Mafia, i locali della Palermo bene “lavatrice per i clan”: 28 arresti. Anche Giuseppe Corona, il “re del riciclaggio”
Svela l'altra faccia dell'economia siciliana l'ultima inchiesta della procura del capoluogo che oggi ha portato all'arresto di 28 persone: quattro ai domiciliari - tra cui un noto penalista palermitano - e 24 in carcere. Per altri 19 indagati è stato disposto il divieto di dimora
Le sigarette e il caffè in centro, le arancine a Mondello e quelle in via Libertà. Bar, locali e tabacchi del salotto buono di Palermo sono in mano a Cosa nostra, che in questo modo ripuliva il suo denaro. Svela l’altra faccia dell’economia siciliana l’ultima inchiesta della procura di Palermo che oggi ha portato all’arresto di 28 persone: quattro ai domiciliari – tra cui un noto penalista palermitano – e 24 in carcere. Per altri 19 indagati è stato disposto il divieto di dimora. L’indagine è stata coordinata dal procuratore Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Salvatore De Luca e dai pm RobertoTartaglia, AmeliaLuise, AnnamariaPicozzi e SiroDeFlammineis. Il nucleo di polizia valutaria della Guardia di finanza ha eseguito decine di perquisizioni e sequestri di 15 attività commerciali del valori pari a sei milioni di euro.
La mafia post Riina –L’indagine ricostruisce la struttura dei clan dopo la morte Totò Riina: nuovi equilibri, nuovi capi e nuovi business. Al centro delle indagini c’è Giuseppe Corona, il nome chiave dell’ultima inchiesta, il “re del riciclaggio” al quale i Madonia avevano affidato il proprio tesoro: tanti soldi da ripulire, e le scommesse dell’ippodromo. Secondo gli inquirenti Corona sarebbe uno degli esponenti di spicco del clan Porta Nuova e uno degli uomini forti della riorganizzazione mafiosa dopo la morte del boss e sarebbe stato proprio lui a stabilire le nuove strategie economiche di Cosa nostra. Il suo nome non è nuovo alle autorità palermitane, infatti era spuntato fuori durante l’inchiesta che, l’anno scorso, portò in carcere i vertici del clan mafioso di Resuttana, dai boss stragisti della famiglia Madonia.
Il figlio del killer di Libero Grassi
Tra gli arrestati c’è anche Raffaele Favaloro, il figlio del pentito Marco Favaloro, tra i responsabili dell’omicidio dell’imprenditore Libero Grassi, ucciso perché si era opposto al racket del pizzo. Favaloro, mafioso del clan Resuttana, ha saltato il fosso e ha cominciato a collaborare con i magistrati già negli anni Novanta. Al figlio gli inquirenti contestano l’associazione mafiosa e il riciclaggio attraverso le attività dei Compro Oro. Pur non essendo mai stato formalmente affiliato, Marco Favaloro era un uomo di fiducia dei boss Madonia. Al figlio Raffaele l’avvocato Nico Riccobene avrebbe suggerito alcuni metodi per evitare il sequestro dei beni.
Corona, il “cassiere” che ripuliva i soldi di Cosa Nostra
E se il cognome dei Favaloro non era nuovo negli archivi degli investigatori antimafia, anche Corona non era un insospettabile. Il suo nome era già citato negli atti di un’inchiesta che, l’anno scorso, portò in carcere i vertici del clan mafioso di Resuttana da sempre guidato dai boss stragisti della famiglia Madonia. Condannato a 17 anni per un omicidio commesso dopo una banale lite per la restituzione di un braccialetto, figlio di un mafioso assassinato, di lui il capomafia Gregorio Palazzotto diceva “è mio fratello”. Fiumi di soldi sporchi guadagnati con il traffico di droga sono passati per le sue mani: secondo i pm, Giuseppe Corona avrebbe fatto diversi investimenti in immobili come bar e tabacchi, con i soldi da ripulire delle cosche.
