Il cuore italiano di Tirana rischia di continuare ad essere cancellato a colpi di ruspa e leggi speciali. Serve spazio per nuove costruzioni, proprio lì, in quel poco che è rimasto del centro storico della capitale albanese. Ma la demolizione del teatro nazionale di epoca fascista non è una questione solo di storia: in ballo c’è anche l’adesione dell’Albania all’Ue e ci sono le accuse pesanti di una speculazione edilizia tra le più classiche, in una cornice normativa che ha fatto storcere il naso persino al Fondo monetario internazionale. Il 9 luglio, il Parlamento ha votato una legge speciale per segnare il fine vita del teatro, tra le proteste degli artisti albanesi, dell’opposizione parlamentare e di buona parte dei cittadini di Tirana. Hanno meno di tre settimane per convincere il presidente della Repubblica, Ilir Meta, a respingere il provvedimento.
Il teatro che c’è e il “farfallino” – Prima, il giardino ribassato di Giulio Bertè (1935), demolito nel 2011; poi, lo stadio monumentale progettato da Gherardo Bosio (1939-1941) e distrutto lo scorso anno; ora il “teatro Kombetar”, ritenuto tra le più rilevanti testimonianze architettoniche del periodo italiano. Tutto giù. Lo diceva Indro Montanelli già nel 1939: “Tirana è una città essenzialmente moderna, quasi inventata. Il suo tempo non ha che due misure: il presente e il futuro. Il passato non esiste”. Il nuovismo avanza ancora e sta diventando una piaga per l’intera Albania. Nella capitale, il Kombetar dovrà essere soppiantato dal nuovo Teatro nazionale, oltre che da torri destinate ad altro, come da progetto di Big, Bjarke Ingels Group, tra i più noti studi di architettura moderna al mondo, sbarcato da Copenaghen a Tirana dietro chiamata diretta del governo.
Non è un posto qualunque, il Kombetar, a pochi passi da Piazza Skanderberg: anche questo disegnato dal Bertè e realizzato nel 1938 con i canoni tipici dell’architettura razionalista, quel teatro ha avuto molte vite, conservando il suo stile al di là di adattamenti e abbandono e restando un polo molto vissuto. “È senza dubbio un pezzo importante di storia della Tirana del ‘900 e un’architettura sopravvissuta a un guerra mondiale e a una lunga dittatura di segno opposto al fascismo. Basterebbe questo – dice Artur Nura, giornalista albanese e corrispondente di Radio Radicale – a dire che l’edificio è un patrimonio oramai riconosciuto da tutta la comunità italiana e albanese e che ci sarebbero delle soluzioni tecnologiche e di risanamento tali, oramai, da mettere in sicurezza ogni tipo di edificio, conservandone i tratti originali”. Sia per il sindaco Erion Veliaj che per il premier Edi Rama, artista ed ex primo cittadino della capitale, la struttura è inagibile ed è inutile ogni tentativo di restauro: i materiali utilizzati sarebbero pericolosi e renderebbero più facile una demolizione che un intervento di recupero. Eppure, quel teatro, come stabilito già dieci anni fa dal Politecnico di Bari, ha grande valore storico-documentario anche per la tecnica edilizia usata, che vede l’impiego di cemento impastato con fibre di pioppo e alghe (noto come “populit”), miscuglio coniato in tempi di autarchia.
Al posto del Kombetar, salvo passi indietro entro fine mese, sarà costruito il “farfallino”. Gli archistar di Big hanno previsto una nuova struttura a forma di papillon, articolata su tre ambienti, tra cui un auditorium principale, una sala concerti e una per spettacoli. Poi, un anfiteatro sul tetto, un backstage a vista sul lato nord, ampie vetrate su quello sud. Progetto accattivante, monitorato tra gli altri anche da ArtTribune. Ma non si può realizzare altrove? “Secondo l’opposizione politica e sociale – spiega Nura – vi sarebbe da parte del governo in carica la volontà di monopolizzare il cuore di Tirana con costruzioni futuristiche e di ultimissima generazione. Di certo, comunque, per le costruzioni avveniristiche, come il nuovo edificio a forma di papillon, gli spazi da risanare e da ricostruire, sia in periferia che a ridosso del centro, non mancano assolutamente, anzi gli edifici degradati e consumati dal tempo sono ancora molti”.
