I magistrati hanno deciso di modificare le accuse nei confronti del sudanese e del ghanese, contestando i reati di resistenza, violenza e minaccia a pubblico ufficiale e concorso in favoreggiamento dell’immigrazione clandestina
Sono stati fermati due dei 67 migranti sbarcati due giorni fa dalla nave Diciotti. Le indagini coordinate dalla procura di Trapani hanno accertato il ruolo di Bichara Tijani Ibrahim Mirghani e Ibrahim Amid, finora indagati a piede libero per violenza privata, nell’aggressione subita dall’equipaggio della nave Vos Thalassa che li aveva soccorsi. E i magistrati hanno deciso di modificare le accuse contestando i reati di resistenza, violenza e minaccia a pubblico ufficiale e concorso in favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il fermo è motivato dal pericolo che i due indagati da liberi possano far perdere le tracce. Inoltre, secondo i pm i due africani sono anche gli scafisti dell’imbarcazione su cui viaggiavano i profughi.
Soccorsi dal rimorchiatore olandese nel mare libico insieme agli altri migranti con cui viaggiavano verso la Sicilia i due, un sudanese e un ghanese, secondo le indagini hanno aggredito alcuni membri dell’equipaggio temendo di essere riportati in Libia. L’episodio, denunciato dalla Vos Thalassa, ha determinato l’intervento della Guardia Costiera che ha preso a bordo tutti i profughi salvati dal rimorchiatore.
Secondo i magistrati, i fermati hanno minacciato e aggredito il marinaio di guardia Pantaleo Lucivero, il primo ufficiale Cristian Paluccio e il comandante della Vos Thalassa Corneliu Dobrescu. In particolare avrebbero tentato di costringere quest’ultimo a compiere un atto contrario ai propri doveri. Terrorizzati dalla possibilità di tornare in Libia, i due, insieme ad altri profughi ancora non identificati, hanno accerchiato, spintonato e minacciato ripetutamente di morte (mimando il gesto di tagliargli la gola e di gettarlo in mare) il marinaio Lucivero. Stessa sorte avrebbe avuto il primo ufficiale, sempre secondo la ricostruzione della Procura.
L’aggressione ha costretto il comandante della Vos Thalassa a invertire la rotta, fare ritorno al punto di soccorso e richiedere con urgenza l’intervento delle autorità italiane per evitare l’incontro con motovedette libiche e scongiurare – dicono i pm – una situazione di grave pericolo. Il rimorchiatore ha così fatto rotta verso nord (cioè verso le coste italiane) per ricevere i soccorsi della nave militare.
La Diciotti con a bordo i migranti per ore è rimasta davanti al porto di Trapani in attesa dell’autorizzazione all’attracco. L’intervento del Capo dello Stato ha sbloccato la situazione. La nave è giunta in porto in nottata e i due accusati dell’aggressione sono stati identificati e iscritti nel registro degli indagati per violenza privata. La Procura però ha proseguito gli accertamenti a loro carico anche sentendo i testimoni della vicenda. Oggi la svolta con le nuove accuse e la decisione di fermare entrambi.