un porto italiano NON PUÒ e NON DEVE arrivare.
Abbiamo già dato, ci siamo capiti?? pic.twitter.com/HmpA8x7rPY— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 13 luglio 2018
Toninelli: “Malta intervenga”. La Valletta: “Volevano procedere” – Nel pomeriggio era intervenuto anche il titolare delle Infrastrutture. “Da alcune ore c’è un’imbarcazione con 450 persone a bordo che naviga nel Sar maltese. Per la legge del mare è Malta che deve inviare proprie navi e aprire il porto. La nostra Guardia Costiera potrà agire, se serve, in supporto, ma Malta faccia subito il suo dovere”, spiegava su twitter Toninelli. Poco dopo, però, il barcone è entrato in acque di competenza italiane.
Dopo alcune ore di silenzio ecco la replica di La Valletta. “Malta ha soddisfatto tutti gli obblighi previsti dalle convenzioni internazionali”, è la difesa di un portavoce del governo citato dal Times of Malta. Quando ne è stata notificata la presenza, sostengono a La Valletta, la nave era a circa 53 miglia nautiche da Lampedusa e 110 miglia da Malta. Contattate, le persone a bordo avrebbero espresso l’intenzione di procedere verso Lampedusa: “Dato che erano in alto mare, non avevamo autorità per dargli istruzioni”, ha detto il portavoce del governo maltese, aggiungendo che la barca ora è in acque italiane.
Da alcune ore c’è un’imbarcazione con 450 persone a bordo che naviga nel Sar maltese. Per la legge del mare è Malta che deve inviare proprie navi e aprire il porto. La nostra Guardia Costiera potrà agire, se serve, in supporto, ma Malta faccia subito il suo dovere.
— Danilo Toninelli (@DaniloToninelli) 13 luglio 2018
L’avviso della Farnesina – Già nella notte la Farnesina aveva inviato nella notte una nota all’ambasciata maltese a Roma. Nella nota verbale, secondo quanto riferito all’Ansa, si ricostruisce la dinamica della vicenda. Alle ore 04.25 di venerdì 13 luglio, il Maritime Rescue Coordination Center italiano ha ricevuto una segnalazione su un’imbarcazione con circa 450 persone a bordo in area Sar maltese. Le autorità maltesi, immediatamente informate, circa due ore dopo hanno comunicato l’assunzione del coordinamento delle operazioni di soccorso e l’invio in area di un aereo che ha individuato l’imbarcazione alla deriva ancora in area sar maltese.
Malta non interviene – A quel punto Malta ha inviato a Roma una richiesta di disponibilità per un’eventuale cooperazione. Ma non risulta che nel frattempo La Valletta abbia inviato nell’area le sue navi, né che abbia dirottato sul posto unità mercantili in grado di prestare soccorso. Per questo la Farnesina, nella sua nota verbale, chiedeva che le autorità maltesi adempissero con la massima urgenza alle proprie responsabilità in materia Sar, attivando gli appropriati interventi operativi. Il porto di sbarco, insisteva il ministero degli Esteri, doveva essere identificato sul territorio maltese, in quanto – si sottolineava – il coordinamento fa capo a Malta e l’evento si è verificato nell’area Sar maltese.
Nuovo braccio di ferro – Così, però, non è stato. Dopo un primo caso nelle scorse settimane, dunque, nasce una nuova disputa nelle acque del Mediterraneo. A metà giugno la nave Lifeline, con 230 migranti salvati a bordo, è stata lasciata in mare aperto per quasi una settimana dopo che l’Italia si è rifiutata di farla entrare in un suo porto. Alla fine è approdata a Malta, dopo che nove Paesi dell’Ue hanno accettato, con una soluzione inedita, di accogliere ciascuno una quota dei migranti a bordo. Solo che stavolta non si tratta di una nave ben attrezzata di qualche ong, in grado di tenere il mare per giorni e giorni senza rischiare il naufragio, bensì di un peschereccio, probabilmente scalcinato e sovraccarico.
Un barcone di legno con 450 persone – L’imbarcazione – secondo Malta Today – era un barcone di legno partito dalla Libia con a bordo 450 migranti. L’uso di una barca di legno – è l’analisi fatta dal quotidiano di La Valletta – sembra essere una nuova tendenza adottata dai trafficanti di persone in Libia in risposta al blocco dei porti alle ong, accusate di favorire indirettamente il traffico illegale di esseri umani. Barche in legno erano già state usate in passato per trasportare migranti dalla Libia. Il più delle volte si tratta di navi sovraffollate e in pessime condizioni ma più robuste dei gommoni usati degli ultimi anni. E dunque con più probabilità di raggiungere direttamente Lampedusa o Malta. Isole in cui devono necessariamente approdare: in caso contrario rischiano il naufragio. A Lampedusa, purtroppo, ne sanno qualcosa.
Quando il barcone è stato “intercettato a largo di Linosa, da un convoglio di tre motovedette della Guardia costiera e una della Guardia di finanza” “alcuni naufraghi hanno iniziato a lanciarsi in acqua” ricostruiscono fonti di governo ricostruiscono la vicenda. “Grazie all’intervento di una motovedetta i migranti sono tutti stati recuperati. In nottata sono giunti il pattugliatore Monte Sperone della Gdf e una nave inglese che hanno accolto 442 migranti”. “Noi adempiamo alle regole internazionali come hanno sempre fatto altri Paesi europei, come l’Italia” la risposta dell’ambasciatore di Malta in Italia, Vanessa Frazier, interpellata dall’Ansa sulla possibilità che i migranti siano portati a La Valletta. “La nostra posizione – ribadisce – è quella spiegata nel nostro comunicato stampa” di ieri, nel quale il governo di Malta sosteneva di avere rispettato tutti i suoi obblighi.