La foto di Di Maio nel bar del cognato del cassiere
Accusato di essere il “cassiere della mafia“, di sicuro Corona lavorava come cassiere nel bar del cognato, la caffetteria Aurora. Ed è proprio all’interno del bar che è stata scattata una foto diventata praticamente virale nelle ore successive all’operazione antimafia: nell’instantanea si vede il gestore della caffetteria (cognato di Corona) insieme a Luigi Di Maio e GiancarloCancelleri. Corona nella foto non c’è, contrariamente a come riferito dalle agenzie di stampa. Si vedono dunque solo i due esponenti del M5s e il cognato del presunto mafioso. “Cancelleri e Di Maio – fanno sapere dall’ufficio stampa del M5s all’assemblea regionale siciliana – sono andati a prendere un caffè in quel bar dopo un incontro elettorale. I gestori, come spesso capita, chiesero una foto ricordo e non c’era alcun motivo per rifiutarla”. “Non sono andato mai prima in quel bar e neanche dopo. Non conosco i gestori del locale. Noi non permetteremo mai a nessuna organizzazione criminale d’infiltrare il M5s, noi siamo per aumentare il 41 bis e 41 ter del codice antimafia”, dice Cancelleri in un video diffuso su facebook.
La foto nella caffetteria Aurora. Corona non c’è: si vedono Di Maio, il cognato di Corona, un avventore estraneo alla vicenda e Cancelleri
Bar e locali lavatrici di denaro Il cognato di Corona sostiene di essere il proprietario della caffetteria ma per la procura era nelle disponibilità del presunto cassiere dei clan. Come molti altri locali in città compresi i bar Alba, i due storici punti di Mondello e Piazza don Bosco noti soprattutto per le arancine: nelle indagini infatti è finito Giuseppe Tarantino, il vecchio gestore per il quale è stato disposto dal gip il divieto di dimora a Palermo. Estranei alle indagini, invece, i nuovi soci del bar Alba. Per i pm, insieme a diverse tabaccherie, sarebbero state enormi lavatrici di denaro sporco accumulato col traffico degli stupefacenti. In questo – e cioè nel “lavare” i soldi – Corona era considerato il punto di riferimento per diverse famiglie. “L’aspetto più rilevante di questa inchiesta è certamente quello legato alle attività imprenditoriali e commerciali sequestrate perché strumento di riciclaggio e oggetto di intestazione fittizia ha spiegato il magistrato – si prestava a gestire e ripulire il denaro che proveniva dalle casse di diversi mandamenti mafiosi e il proprio attraverso un sistema di riciclaggio e autoriciclaggio che passava per attività commerciali e imprenditoriali. Colpendo i patrimoni ed eliminando le risorse finanziarie i mafiosi si trovano in difficoltà sia nel riorganizzare i traffici che nel finanziare la struttura”, ha spiegato il procuratore Lo Voi.
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La Redazione
Palermo, 9 mar. (Adnkronos) - "Il nostro governo ha scelto di realizzare i termovalorizzatori con risorse pubbliche, stanziando 800 milioni di euro attraverso il Fondo per lo sviluppo e la coesione (Fsc). Questo per evitare che il costo di ammortamento potesse ricadere sui cittadini attraverso tariffe esorbitanti. Noi vogliamo evitare questo errore e garantire un sistema sostenibile dal punto di vista economico, ambientale e sociale. Non solo". Così, in un intervento sul Giornale di Sicilia il Presidente della Regione siciliana Renato Schifani. "I termovalorizzatori rappresentano una grande opportunità anche per il nostro sistema energetico- dice -In un periodo storico in cui i costi dell’energia sono sempre più elevati e la transizione ecologica è una priorità globale, trasformare i rifiuti in energia significa rendere la Sicilia più autonoma, ridurre la dipendenza da fonti fossili e creare un sistema. Il nostro cronoprogramma: entro questo marzo/aprile bando per progettazione; entro settembre 2026 inizio lavori (durata diciotto mesi). La Sicilia non può più permettersi di rimanere prigioniera dell’emergenza, della precarietà, dell’inerzia. È il momento di agire con coraggio e senso del dovere".