Speculazione? – Lindita Çela, giornalista investigativa di Birn Albania, ha fatto due conti: “Il governo dice di non avere i soldi per costruire il nuovo teatro, che ha un costo elevato. Per questo, concederà il terreno pubblico, sul quale sorge l’attuale edificio, ad una compagnia privata, al prezzo di 470 euro al metro quadrato. In quella zona, centralissima, le quotazioni sono di 2mila euro al metro quadrato. Il progetto si articola su oltre 9mila metri quadri. In cambio, la società, oltre al teatro, costruirà quattro alte torri”. A proporre il progetto pubblico-privato è stata la Fusha Shp.K, il cui proprietario “Shkeliqm Fusha – spiega Çela a ilfattoquotidiano.it – è il cugino dell’ex procuratore capo di Tirana, che nel 2017 ha chiuso un’indagine contro il Comune e il sindaco Erion Veliaj. Negli ultimi anni, la società ha vinto molte gare pubbliche finanziate dal governo”. L’investimento stimato, stando a quanto riferito in aula dal ministro delle Finanze Arben Ahmetaj, è di oltre 30 milioni. L’accusa della comunità degli artisti albanesi è che, però, il nuovo teatro sia un cavallo di Troia, cioè la scusa per costruire le torri che ospiteranno alberghi, centri commerciali e servizi.
“Naturalmente, la società non viene a costruire il teatro per andare in bancarotta”, è stato uno dei commenti sul tema da parte del premier Edi Rama. È sua la politica delle 3P: “partenariato pubblico–privato”, un modo per incentivare le grandi opere pubbliche senza ricorrere a nuova spesa. Sono i privati a metterci i soldi, in sostanza, in cambio di condizioni vantaggiose, costituite anche dalla possibilità di costruire su altri lotti pubblici e privati. Una politica – il progetto “1 miliardo di euro” – finita, nel marzo scorso, nel mirino del Fondo Monetario Internazionale, che ha consigliato al governo Rama di non firmare alcun nuovo contratto, poiché le concessioni sarebbero fatte “senza una chiara analisi tra costi e profitti”. Come affermato pubblicamente dal direttore dell’ufficio del Fmi a Tirana Jens Reinke, “il quadro istituzionale per la gestione delle concessioni non è adatto”. Una strada per ottenerle, infatti, oltre alla normale gara d’appalto, è quella della “proposta non richiesta”: il privato ne avanza una di sua iniziativa e, se accettata dal governo, viene realizzata anche a fronte di un bonus, scavalcando le regole della concorrenza. Anche per il teatro italiano, quella di Fusha è stata una “proposta non richiesta”.
Venti giorni per ripensarci e il peso dei negoziati Ue – La vita del teatro è nelle mani del presidente Meta. Ha venti giorni di tempo, a partire dallo scorso 9 luglio, per respingere la legge speciale approvata dal Parlamento con 75 voti a favore, dopo una maratona di dodici ore e la protesta di artisti e attivisti fuori dall’aula. A premere su Meta c’è il suo partito, Lsi, che assieme all’altra formazione all’opposizione, il Pd, espressione del centrodestra, ha votato contro. Anche la maggioranza ha perso pezzi: non ha avuto il supporto del ministro per la Diaspora albanese, Pandeli Majko, che ha minacciato le dimissioni. Il teatro, d’altronde, non è solo una questione interna: l’accusa di violazione di norme europee sulla concorrenza pesa, eccome, mentre sono in piedi i negoziati per l’adesione dell’Albania alla Ue.
