Il vicepremier da Mosca, dopo lo sbarco a Pozzallo, chiede a Bruxelles di "cambiare la normativa". E dice: "C'è ipocrisia di fondo in Europa sulla Libia". Risponde la Commissione: "Noi non la consideriamo sicura". Federica Mogherini ricorda: "La decisione rispetto al fatto che i porti libici non siano porti sicuri è della Corte europea dei diritti dell’uomo"
I 378 migranti dei 450 rimasti a bordo delle due navi della Guardia di Finanza e del dispositivo Frontex sono sbarcati al porto di Pozzallo. E la vicenda ha scatenato un nuovo botta e risposta tra Matteo Salvini e l’Unione Europea a causa della diversità di vedute circa la “sicurezza” dei porti libici. La Commissione ha replicato al ministro dell’Interno dicendo: “Non consideriamo la Libia un porto sicuro”. Immediata la nuova risposta: “O si cambia, o saremo costretti a muoverci da soli“. “L’Ue vuole continuare ad agevolare il lavoro sporco degli scafisti? Non lo farà in mio nome”, ha detto il vicepremier. Mentre da Bruxelles Federica Mogherini ricorda: “La decisione rispetto al fatto che i porti libici non siano porti sicuri è della Corte europea dei diritti dell’uomo, quindi puramente giuridica”. E specifica: “Si tratta di una questione che l’Italia non ha sollevato oggi durante il Consiglio”.
La polemica è cominciata con la conferenza stampa di Salvini da Mosca: “Dobbiamo cambiare la normativa e rendere i porti libici sicuri. C’è questa ipocrisia di fondo in Europa in base alla quale si danno soldi ai libici, si forniscono le motovedette e si addestra la Guardia Costiera ma poi si ritiene la Libia un porto non sicuro”, ha detto il ministro. Il leader della Lega ha indicato così quale sarà l’obiettivo dell’Italia nell’incontro del 18 luglio sulla missione europea Sophia: “Ridiscutere sulla firma suicida del 2015, di cui dovete andare a chiedere conto al governo Renzi“.
Ma alle parole di Salvini è subito arrivata la risposta della Commissione europea, tramite la portavoce Natasha Bertaud: “Nessuna operazione europea o nave europea fa sbarchi in Libia perché noi non consideriamo la Libia un porto sicuro“. Sbarcare i migranti soccorsi in mare in Libia, spiegano fonti Ue, costituirebbe un refoulement, contrario al diritto internazionale. Chi può riportare i migranti soccorsi in mare in Libia sono le autorità libiche, non le navi europee. Anche le navi europee, se soccorrono migranti nell’area Sar libica, tecnicamente non possono riportare i migranti in Libia, ma devono sbarcarli in un porto sicuro, quindi in Europa. Pertanto l’equipaggio della Vos Thalassa, se avesse riportato i migranti in Libia anziché affidarli alla Nave Diciotti della Guardia Costiera italiana, avrebbe commesso un refoulement.
“La decisione rispetto al fatto che i porti libici non siano porti sicuri è una decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo, quindi è una valutazione puramente giuridica sulla quale non c’è decisione politica da prendere, ma è nelle mani di una corte indipendente”, ha ricordato anche l’Alto Rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, al termine del Consiglio dei ministri degli Esteri Ue a Bruxelles. “Si tratta di una questione che l’Italia non ha sollevato oggi durante il Consiglio”, ha aggiunto.
L’obiettivo di riconoscere i porti libici come sicuri era già stato annunciato dal vicepremier a Innsbruck settimana scorsa, ma non compare nella lettera scritta dal premier Giuseppe Conte sabato ai leader Ue, quella che è servita per sbloccare l’ultima vicenda, in cui si parla solo di “non identificare più solo l’Italia come porto di sbarco”. “Confermiamo di avere ricevuto la lettera del premier Conte che è stata indirizzata ai presidenti Tusk e Juncker. Nella lettera chiede di dare attuazione immediata alle conclusioni raggiunte al Consiglio europeo e a breve risponderemo“, ha detto l’altro portavoce della Commissione Ue, Margaritis Schinas. “In generale e senza entrare nei dettagli, la Commissione condivide pienamente il senso d’urgenza ed è impegnata nel dare seguito velocemente alle conclusioni”, ha aggiunto il portavoce della Commissione Ue.
“La Commissione accoglie con favore che entrambe le navi siano sbarcate a Pozzallo e ciò è stato possibile grazie a 6 stati membri Ue che hanno deciso di accogliere e condividere migranti, tra cui Italia, Francia, Germania, Malta, Spagna e Portogallo”, ha continuato Schinas. “L’Italia chiede da tempo una cooperazione regionale sugli sbarchi e ha ragione a chiederlo, la Commissione crede che soluzioni ad hoc non siano sostenibili a lungo termine e chiede una nuova spinta sulla base del Consiglio europeo”.