"Chi si oppone abbia almeno l’onestà di dire chiaramente perché e di assumersi la responsabilità di condannare questa terra al degrado e all’inefficienza- dice Schifani - Non possiamo accettare che il futuro della Sicilia venga bloccato da interessi di parte, da vecchie logiche a volte ambigue. Non possiamo più tollerare un sistema che penalizza i cittadini, le imprese e l’ambiente. La nostra Regione merita di voltare pagina. Merita un futuro fatto di pulizia, decoro e sostenibilità. Noi andremo avanti, con determinazione e con la convinzione che questa sia l’unica strada possibile. Anche se in salita. In tutti i sensi. Perché la Sicilia merita di più".
Palermo,9 mar. (Adnkronos) - "Perché, dopo vent’anni di dibattiti e promesse mancate, ancora oggi qualcuno si oppone alla realizzazione di impianti di termovalorizzazione? L’esperienza europea dimostra che questi impianti sono una soluzione efficiente e sicura per chiudere il ciclo dei rifiuti, trasformando ciò che non può essere riciclato in energia pulita. Eppure, in Sicilia si è continuato a rinviare, mentre le discariche si riempiono e i cittadini pagano bollette sempre più alte per smaltire i rifiuti altrove. È davvero un problema di tutela ambientale? No, perché i moderni termovalorizzatori sono progettati per garantire emissioni praticamente nulle, rispettando i più severi standard europei". Così il Presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, in un intervento sul Giornale di Sicilia. "Parlare di inquinamento è oggi fuori luogo: in molte città del Nord Italia, in Europa e nel mondo, questi impianti convivono con i centri abitati senza alcun impatto sulla qualità dell’aria", dice.
"Forse si vuole difendere il business delle discariche? È un dubbio legittimo. Il sistema attuale, infatti, ha spesso alimentato interessi economici poco trasparenti, in alcuni casi perfino legati alla criminalità organizzata. E di questo ho parlato in occasione della mia audizione alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle ecomafie", conclude Schifani.
Palermo, 9 mar. (Adnkronos) - "La Sicilia, purtroppo, vive da decenni un’emergenza che sembra diventata strutturale. Il mio governo ha individuato fin dalla campagna elettorale questo come un obiettivo primario, consapevole che la gestione dei rifiuti non è solo un problema ambientale, ma anche sociale ed economico. Abbiamo ereditato una situazione di stallo, con un sistema fondato su discariche ormai al collasso, senza un’efficace pianificazione e con una raccolta differenziata ancora insufficiente. E soprattutto, mancava uno strumento fondamentale: il Piano rifiuti, indispensabile per poter programmare e realizzare qualsiasi intervento strutturale. Lo abbiamo speditamente adottato nel novembre scorso, dopo un grande lavoro di squadra che ha coinvolto vari organi istituzionali preposti al ramo". Così, in un intervento sul Giornale di Sicilia, il Presidente della Regione siciliana, Renato Schifani,.
"Sapevamo che sarebbe stato un percorso difficile, sia dal punto di vista normativo che politico- prosegue - E a volte avvertiamo una condizione di solitudine, nel dover difendere un’idea di sviluppo che dovrebbe essere patrimonio comune, ma che invece incontra resistenze incomprensibili e a volte ambigue. Non cori da stadio, ma silenzi a volte trasversali e imbarazzanti".
"Non è un caso che il tema dei termovalorizzatori in Sicilia sia presente nel dibattito pubblico da oltre vent’anni, senza mai trovare una concreta soluzione- aggiunge Schifani - In tutto questo tempo, mentre in altre regioni italiane e in Europa si realizzavano impianti di ultima generazione per trasformare i rifiuti in energia, in Sicilia si continuava a rinviare, accumulando ritardi su ritardi e lasciando che il problema si aggravasse. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: città invase dai rifiuti, discariche sature, costi di smaltimento sempre più elevati e una dipendenza dall’estero per l’invio della spazzatura che pesa sulle tasche dei cittadini siciliani per oltre cento milioni all'anno". "Ciò che trovo più preoccupante è la rassegnazione diffusa tra i siciliani. Dopo decenni di annunci e promesse mancate, molti ormai non credono più che il cambiamento sia possibile. Ma io dico che questa volta è diverso. Questa volta il governo regionale ha fatto una scelta chiara e irreversibile: realizzare gli impianti e dare finalmente alla Sicilia una gestione moderna ed efficiente dei rifiuti. E per questo obiettivo dedico due pomeriggi al mese per monitorare di persona il percorso, spesso complesso ma che ci sforziamo di velocizzare. Per non parlare dei numerosi ricorsi presentati contro il mio piano per bloccare il tutto. A questi ci opporremo con fermezza e competenza".