Cronaca
A Tirana sarà demolito il teatro italiano: le accuse di speculazione gettano ombre sui negoziati Ue
Il Parlamento albanese ha votato una legge speciale per l’abbattimento del Kombetar edificato negli anni ’30. Al suo posto un progetto di archistar danesi fortemente criticato da artisti, opposizione e cittadini. Pesanti le accuse di voler approfittare della politica di partenariati pubblico-privati (additata dal Fmi e che getta ombre sui negoziati Ue) per creare profitti discutibili
Il cuore italiano di Tirana rischia di continuare ad essere cancellato a colpi di ruspa e leggi speciali. Serve spazio per nuove costruzioni, proprio lì, in quel poco che è rimasto del centro storico della capitale albanese. Ma la demolizione del teatro nazionale di epoca fascista non è una questione solo di storia: in ballo c’è anche l’adesione dell’Albania all’Ue e ci sono le accuse pesanti di una speculazione edilizia tra le più classiche, in una cornice normativa che ha fatto storcere il naso persino al Fondo monetario internazionale. Il 9 luglio, il Parlamento ha votato una legge speciale per segnare il fine vita del teatro, tra le proteste degli artisti albanesi, dell’opposizione parlamentare e di buona parte dei cittadini di Tirana. Hanno meno di tre settimane per convincere il presidente della Repubblica, Ilir Meta, a respingere il provvedimento.
Il teatro che c’è e il “farfallino” – Prima, il giardino ribassato di Giulio Bertè (1935), demolito nel 2011; poi, lo stadio monumentale progettato da Gherardo Bosio (1939-1941) e distrutto lo scorso anno; ora il “teatro Kombetar”, ritenuto tra le più rilevanti testimonianze architettoniche del periodo italiano. Tutto giù. Lo diceva Indro Montanelli già nel 1939: “Tirana è una città essenzialmente moderna, quasi inventata. Il suo tempo non ha che due misure: il presente e il futuro. Il passato non esiste”. Il nuovismo avanza ancora e sta diventando una piaga per l’intera Albania. Nella capitale, il Kombetar dovrà essere soppiantato dal nuovo Teatro nazionale, oltre che da torri destinate ad altro, come da progetto di Big, Bjarke Ingels Group, tra i più noti studi di architettura moderna al mondo, sbarcato da Copenaghen a Tirana dietro chiamata diretta del governo.
Non è un posto qualunque, il Kombetar, a pochi passi da Piazza Skanderberg: anche questo disegnato dal Bertè e realizzato nel 1938 con i canoni tipici dell’architettura razionalista, quel teatro ha avuto molte vite, conservando il suo stile al di là di adattamenti e abbandono e restando un polo molto vissuto. “È senza dubbio un pezzo importante di storia della Tirana del ‘900 e un’architettura sopravvissuta a un guerra mondiale e a una lunga dittatura di segno opposto al fascismo. Basterebbe questo – dice Artur Nura, giornalista albanese e corrispondente di Radio Radicale – a dire che l’edificio è un patrimonio oramai riconosciuto da tutta la comunità italiana e albanese e che ci sarebbero delle soluzioni tecnologiche e di risanamento tali, oramai, da mettere in sicurezza ogni tipo di edificio, conservandone i tratti originali”. Sia per il sindaco Erion Veliaj che per il premier Edi Rama, artista ed ex primo cittadino della capitale, la struttura è inagibile ed è inutile ogni tentativo di restauro: i materiali utilizzati sarebbero pericolosi e renderebbero più facile una demolizione che un intervento di recupero. Eppure, quel teatro, come stabilito già dieci anni fa dal Politecnico di Bari, ha grande valore storico-documentario anche per la tecnica edilizia usata, che vede l’impiego di cemento impastato con fibre di pioppo e alghe (noto come “populit”), miscuglio coniato in tempi di autarchia.
Al posto del Kombetar, salvo passi indietro entro fine mese, sarà costruito il “farfallino”. Gli archistar di Big hanno previsto una nuova struttura a forma di papillon, articolata su tre ambienti, tra cui un auditorium principale, una sala concerti e una per spettacoli. Poi, un anfiteatro sul tetto, un backstage a vista sul lato nord, ampie vetrate su quello sud. Progetto accattivante, monitorato tra gli altri anche da ArtTribune. Ma non si può realizzare altrove? “Secondo l’opposizione politica e sociale – spiega Nura – vi sarebbe da parte del governo in carica la volontà di monopolizzare il cuore di Tirana con costruzioni futuristiche e di ultimissima generazione. Di certo, comunque, per le costruzioni avveniristiche, come il nuovo edificio a forma di papillon, gli spazi da risanare e da ricostruire, sia in periferia che a ridosso del centro, non mancano assolutamente, anzi gli edifici degradati e consumati dal tempo sono ancora molti”.
