di Francesco Giubileo e Francesco Pastore
In questo articolo ci soffermiamo su due dossier molto urgenti che sono sicuramente sul tavolo del neo-ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio: l’innovazione digitale dei Centri per l’impiego (Cpi) e come migliorare Garanzia Giovani.
Innovazione tecnologia per i Cpi
Il precedente governo ha stipulato con le Regioni un accordo sulla gestione dei Cpi: la copertura economica del personale (prevista nell’ultima finanziaria) viene assicurata a patto che la competenza passi dal livello provinciale a quello regionale. Infatti, in questi anni, la riforma/cancellazione delle province ha lasciato la gestione dei servizi pubblici dell’impiego in una situazione di “caos amministrativo”. La nuova organizzazione dei Cpi è, tuttavia, ancora di là da venire e, ad eccezione di alcuni contesti più efficienti, occorreranno sicuramente diversi anni per una messa a regime.
Il rischio è che all’interno del nuovo disegno organizzativo non si comprenda come l’innovazione nel campo digitale via web stia già rivoluzionando il mercato del lavoro e gli stessi servizi per l’impiego. In altri termini, la nuova gestione dei Cpi che sarà pronta solo tra qualche anno, rischia di nascere già “obsoleta”. Infatti, chiunque sia stato in Olanda o Regno Unito sa come l’attività formativa e quella di intermediazione sono passati da modelli basati unicamente su un accompagnamento al lavoro “fisico” (uffici, appuntamenti, lezioni frontali, ecc.) a uno più virtuale (formazione e-learning e intermediazione tramite piattaforme on-line). A ciò si aggiunga che il primo colloquio con le aziende avviene sempre di più tramite Skype (più comodo, veloce ed efficiente).
È bene sottolineare che tali innovazioni riguardano anche i soggetti più distanti dal mercato del lavoro. Anche costoro, nel momento in cui si rivolgono ai Cpi come ultima istanza poiché i contatti informali (amici e parenti) sono stati inefficaci, all’estero sono sempre più accompagnati verso gli strumenti digitali (rispetto a percorsi di parcheggio in attività di formazione e orientamento al lavoro), per i quali, del resto, ormai non è più neppure necessaria una postazione all’interno dei Cpi. Lo scouting aziendale si fa più facilmente via smartphone.
Garanzia Giovani, che fare?
Tra le tante priorità (oltre a come riorganizzare i Cpi e sviluppare un modello di delega ai privati), vale la pena soffermarsi sul programma Europeo finalizzato a sostenere e incentivare l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro noto come Garanzia Giovani, dato che a breve ripartirà. La seconda fase del programma conferma la riduzione dei costi per le aziende che attiveranno un tirocinio extra-curriculare a favore dei destinatari della misura.
Il problema maggiore di tale riduzione non è stato quello di inondare il programma di tirocini economicamente vantaggiosi (che risultano il 54 % delle uscite positive dalla misura), ma piuttosto l’aver sbagliato bersaglio. L’audit comunitario afferma che almeno il 30% della popolazione totale di Neet italiani risulta escluso dal programma.
La candidatura online al programma ha comportato un auto-selezione dei giovani Neet, poiché le autorità hanno deciso di non trasferire automaticamente al sistema Garanzia Giovani i soggetti rispondenti ai criteri Neet che erano già registrati come “disoccupati” presso i Cpi. Non tutti i Neet registrati si sono iscritti, ma solo i più motivati e attivi. Ciò spiega anche perché i primi studi di valutazione d’impatto del programma in diverse regioni italiane (Friuli Venezia Giulia, Toscana, Umbria) dimostri una maggiore efficacia dei tirocini rispetto ad altre tipologie di intervento. In altri termini, chi ha fatto il tirocinio ha mostrato buoni tassi di integrazione nel mercato del lavoro.
La ragione risiede in parte nelle scarse competenze lavorative dei Neet di cui si è parlato in un post precedente di questo blog e in parte anche nel fatto che i partecipanti al programma sono i meno lontani dal mercato del lavoro. Indipendentemente dal fatto che i partecipanti fossero inattivi o disoccupati, le aziende hanno selezionato i giovani più preparati al mercato del lavoro e li hanno fatti iscrivere a Garanzia Giovani in modo da pagarli di meno.
Per evitare questi problemi di scrematura, sarebbe opportuno seguire le raccomandazioni della Corte Europea, ovvero concentrarsi sui soggetti under 30 già precedentemente registrati ai Centri per l’impiego, ai quali andrebbero garantiti programmi di assistenza che tengano conto di attività motivazionali volte all’inserimento occupazionale (dato che la priorità sarà quella di attivare alla ricerca del lavoro soggetti probabilmente scoraggiati), come ad esempio il progetto Neetwork della Fondazione Cariplo. A ciò si aggiunga, riprendendo la prima parte del post, la necessità di utilizzare in modo mirato le tecnologie digitali, in particolare i social network (in primis Instagram) che sono più presenti nella vita quotidiana dei giovani, per informarli dei servizi offerti dal programma Garanzia Giovani.