Palermo, 9 mar. (Adnkronos) - I vigili del fuoco del Comando provinciale di Palermo resteranno per tutta la notte tra via Quintino Sella e via Gaetano Daita per tenere sotto controllo l'edificio in cui ieri mattina si è propagato un vasto incendio che ha distrutto l'appartamento all'ultimo piano dell'ex sottosegretario alla Salute, Adelfio Elio Cardinale, e della moglie, l'ex magistrato Annamaria Palma. I due sono riusciti a mettersi in salvo, tutti i residenti sono stati evacuati, un uomo di 80 anni è rimasto intossicato. "Le fiamme sono state circoscritte e non si propagano più. Sono in corso adesso le operazioni di bonifica che consistono nello smassamento della parte combusta e nello spegnimento dei focolai residui. Per tutta la notte sul posto sarà effettuato un servizio di vigilanza antincendio", ha spiegato in serata all'Adnkronos Agatino Carrolo, direttore regionale dei vigili del fuoco della Sicilia, da ieri mattina sul luogo del rogo.
"Abbiamo dovuto tagliare il tetto con le motoseghe. I miei uomini hanno lavorato a 25 metri su un piano inclinato di 30 gradi e abbiamo lavorato con la dovuta cautela. Tagliato il tetto si impedisce alle fiamme di propagarsi. Quindi rimangono da effettuare le operazioni di bonifica, di rimozione del materiale combusto e laddove ci sono dei focolai residui spegnerli. Oltre a questo si prevede di effettuare un'operazione di vigilanza antincendio ceh consiste in un presidio fisico a vigilare lo stato dei luoghi fino a quando non ci sarà più bisogno", ha detto.
E ha aggiunto: "Ci siamo trovati ad operare ad un altezza di 25 metri dal piano di calpestio. Dobbiamo spegnere un incendio importante di un tetto di circa 400 mq di falde e le fiamme sono particolarmente insidiose perché questa combustione è caratterizzata dal cosiddetto fuoco covante ossia una combustione in condizione di sotto ossigenazione che corre nello spazio di ventilazione del tetto. Quindi in superficie non si vede nulla ma ad un certo punto le fiamme affiorano dove è possibile".
Roma, 8 mar (Adnkronos) - "Non c’è molto da dire, se non che mi vergogno e che mi dispiace molto. Il Pd è germogliato dalle tradizioni più alte e più nobili della storia politica del Paese. Ha nel suo dna l’europeismo. Ed è di tutta evidenza che non può essere questo il nostro posizionamento". Lo scrive sui social Pina Picierno rispondendo alle proteste sui social per il post del Pd sulla questione del piano di Difesa Ue in cui si legge 'bravo Matteo' a proposito delle posizioni di Matteo Salvini.
"Mi vergogno, infatti. E sono allibita", aggiunge la vice presidente del Parlamento europeo.
Roma, 8 mar (Adnkronos) - "Ma vi siete bevuti il cervello Elly Schlein? Vi mettete a scimiottare Salvini. I riformisti sono vivi? Hanno qualcosa da dire? Paolo Gentiloni, Lorenzo Guerini certificate la vostra esistenza in vita al netto di Pina Picierno e Filippo Sensi". Lo scrive sui social Carlo Calenda, rilanciando un post del Partito democratico sulla questione del piano di Difesa Ue in cui tra l'altro si legge 'bravo Matteo' a proposito delle posizioni di Salvini.
