Il personaggio chiave dell’indagine coordinata dalla Procura di Ivrea è Pasquale Motta, ritenuto vicino a clan di ‘ndrangheta e socio occulto di alcune società: tra queste anche la Tre Olmi di cui l'allenatore del Milan possedeva il 35% delle quote. Il tecnico spiega: "Atto dovuto, sono uscito dalla società dopo un breve periodo e non ho mai ricoperto alcun ruolo operativo"
Spunta anche il nome di Gennaro Gattuso tra i 53 indagati in un’inchiesta per riciclaggio di denaro, coordinata dalla Procura di Ivrea, che ha portato oggi i carabinieri del Comando provinciale di Torino a notificare nove misure cautelari, otto obblighi di dimora e un arresto in carcere per il personaggio chiave dell’indagine, Pasquale Motta, originario di Cosenza, ritenuto vicino a clan di ‘ndrangheta. L’allenatore del Milan, campione del mondo nel 2006, è indagato per trasferimento fraudolento di valori, in quanto ex socio, con il 35% delle quote, della società agricola ‘Tre olmi‘ di Gallarate, fallita nel 2014 e considerata dagli investigatori uno degli strumenti di riciclaggio.
Gattuso, in una nota, respinge ogni addebito sull’inchiesta e precisa che il documento ricevuto dai pm “è un atto dovuto per la sua posizione di ex socio di una società sulla quale si è attenzionata l’attività di indagine”. E nota che “l’indagine verte su un soggetto che solo indirettamente risulta essere collegato a quella società”, da cui lui stesso è uscito “dopo un breve periodo” e nella quale “non ha mai ricoperto alcun ruolo operativo, possedendo esclusivamente una quota del capitale sociale”.
L’imprenditore Pasquale Motta, 45 anni, di Pino Torinese, legato a persone vicine alla ‘ndrangheta, costituiva – secondo l’accusa – società per riciclare denaro. Stando alle indagini, Motta era socio occulto di quattro società, Villa Nizia con sede a Favria, Eurocoop di Corato (Bari), Studio Medical San Luig, con sede a Castrovillari (Cosenza), e poi proprio la società agricola ‘Tre olmi’.
L’inchiesta è nata da una denuncia di 8 anni fa, presentata dall’ex gestore della casa di riposo comunale ‘Casa del sole’ di Favria (Torino). Sono emerse irregolarità avvenute tra il 2010 e il 2013. L’imprenditore arrestato avrebbe estromesso la vecchia gestione e avrebbe percepito 112 mila di contributi pubblici grazie ai suoi rapporti con alcuni amministratori pubblici. Tra gli indagati ci sono infatti anche l’ex sindaco di Fabria, Giorgio Cortese, alcuni componenti della giunta e del consiglio comunale nel 2010.
Nel corso delle perquisizioni sono stati sequestrati, nei confronti di alcuni indagati, società e beni immobili per un valore complessivo di 200mila euro nonché una società di vendita di auto comprensiva di 39 vetture e otto orologi di lusso trovati a casa di un indagato. L’elenco dei reati ipotizzati dopo le indagini condotte dai carabinieri di Torino, sono trasferimento fraudolento di valori, falso in atto pubblico, abuso d’ufficio, peculato, indebita percezione di erogazioni ai danni dello Stato, ricettazione, riciclaggio, corruzione e induzione indebita.