Sono tutt'altro che entusiasmanti le reazioni raccolte dal nuovo organo esecutivo del dem, ufficializzato venerdì sera dal nuovo segretario. Che agli attacchi ricevuti non replica, limitandosi a "prendere atto" della scelta del governatore pugliese "di non partecipare alla segreteria". Marcucci: "Ritorno al passato". Scalfarotto: "Siamo evidentemente passati in minoranza"
Per Carlo Calenda non è una segreteria ma “un harakiri“. Michele Emiliano la pensa più o meno così visto che annuncia l’indisponibilità della sua corrente a far parte del nuovo gruppo dirigente dem. Ma pure al renziano Andrea Marcucci non va bene: “Questo è un passo indietro”. Sono tutt’altro che entusiasmanti le reazioni raccolte dal nuovo organo esecutivo del Pd, ufficializzato venerdì sera dal nuovo segretario Maurizio Martina. Che agli attacchi ricevuti non replica, limitandosi a “prendere atto” della scelta del governatore pugliese “di non partecipare alla segreteria”. E rinnovando l’invito a “guardare avanti tutti insieme”, a “lavorare per unire, per aprire e per guardare avanti. Per superare le divisioni nel percorrere la strada che porterà al congresso un partito democratico”.
Il nome di Francesco Boccia – della corrente di Emiliano – dura dunque solo qualche ora come nuovo responsabile Imprese del partito. “Ora però guardiamo avanti tutti insieme”, dice Martina, provocando la replica di Calenda. “Oramai siamo alla farsa. Prima vanno dietro a Emiliano e nominano Boccia e poi si fanno dire di no da Emiliano. Che però promette eterna lealtà. L’unica cosa seria da fare è azzerare la segreteria e chiamare un congresso subito”, scrive l’ex ministro dello Sviluppo Economico su twitter in uno dei suoi consueti scambi di battute con i suoi follower. “Non è una segreteria è un harakiri”.
Caro Maurizio @maumartina abbiamo preso atto della tua volontà di avere @FronteDem nella segreteria @pdnetwork ma non possiamo accettare la tua proposta senza garanzia di un profondo cambiamento di linea politica rispetto al disastroso passato. Conta sempre sulla nostra lealtà.
— Michele Emiliano (@micheleemiliano) 14 luglio 2018
E se i componenti del nuovo organo dirigente dem erano arrivati con un post su facebook, anche le polemiche sono confinate sui social network. Sempre su twitter era arrivato il “ritiro” di Emiliano dal nuovo esecutivo:”Caro Maurizio Martina abbiamo preso atto della tua volontà di avere fronte dem nella segreteria del Pd ma non possiamo accettare la tua proposta senza garanzia di un profondo cambiamento di linea politica rispetto al disastroso passato. Conta sempre sulla nostra lealtà”. Attacca il presidente della Puglia la sua corregionale Teresa Bellanova, scelta da Martina come nuova responsabile del Mezzogiorno: “Vi leggo e condivido i vostri timori. Non facciamo il gioco di chi ora polemizza pur avendo trattato per esserci. Non siamo Emiliano. Noi non terremotiamo il Pd ma lavoriamo x rafforzarlo. A me va la delega al #Mezzogiorno so che mi sarete accanto. Avanti, insieme”.
Oramai siamo alla farsa. Prima vanno dietro a Emiliano e nominano Boccia e poi si fanno dire di no da Emiliano. Che però promette eterna lealtà. L’unica cosa seria da fare è azzerare la segreteria e chiamare un congresso subito. https://t.co/QgNlNNSJiw
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) 14 luglio 2018
Nega che la corrente di Emiliano abbia trattato per avere Boccia in segreteria Giuseppe Antoci, che con il governatore pugliese si era candidato in ticket alle primarie del 2017. “Martina – dice l’ex presidente del Parco dei Nebrodi – comincia proprio male. Il nostro ingresso in segreteria non è stato concordato con Michele Emiliano il quale ha già ieri sera stesso preso le distanze da questo metodo comunicando a Martina che la nostra Area non entrerà in segreteria”.
#segreteriaPD vi leggo e condivido i vostri timori. Non facciamo il gioco di chi ora polemizza pur avendo trattato per esserci. Non siamo Emiliano. Noi non terremotiamo il PD ma lavoriamo x rafforzarlo. A me va la delega al #Mezzogiorno so che mi sarete accanto. Avanti, insieme.
— Teresa Bellanova (@TeresaBellanova) 14 luglio 2018
All’attacco anche i renziani con il capogruppo al Senato Marcucci che dice: “C’è chi nel Pd pensa di poter risolvere tutto, tornando indietro. Mi sembra, con tutto il rispetto, la regola che si è usata per fare anche la nuova segreteria. È una regola che io non condivido”. Matteo Renzi, inserendosi nella polemica scatenata dal balletto di cifre sul dl dignità, ribadisce il no a qualsiasi prospettiva di alleanza del Pd con i Cinque stelle, via caldeggiata proprio da Emiliano.
“All’assemblea di sabato avrei azzerato il gruppo dirigente e convocato immediatamente il congresso. Mi accontento del fatto che si è deciso di fare un congresso perché abbiamo bisogno di una discussione ordinata, senza troppa confusione e poi si ridia mandato a iscritti e elettori di scegliere un gruppo dirigente autorevole”, ha dettto invece presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, altro renziano indicato tra l’altro come possibile aspirante segretario. “Sono evidentemente passato in minoranza”, scrive Ivan Scalfarotto su twitter alludendo al fatto che la maggioranza rappresentata dalla corrente dell’ex premier vincitrice dell’ultimo congresso, non è più tale nella segreteria Martina.
Eppure nel nuovo organo dem i renziani ci sono e anche con incarichi nell’ultimo governo. Alla comunicazione, per esempio, c’è Mariana Madia, al Progetto Partito c’è l’ex sottosegretario Tommaso Nannicini, mentre è rimasta in squadra Mila Spicola, altra renziana doc come Gianni Dal Moro piazzato all’Organizzazione. Resta responsabile degli Enti Locali Matteo Ricci.
Gli altri nomi scelti da Martina sono poi quelli della franceschiniana Marina Sereni (Diritto alla Salute), gli orlandiani Andrea Martella (Infrastrutture-Trasporti), Lia Quartapelle (Esteri e Cooperazione). E poi Pietro Barbieri, già portavoce del Forum Terzo Settore (Welfare e Terzo Settore), Gianni Cuperlo (Partecipazione, Riforme alleanze),, Stella Bianchi (Agenda 2030 e sostenibilità), Chiara Gribaudo (Lavoro-Professioni).