Roma, 8 mar (Adnkronos) - "In Italia si aggira un tizio - si chiama Andrea Stroppa - che rappresenta gli interessi miliardari e le intrusioni pericolose di Elon Musk. Dopo avere espresso avvertimenti vagamente minatori e interferito sull’attività di governo, questo Stroppa ha insultato due giornalisti, Fabrizio Roncone e la moglie Federica Serra, con il metodo tipico dell’intimidazione". Lo dice il senatore del Pd Walter Verini.
"Esprimiamo solidarietà ai due giornalisti. E ci chiediamo anche cosa aspetti Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio di questo Paese, a far sentire la sua voce contro queste ingerenze, questi attacchi, questi tentativi di intimidazione a giornalisti e giornali”, aggiunge il capogruppo Pd in Antimafia.
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Giustizia & Impunità
Mafia, i locali della Palermo bene “lavatrice per i clan”: 28 arresti. Anche Giuseppe Corona, il “re del riciclaggio”
Svela l'altra faccia dell'economia siciliana l'ultima inchiesta della procura del capoluogo che oggi ha portato all'arresto di 28 persone: quattro ai domiciliari - tra cui un noto penalista palermitano - e 24 in carcere. Per altri 19 indagati è stato disposto il divieto di dimora
Le sigarette e il caffè in centro, le arancine a Mondello e quelle in via Libertà. Bar, locali e tabacchi del salotto buono di Palermo sono in mano a Cosa nostra, che in questo modo ripuliva il suo denaro. Svela l’altra faccia dell’economia siciliana l’ultima inchiesta della procura di Palermo che oggi ha portato all’arresto di 28 persone: quattro ai domiciliari – tra cui un noto penalista palermitano – e 24 in carcere. Per altri 19 indagati è stato disposto il divieto di dimora. L’indagine è stata coordinata dal procuratore Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Salvatore De Luca e dai pm Roberto Tartaglia, Amelia Luise, Annamaria Picozzi e Siro De Flammineis. Il nucleo di polizia valutaria della Guardia di finanza ha eseguito decine di perquisizioni e sequestri di 15 attività commerciali del valori pari a sei milioni di euro.
La mafia post Riina – L’indagine ricostruisce la struttura dei clan dopo la morte Totò Riina: nuovi equilibri, nuovi capi e nuovi business. Al centro delle indagini c’è Giuseppe Corona, il nome chiave dell’ultima inchiesta, il “re del riciclaggio” al quale i Madonia avevano affidato il proprio tesoro: tanti soldi da ripulire, e le scommesse dell’ippodromo. Secondo gli inquirenti Corona sarebbe uno degli esponenti di spicco del clan Porta Nuova e uno degli uomini forti della riorganizzazione mafiosa dopo la morte del boss e sarebbe stato proprio lui a stabilire le nuove strategie economiche di Cosa nostra. Il suo nome non è nuovo alle autorità palermitane, infatti era spuntato fuori durante l’inchiesta che, l’anno scorso, portò in carcere i vertici del clan mafioso di Resuttana, dai boss stragisti della famiglia Madonia.
Il figlio del killer di Libero Grassi
Tra gli arrestati c’è anche Raffaele Favaloro, il figlio del pentito Marco Favaloro, tra i responsabili dell’omicidio dell’imprenditore Libero Grassi, ucciso perché si era opposto al racket del pizzo. Favaloro, mafioso del clan Resuttana, ha saltato il fosso e ha cominciato a collaborare con i magistrati già negli anni Novanta. Al figlio gli inquirenti contestano l’associazione mafiosa e il riciclaggio attraverso le attività dei Compro Oro. Pur non essendo mai stato formalmente affiliato, Marco Favaloro era un uomo di fiducia dei boss Madonia. Al figlio Raffaele l’avvocato Nico Riccobene avrebbe suggerito alcuni metodi per evitare il sequestro dei beni.