Speculazione? – Lindita Çela, giornalista investigativa di Birn Albania, ha fatto due conti: “Il governo dice di non avere i soldi per costruire il nuovo teatro, che ha un costo elevato. Per questo, concederà il terreno pubblico, sul quale sorge l’attuale edificio, ad una compagnia privata, al prezzo di 470 euro al metro quadrato. In quella zona, centralissima, le quotazioni sono di 2mila euro al metro quadrato. Il progetto si articola su oltre 9mila metri quadri. In cambio, la società, oltre al teatro, costruirà quattro alte torri”. A proporre il progetto pubblico-privato è stata la Fusha Shp.K, il cui proprietario “Shkeliqm Fusha – spiega Çela a ilfattoquotidiano.it – è il cugino dell’ex procuratore capo di Tirana, che nel 2017 ha chiuso un’indagine contro il Comune e il sindaco Erion Veliaj. Negli ultimi anni, la società ha vinto molte gare pubbliche finanziate dal governo”. L’investimento stimato, stando a quanto riferito in aula dal ministro delle Finanze Arben Ahmetaj, è di oltre 30 milioni. L’accusa della comunità degli artisti albanesi è che, però, il nuovo teatro sia un cavallo di Troia, cioè la scusa per costruire le torri che ospiteranno alberghi, centri commerciali e servizi.
“Naturalmente, la società non viene a costruire il teatro per andare in bancarotta”, è stato uno dei commenti sul tema da parte del premier Edi Rama. È sua la politica delle 3P: “partenariato pubblico–privato”, un modo per incentivare le grandi opere pubbliche senza ricorrere a nuova spesa. Sono i privati a metterci i soldi, in sostanza, in cambio di condizioni vantaggiose, costituite anche dalla possibilità di costruire su altri lotti pubblici e privati. Una politica – il progetto “1 miliardo di euro” – finita, nel marzo scorso, nel mirino del Fondo Monetario Internazionale, che ha consigliato al governo Rama di non firmare alcun nuovo contratto, poiché le concessioni sarebbero fatte “senza una chiara analisi tra costi e profitti”. Come affermato pubblicamente dal direttore dell’ufficio del Fmi a Tirana Jens Reinke, “il quadro istituzionale per la gestione delle concessioni non è adatto”. Una strada per ottenerle, infatti, oltre alla normale gara d’appalto, è quella della “proposta non richiesta”: il privato ne avanza una di sua iniziativa e, se accettata dal governo, viene realizzata anche a fronte di un bonus, scavalcando le regole della concorrenza. Anche per il teatro italiano, quella di Fusha è stata una “proposta non richiesta”.
Venti giorni per ripensarci e il peso dei negoziati Ue – La vita del teatro è nelle mani del presidente Meta. Ha venti giorni di tempo, a partire dallo scorso 9 luglio, per respingere la legge speciale approvata dal Parlamento con 75 voti a favore, dopo una maratona di dodici ore e la protesta di artisti e attivisti fuori dall’aula. A premere su Meta c’è il suo partito, Lsi, che assieme all’altra formazione all’opposizione, il Pd, espressione del centrodestra, ha votato contro. Anche la maggioranza ha perso pezzi: non ha avuto il supporto del ministro per la Diaspora albanese, Pandeli Majko, che ha minacciato le dimissioni. Il teatro, d’altronde, non è solo una questione interna: l’accusa di violazione di norme europee sulla concorrenza pesa, eccome, mentre sono in piedi i negoziati per l’adesione dell’Albania alla Ue.
