Mafia, i locali della Palermo bene “lavatrice per i clan”: 28 arresti. Anche Giuseppe Corona, il “re del riciclaggio”
Svela l'altra faccia dell'economia siciliana l'ultima inchiesta della procura del capoluogo che oggi ha portato all'arresto di 28 persone: quattro ai domiciliari - tra cui un noto penalista palermitano - e 24 in carcere. Per altri 19 indagati è stato disposto il divieto di dimora
Le sigarette e il caffè in centro, le arancine a Mondello e quelle in via Libertà. Bar, locali e tabacchi del salotto buono di Palermo sono in mano a Cosa nostra, che in questo modo ripuliva il suo denaro. Svela l’altra faccia dell’economia siciliana l’ultima inchiesta della procura di Palermo che oggi ha portato all’arresto di 28 persone: quattro ai domiciliari – tra cui un noto penalista palermitano – e 24 in carcere. Per altri 19 indagati è stato disposto il divieto di dimora. L’indagine è stata coordinata dal procuratore Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Salvatore De Luca e dai pm RobertoTartaglia, AmeliaLuise, AnnamariaPicozzi e SiroDeFlammineis. Il nucleo di polizia valutaria della Guardia di finanza ha eseguito decine di perquisizioni e sequestri di 15 attività commerciali del valori pari a sei milioni di euro.
La mafia post Riina –L’indagine ricostruisce la struttura dei clan dopo la morte Totò Riina: nuovi equilibri, nuovi capi e nuovi business. Al centro delle indagini c’è Giuseppe Corona, il nome chiave dell’ultima inchiesta, il “re del riciclaggio” al quale i Madonia avevano affidato il proprio tesoro: tanti soldi da ripulire, e le scommesse dell’ippodromo. Secondo gli inquirenti Corona sarebbe uno degli esponenti di spicco del clan Porta Nuova e uno degli uomini forti della riorganizzazione mafiosa dopo la morte del boss e sarebbe stato proprio lui a stabilire le nuove strategie economiche di Cosa nostra. Il suo nome non è nuovo alle autorità palermitane, infatti era spuntato fuori durante l’inchiesta che, l’anno scorso, portò in carcere i vertici del clan mafioso di Resuttana, dai boss stragisti della famiglia Madonia.
Il figlio del killer di Libero Grassi
Tra gli arrestati c’è anche Raffaele Favaloro, il figlio del pentito Marco Favaloro, tra i responsabili dell’omicidio dell’imprenditore Libero Grassi, ucciso perché si era opposto al racket del pizzo. Favaloro, mafioso del clan Resuttana, ha saltato il fosso e ha cominciato a collaborare con i magistrati già negli anni Novanta. Al figlio gli inquirenti contestano l’associazione mafiosa e il riciclaggio attraverso le attività dei Compro Oro. Pur non essendo mai stato formalmente affiliato, Marco Favaloro era un uomo di fiducia dei boss Madonia. Al figlio Raffaele l’avvocato Nico Riccobene avrebbe suggerito alcuni metodi per evitare il sequestro dei beni.
Corona, il “cassiere” che ripuliva i soldi di Cosa Nostra
E se il cognome dei Favaloro non era nuovo negli archivi degli investigatori antimafia, anche Corona non era un insospettabile. Il suo nome era già citato negli atti di un’inchiesta che, l’anno scorso, portò in carcere i vertici del clan mafioso di Resuttana da sempre guidato dai boss stragisti della famiglia Madonia. Condannato a 17 anni per un omicidio commesso dopo una banale lite per la restituzione di un braccialetto, figlio di un mafioso assassinato, di lui il capomafia Gregorio Palazzotto diceva “è mio fratello”. Fiumi di soldi sporchi guadagnati con il traffico di droga sono passati per le sue mani: secondo i pm, Giuseppe Corona avrebbe fatto diversi investimenti in immobili come bar e tabacchi, con i soldi da ripulire delle cosche.