Corona, il “cassiere” che ripuliva i soldi di Cosa Nostra
E se il cognome dei Favaloro non era nuovo negli archivi degli investigatori antimafia, anche Corona non era un insospettabile. Il suo nome era già citato negli atti di un’inchiesta che, l’anno scorso, portò in carcere i vertici del clan mafioso di Resuttana da sempre guidato dai boss stragisti della famiglia Madonia. Condannato a 17 anni per un omicidio commesso dopo una banale lite per la restituzione di un braccialetto, figlio di un mafioso assassinato, di lui il capomafia Gregorio Palazzotto diceva “è mio fratello”. Fiumi di soldi sporchi guadagnati con il traffico di droga sono passati per le sue mani: secondo i pm, Giuseppe Corona avrebbe fatto diversi investimenti in immobili come bar e tabacchi, con i soldi da ripulire delle cosche.
La foto di Di Maio nel bar del cognato del cassiere
Accusato di essere il “cassiere della mafia“, di sicuro Corona lavorava come cassiere nel bar del cognato, la caffetteria Aurora. Ed è proprio all’interno del bar che è stata scattata una foto diventata praticamente virale nelle ore successive all’operazione antimafia: nell’instantanea si vede il gestore della caffetteria (cognato di Corona) insieme a Luigi Di Maio e Giancarlo Cancelleri. Corona nella foto non c’è, contrariamente a come riferito dalle agenzie di stampa. Si vedono dunque solo i due esponenti del M5s e il cognato del presunto mafioso. “Cancelleri e Di Maio – fanno sapere dall’ufficio stampa del M5s all’assemblea regionale siciliana – sono andati a prendere un caffè in quel bar dopo un incontro elettorale. I gestori, come spesso capita, chiesero una foto ricordo e non c’era alcun motivo per rifiutarla”. “Non sono andato mai prima in quel bar e neanche dopo. Non conosco i gestori del locale. Noi non permetteremo mai a nessuna organizzazione criminale d’infiltrare il M5s, noi siamo per aumentare il 41 bis e 41 ter del codice antimafia”, dice Cancelleri in un video diffuso su facebook.
Bar e locali lavatrici di denaro
Il cognato di Corona sostiene di essere il proprietario della caffetteria ma per la procura era nelle disponibilità del presunto cassiere dei clan. Come molti altri locali in città compresi i bar Alba, i due storici punti di Mondello e Piazza don Bosco noti soprattutto per le arancine: nelle indagini infatti è finito Giuseppe Tarantino, il vecchio gestore per il quale è stato disposto dal gip il divieto di dimora a Palermo. Estranei alle indagini, invece, i nuovi soci del bar Alba. Per i pm, insieme a diverse tabaccherie, sarebbero state enormi lavatrici di denaro sporco accumulato col traffico degli stupefacenti. In questo – e cioè nel “lavare” i soldi – Corona era considerato il punto di riferimento per diverse famiglie. “L’aspetto più rilevante di questa inchiesta è certamente quello legato alle attività imprenditoriali e commerciali sequestrate perché strumento di riciclaggio e oggetto di intestazione fittizia ha spiegato il magistrato – si prestava a gestire e ripulire il denaro che proveniva dalle casse di diversi mandamenti mafiosi e il proprio attraverso un sistema di riciclaggio e autoriciclaggio che passava per attività commerciali e imprenditoriali. Colpendo i patrimoni ed eliminando le risorse finanziarie i mafiosi si trovano in difficoltà sia nel riorganizzare i traffici che nel finanziare la struttura”, ha spiegato il procuratore Lo Voi.
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"Chi si oppone abbia almeno l’onestà di dire chiaramente perché e di assumersi la responsabilità di condannare questa terra al degrado e all’inefficienza- dice Schifani - Non possiamo accettare che il futuro della Sicilia venga bloccato da interessi di parte, da vecchie logiche a volte ambigue. Non possiamo più tollerare un sistema che penalizza i cittadini, le imprese e l’ambiente. La nostra Regione merita di voltare pagina. Merita un futuro fatto di pulizia, decoro e sostenibilità. Noi andremo avanti, con determinazione e con la convinzione che questa sia l’unica strada possibile. Anche se in salita. In tutti i sensi. Perché la Sicilia merita di più".