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Milano, 11 mar. (Adnkronos) - "Io e mio marito abbiamo saputo la notizia oggi guardando il Tg1. Non abbiamo e non vogliamo dire niente". Così Rita Preda, insieme al marito Giuseppe, commentano le novità a 18 anni dal delitto della figlia Chiara, uccisa a Garlasco, per cui è stato condannato in via definitiva l'allora fidanzato Alberto Stasi. Oggi l'attenzione della Procura di Pavia torna a concentrarsi su Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, nuovamente indagato dopo l'archiviazione decisa otto anni fa.
Roma, 11 mar. (Adnkronos) - "A nome del gruppo di Fratelli d’Italia alla Camera esprimo solidarietà a Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo, per le ignobili e vergognose offese che le sono state rivolte da Soloviev. Insulti gratuiti e intrisi di propaganda ideologica, diffusi attraverso la tv di Stato, che condanniamo fermamente”. Così Galeazzo Bignami, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera.
Roma, 11 mar. (Adnkronos) - Fratelli d'Italia resta stabile rispetto all'ultima rilevazione dello scorso 25 febbraio e si attesta al 30,5%, seguito dal Pd al 23 %, che cala dello 0,5%. È quanto emerge dall'ultimo sondaggio dell'Istituto Noto sondaggi per 'Porta a Porta' sulle intenzioni di voto degli italiani. Il Movimento 5 Stelle, invece, perde l'1% e va all'11,5%. Forza Italia all'8,5% guadagna mezzo punto (+0,5%) come la Lega che va al 9% (+0,5%).
Alleanza Verdi e Sinistra sale al 6 (+0,5%), come Azione al 3% (+0,5%). Italia viva resta al 2,5% mentre Più Europa al 2% guadagna lo 0,5%. Stabili Noi moderati al 2%.
In generale il centrodestra sale di un punto (+1%) e va al 50% mentre il centrosinistra ne guadagna mezzo e va al 31 % (+0,5%). Il 'campo largo' resterebbe al 48%. Gli astenuti-indecisi, infine, si attesterebbero al 45% (erano al 46,2% nella scorsa rilevazione).
Roma, 11 mar. (Adnkronos Salute) - Sono state recentemente pubblicate, e sono in corso di traduzione in lingua cinese, su specifica richiesta della Società cinese di chirurgia cardiotoracica, le linee guida e raccomandazioni sulla gestione farmacologica perioperatoria di pazienti adulti candidati all’intervento di cardiochirurgia. A redarle una task force, istituita dall’Associazione europea di chirurgia cardio-toracica (European Association of Cardio-Thoracic Surgeons) e coordinata da Bianca Rocca, farmacologo clinico e professore ordinario all’Università Lum ‘Giuseppe Degennaro’ e Anders Jeppsson, cardiochirurgo direttore del dipartimento di chirurgia cardiotoracica e professore all'Università di Gothenburg.
La task force - spiega in una nota l’ateneo italiano - è composta da un gruppo di esperti multidisciplinari costituito da cardiochirurghi, anestesisti, cardiologi, infettivologi, intensivisti provenienti dalle più prestigiose università europee. La cardiochirurgia dell’adulto è essenziale per ridurre la mortalità e la morbilità nei pazienti con malattie cardiache acute o croniche, il trattamento farmacologico e le profilassi perioperatorie sono interventi chiave per garantire un successo duraturo della cardiochirurgia, per migliorare la qualità della vita del paziente e ridurre i costi sanitari. Le linee guida sono documenti basati sulla valutazione critica e aggiornata di tutte le evidenze terapeutiche disponibili in un ambito specifico, e sono strumenti cruciali a supporto del processo decisionale dei medici per identificare le strategie terapeutiche più efficaci, coinvolgendo, spesso, organizzazioni di infermieri e associazioni di pazienti.