Palermo,9 mar. (Adnkronos) - "Perché, dopo vent’anni di dibattiti e promesse mancate, ancora oggi qualcuno si oppone alla realizzazione di impianti di termovalorizzazione? L’esperienza europea dimostra che questi impianti sono una soluzione efficiente e sicura per chiudere il ciclo dei rifiuti, trasformando ciò che non può essere riciclato in energia pulita. Eppure, in Sicilia si è continuato a rinviare, mentre le discariche si riempiono e i cittadini pagano bollette sempre più alte per smaltire i rifiuti altrove. È davvero un problema di tutela ambientale? No, perché i moderni termovalorizzatori sono progettati per garantire emissioni praticamente nulle, rispettando i più severi standard europei". Così il Presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, in un intervento sul Giornale di Sicilia. "Parlare di inquinamento è oggi fuori luogo: in molte città del Nord Italia, in Europa e nel mondo, questi impianti convivono con i centri abitati senza alcun impatto sulla qualità dell’aria", dice.
"Forse si vuole difendere il business delle discariche? È un dubbio legittimo. Il sistema attuale, infatti, ha spesso alimentato interessi economici poco trasparenti, in alcuni casi perfino legati alla criminalità organizzata. E di questo ho parlato in occasione della mia audizione alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle ecomafie", conclude Schifani.
Palermo, 9 mar. (Adnkronos) - "La Sicilia, purtroppo, vive da decenni un’emergenza che sembra diventata strutturale. Il mio governo ha individuato fin dalla campagna elettorale questo come un obiettivo primario, consapevole che la gestione dei rifiuti non è solo un problema ambientale, ma anche sociale ed economico. Abbiamo ereditato una situazione di stallo, con un sistema fondato su discariche ormai al collasso, senza un’efficace pianificazione e con una raccolta differenziata ancora insufficiente. E soprattutto, mancava uno strumento fondamentale: il Piano rifiuti, indispensabile per poter programmare e realizzare qualsiasi intervento strutturale. Lo abbiamo speditamente adottato nel novembre scorso, dopo un grande lavoro di squadra che ha coinvolto vari organi istituzionali preposti al ramo". Così, in un intervento sul Giornale di Sicilia, il Presidente della Regione siciliana, Renato Schifani,.
"Sapevamo che sarebbe stato un percorso difficile, sia dal punto di vista normativo che politico- prosegue - E a volte avvertiamo una condizione di solitudine, nel dover difendere un’idea di sviluppo che dovrebbe essere patrimonio comune, ma che invece incontra resistenze incomprensibili e a volte ambigue. Non cori da stadio, ma silenzi a volte trasversali e imbarazzanti".
"Non è un caso che il tema dei termovalorizzatori in Sicilia sia presente nel dibattito pubblico da oltre vent’anni, senza mai trovare una concreta soluzione- aggiunge Schifani - In tutto questo tempo, mentre in altre regioni italiane e in Europa si realizzavano impianti di ultima generazione per trasformare i rifiuti in energia, in Sicilia si continuava a rinviare, accumulando ritardi su ritardi e lasciando che il problema si aggravasse. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: città invase dai rifiuti, discariche sature, costi di smaltimento sempre più elevati e una dipendenza dall’estero per l’invio della spazzatura che pesa sulle tasche dei cittadini siciliani per oltre cento milioni all'anno". "Ciò che trovo più preoccupante è la rassegnazione diffusa tra i siciliani. Dopo decenni di annunci e promesse mancate, molti ormai non credono più che il cambiamento sia possibile. Ma io dico che questa volta è diverso. Questa volta il governo regionale ha fatto una scelta chiara e irreversibile: realizzare gli impianti e dare finalmente alla Sicilia una gestione moderna ed efficiente dei rifiuti. E per questo obiettivo dedico due pomeriggi al mese per monitorare di persona il percorso, spesso complesso ma che ci sforziamo di velocizzare. Per non parlare dei numerosi ricorsi presentati contro il mio piano per bloccare il tutto. A questi ci opporremo con fermezza e competenza".
Palermo, 9 mar. (Adnkronos) - I vigili del fuoco del Comando provinciale di Palermo resteranno per tutta la notte tra via Quintino Sella e via Gaetano Daita per tenere sotto controllo l'edificio in cui ieri mattina si è propagato un vasto incendio che ha distrutto l'appartamento all'ultimo piano dell'ex sottosegretario alla Salute, Adelfio Elio Cardinale, e della moglie, l'ex magistrato Annamaria Palma. I due sono riusciti a mettersi in salvo, tutti i residenti sono stati evacuati, un uomo di 80 anni è rimasto intossicato. "Le fiamme sono state circoscritte e non si propagano più. Sono in corso adesso le operazioni di bonifica che consistono nello smassamento della parte combusta e nello spegnimento dei focolai residui. Per tutta la notte sul posto sarà effettuato un servizio di vigilanza antincendio", ha spiegato in serata all'Adnkronos Agatino Carrolo, direttore regionale dei vigili del fuoco della Sicilia, da ieri mattina sul luogo del rogo.
"Abbiamo dovuto tagliare il tetto con le motoseghe. I miei uomini hanno lavorato a 25 metri su un piano inclinato di 30 gradi e abbiamo lavorato con la dovuta cautela. Tagliato il tetto si impedisce alle fiamme di propagarsi. Quindi rimangono da effettuare le operazioni di bonifica, di rimozione del materiale combusto e laddove ci sono dei focolai residui spegnerli. Oltre a questo si prevede di effettuare un'operazione di vigilanza antincendio ceh consiste in un presidio fisico a vigilare lo stato dei luoghi fino a quando non ci sarà più bisogno", ha detto.
E ha aggiunto: "Ci siamo trovati ad operare ad un altezza di 25 metri dal piano di calpestio. Dobbiamo spegnere un incendio importante di un tetto di circa 400 mq di falde e le fiamme sono particolarmente insidiose perché questa combustione è caratterizzata dal cosiddetto fuoco covante ossia una combustione in condizione di sotto ossigenazione che corre nello spazio di ventilazione del tetto. Quindi in superficie non si vede nulla ma ad un certo punto le fiamme affiorano dove è possibile".
Roma, 8 mar (Adnkronos) - "Non c’è molto da dire, se non che mi vergogno e che mi dispiace molto. Il Pd è germogliato dalle tradizioni più alte e più nobili della storia politica del Paese. Ha nel suo dna l’europeismo. Ed è di tutta evidenza che non può essere questo il nostro posizionamento". Lo scrive sui social Pina Picierno rispondendo alle proteste sui social per il post del Pd sulla questione del piano di Difesa Ue in cui si legge 'bravo Matteo' a proposito delle posizioni di Matteo Salvini.
"Mi vergogno, infatti. E sono allibita", aggiunge la vice presidente del Parlamento europeo.
Roma, 8 mar (Adnkronos) - "Ma vi siete bevuti il cervello Elly Schlein? Vi mettete a scimiottare Salvini. I riformisti sono vivi? Hanno qualcosa da dire? Paolo Gentiloni, Lorenzo Guerini certificate la vostra esistenza in vita al netto di Pina Picierno e Filippo Sensi". Lo scrive sui social Carlo Calenda, rilanciando un post del Partito democratico sulla questione del piano di Difesa Ue in cui tra l'altro si legge 'bravo Matteo' a proposito delle posizioni di Salvini.
Roma, 8 mar (Adnkronos) - "In Italia si aggira un tizio - si chiama Andrea Stroppa - che rappresenta gli interessi miliardari e le intrusioni pericolose di Elon Musk. Dopo avere espresso avvertimenti vagamente minatori e interferito sull’attività di governo, questo Stroppa ha insultato due giornalisti, Fabrizio Roncone e la moglie Federica Serra, con il metodo tipico dell’intimidazione". Lo dice il senatore del Pd Walter Verini.
"Esprimiamo solidarietà ai due giornalisti. E ci chiediamo anche cosa aspetti Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio di questo Paese, a far sentire la sua voce contro queste ingerenze, questi attacchi, questi tentativi di intimidazione a giornalisti e giornali”, aggiunge il capogruppo Pd in Antimafia.