"Le linee guida forniscono raccomandazioni su tutti i trattamenti farmacologici prima, durante e dopo l’intervento – afferma la professoressa Rocca – Alcuni esempi sono la gestione di farmaci che regolano la pressione arteriosa, il glucosio nel sangue, che prevengono le complicanze trombotiche (antitrombotici), di antibiotici per prevenire le infezioni nel periodo immediatamente prima e in corso di chirurgia. Dopo l’intervento, la ripresa o l’inizio di nuovi farmaci è essenziale per prevenire infarti o ictus, controllare il ritmo del cuore, ridurre i fattori di rischio cardiovascolare e la mortalità, tutti interventi farmacologici che migliorano la prognosi a lungo termine. Inoltre, queste linee guida enfatizzano la centralità dei pazienti per i quali la cardiochirurgia è sempre un’esperienza cruciale, associata spesso a una maggiore consapevolezza della malattia, che rappresenta anche un’opportunità per migliorare la qualità della vita mediante aderenza ai farmaci prescritti, e modifiche dello stile di vita". Il lavoro della task force ha offerto a tutta la comunità medico-scientifica nazionale ed internazionale informazioni accessibili, essenziali a medici, chirurghi, e più in generale a tutte le figure professionali coinvolte nella cura di questi pazienti, mediante una valutazione critica delle evidenze, in un contesto multidisciplinare, altamente competente, produttivo e interattivo, identificando anche delle lacune di conoscenza che aprono la strada alla ricerca futura.
Roma, 11 mar. (Adnkronos/Labitalia) - "Sono gli ultimi giorni per presentare le proprie candidature, alle prossime elezioni Rsu, un appuntamento fondamentale per tutto il personale della scuola. Perché, oltre a votare l'Rsu che andrà a cambiare, andrà a 'scrivere', con il dirigente scolastico i prossimi contratti di istituto per il prossimo triennio, il voto che viene dato al candidato viene dato alla lista sindacale in cui si presenta, anche se non è necessario esservi iscritti. E così alla fine di queste elezioni si andrà a misurare il grado di rappresentatività di ogni sindacato, che è quel dato utile che serve poi per la firma dei contratti". Così, con Adnkronos/Labitalia, Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief. (Video)
"Basti pensare -continua Pacifico- che in questo momento nel pubblico impiego si è firmato solo il contratto per i dipendenti dei ministeri, cioè delle funzioni centrali, mentre gli altri contratti sulla sanità e sulle funzioni locali, quindi Regioni e Comuni, non sono stati firmati perché non si è raggiunto il 51% dei sindacati che sono d'accordo a questa firma", sottolinea.
E il dirigente sindacale spiega che lancia l'appello "perché noi vogliamo portare avanti le istanze del mondo della scuola, vogliamo portare avanti alcune battaglie fondamentali". "Quali? Certamente un'indennità di sede disagiata, che in questo momento potrebbe essere approvata dal Parlamento per chi lavora nelle comunità montane, ma in generale per tutti coloro che lavorano in sede e disagiate o comunque lontani dal proprio domicilio. Quindi un'indennità di trasferta", sottolinea.
E il sindacalista aggiunge: "Ancora ripristinare il primo gradino stipendiale che esisteva fino a qualche anno fa nella fascia 3-8, i primi assunti che oggi devono aspettare 9 anni per poter entrare di ruolo. I buoni pasto, è una cosa per noi fondamentale, che è l'unico personale che viene escluso, è questo".
"Poi certamente vogliamo il riconoscimento del 'burnout', abbiamo raccolto 120.000 firme per andare in pensione anche come il personale delle forze armate e dell'esercito e per avere il riscatto gratuito o agevolato degli anni di laurea. Sono degli appelli che lanciamo alla politica, vogliamo che questo 'burnout' sia riconosciuto, vogliamo avere la stessa dignità dell'altro personale", prosegue.
"Ci siamo accorti che, purtroppo, negli ultimi anni -spiega ancora Pacifico- il personale della scuola guadagna di meno del personale dei ministeri. Quando prima guadagnava di più, ora guadagna 6.000 euro in meno. Non ne capiamo il motivo, vogliamo fare le nostre battaglie, certamente per migliorare tutto il personale scolastico e quindi valorizzare tutti, dagli insegnanti di sostegno al personale Ata, che molto spesso è dimenticato", conclude.
Milano, 11 mar. (Adnkronos) - E' una nuova consulenza, affidata a un tedesco esperto in genetica, che potrebbe riaprire il caso sul delitto di Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto 2007 a Garlasco e per cui omicidio è stato condannato a 16 anni in via definitiva l'allora fidanzato Alberto Stasi, che a breve finirà di scontare la sua pena nel carcere milanese di Bollate. Proprio i risultati di questa nuova tecnica per estrarre ed analizzare il Dna potrebbe consentire di tornare a indagare (come già fatto nel 2016) su Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, raggiunto da un avviso di garanzia con l'accusa di omicidio in concorso con ignoti o lo stesso Stasi.
Le risultanze avrebbero riacceso le speranze della difesa di Stasi e oggi si arriva a questa 'riapertura'. Nel marzo del 2017 il gip di Pavia Fabio Lambertucci, archiviò l'inchiesta su Andrea Sempio, oggi 37 anni, accusato del delitto di via Pascoli. Il giudice per le indagini preliminari, accogliendo la richiesta del pm Mario Venditti, aveva respinto la richiesta della madre di Stasi di riaprire il caso per alcune dichiarazioni e circostanze "sospette", a dire della difesa del condannato, messe in atto dall'amico del fratello della vittima. Secondo gli allora legali di Stasi sulle unghie della vittima ci sarebbe stata una traccia genetica riconducibile a Sempio. Il gip "evitando di interrogarsi sul rispetto dei principi di riservatezza" per reperire il Dna di Sempio - estratto da una bottiglietta d'acqua, una tazzina da caffè e un cucchiaino sottratti da un bar da un investigatore privato - concordava con il pubblico ministero nel considerare come "radicalmente priva di attendibilità la consulenza tecnica sul materiale genetico offerto oggi dalla difesa Stasi".
Il pm 'smontava' le presunte incongruenze di Sempio relative al giorno dell'omicidio, così come l'ipotesi che lui - amico del fratello e che frequentava la villetta a due piani - si fosse invaghito di Chiara. "In conclusione, se è (non condivisibile ma) umanamente comprensibile l'intento di fare di tutto per difendersi da una gravissima accusa, anche dopo l'esaurimento dei possibili gradi di giudizio ordinario, nel caso di specie - sottolineava il gip di Pavia - ci si deve tuttavia arrestare di fronte all'inconsistenza degli sforzi profusi dalla difesa di Stasi" per trovare un colpevole alternativo all'omicidio di Chiara Poggi. "Escluso - scrive il gip nelle dieci pagine del decreto di archiviazione - qualunque valore" della consulenza genetica realizzata dalla difesa, "non residuano elementi indiziari a carico di Sempio".
Roma, 11 mar (Adnkronos) - 'Lasciateci votare' e 'Abbiamo fretta di votare'. Con questi slogan alcuni tra i promotori dei referendum si sono ritrovati davanti alla Camera dei deputati per chiedere, tra le altre cose, il voto per i fuori sede, l'election day e una corretta informazione sugli appuntamenti referendari su cittadinanza e lavoro di questa primavera.
"Chiediamo al governo di favorire la partecipazione ai prossimi referendum con l'election day insieme alle amministrative, consentendo il voto a studenti e lavoratori fuori sede", ha spiegato il segretario di +Europa Riccardo Magi che, con Maurizio Landini, ha promosso un presidio in vista dell'incontro a palazzo Chigi. "Bisogna garantire l'informazione, a partire dalla Rai, su questo appuntamento fondamentale per la partecipazione e per la democrazia", ha sottolineato Magi.
Il segretario di +Europa, con i leader di Avs Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, il segretario del Psi Vincenzo Maraio a altri promotori si è unito alle associazioni studentesche che, a Montecitorio, hanno manifestato per il referendum. "Votare vuol dire garantire la qualità della democrazia, noi siamo al fianco di chi vuole esprimere questo diritto e, come Avs, abbiamo preparato il sito votofuorisede.it. Ci si può registrare e diventare rappresentante di lista", ha spiegato Fratoianni. "I fuori sede sono cinque milioni, è anti democratico non consentire loro di votare. Per questo abbiamo lanciato questa campagna", ha detto Bonelli.