La foto di Di Maio nel bar del cognato del cassiere
Accusato di essere il “cassiere della mafia“, di sicuro Corona lavorava come cassiere nel bar del cognato, la caffetteria Aurora. Ed è proprio all’interno del bar che è stata scattata una foto diventata praticamente virale nelle ore successive all’operazione antimafia: nell’instantanea si vede il gestore della caffetteria (cognato di Corona) insieme a Luigi Di Maio e GiancarloCancelleri. Corona nella foto non c’è, contrariamente a come riferito dalle agenzie di stampa. Si vedono dunque solo i due esponenti del M5s e il cognato del presunto mafioso. “Cancelleri e Di Maio – fanno sapere dall’ufficio stampa del M5s all’assemblea regionale siciliana – sono andati a prendere un caffè in quel bar dopo un incontro elettorale. I gestori, come spesso capita, chiesero una foto ricordo e non c’era alcun motivo per rifiutarla”. “Non sono andato mai prima in quel bar e neanche dopo. Non conosco i gestori del locale. Noi non permetteremo mai a nessuna organizzazione criminale d’infiltrare il M5s, noi siamo per aumentare il 41 bis e 41 ter del codice antimafia”, dice Cancelleri in un video diffuso su facebook.
La foto nella caffetteria Aurora. Corona non c’è: si vedono Di Maio, il cognato di Corona, un avventore estraneo alla vicenda e Cancelleri
Bar e locali lavatrici di denaro Il cognato di Corona sostiene di essere il proprietario della caffetteria ma per la procura era nelle disponibilità del presunto cassiere dei clan. Come molti altri locali in città compresi i bar Alba, i due storici punti di Mondello e Piazza don Bosco noti soprattutto per le arancine: nelle indagini infatti è finito Giuseppe Tarantino, il vecchio gestore per il quale è stato disposto dal gip il divieto di dimora a Palermo. Estranei alle indagini, invece, i nuovi soci del bar Alba. Per i pm, insieme a diverse tabaccherie, sarebbero state enormi lavatrici di denaro sporco accumulato col traffico degli stupefacenti. In questo – e cioè nel “lavare” i soldi – Corona era considerato il punto di riferimento per diverse famiglie. “L’aspetto più rilevante di questa inchiesta è certamente quello legato alle attività imprenditoriali e commerciali sequestrate perché strumento di riciclaggio e oggetto di intestazione fittizia ha spiegato il magistrato – si prestava a gestire e ripulire il denaro che proveniva dalle casse di diversi mandamenti mafiosi e il proprio attraverso un sistema di riciclaggio e autoriciclaggio che passava per attività commerciali e imprenditoriali. Colpendo i patrimoni ed eliminando le risorse finanziarie i mafiosi si trovano in difficoltà sia nel riorganizzare i traffici che nel finanziare la struttura”, ha spiegato il procuratore Lo Voi.
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La Redazione
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "In un mutato e minaccioso quadro internazionale, il piano Ue per la difesa è per i Socialisti e Democratici europei un primo importante passo per assicurare il necessario sostegno all’Ucraina e la sicurezza dei nostri cittadini. A Bruxelles siamo al lavoro perché dal Parlamento venga una spinta forte nella direzione della condivisione e del coordinamento degli investimenti, verso una vera difesa comune europea". Lo scrive sui social l'eurodeputato Pd, Giorgio Gori.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "La linea del Partito Socialista Europeo è chiara, netta ed inequivocabile: il ReArm Europe è un atto iniziale importante per la creazione di una difesa comune europea". Lo scrive la vicepresidente del Parlamento Ue, Pina Picierno del Pd, sui social.
"Non c’è nessuna rincorsa bellicista, nessuna distruzione del welfare e di quanto con fatica abbiamo costruito dopo la pandemia ma solo la necessità di rendere più sicuro il nostro continente e le nostre democrazie. Cosi come fu per il NextGenerationEu siamo davanti ad una svolta storica per l’Unione Europea che punterà su indipendenza strategica, acquisti comuni e innovazione".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - “Per la difesa europea servono investimenti comuni in sicurezza, una sola politica estera, economia forte e società coesa, serve un vero salto di qualità verso gli Stati Uniti d’Europa. Di fronte alle minacce che si profilano bisogna sostenere le nostre capacità di difesa nel modo più credibile, senza frammentare le spese tra gli Stati e neanche dando ancora soldi all’America come vorrebbe Trump. Il punto di vista portato dalla segretaria Schlein al vertice del Pse è stato ascoltato ed è positivo l’accordo dei socialisti europei sui fondi di coesione. Il Pd indica una strada di fermezza, consapevolezza e responsabilità sociale, senza farsi distrarre da alcun richiamo”. Lo dichiara Debora Serracchiani, componente della segreteria nazionale del Partito democratico.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Decidere maggiori investimenti per rendere più sicuro e protetto il nostro continente è una scelta non più rinviabile. La difesa europea è un pilastro fondamentale della nostra autonomia strategica. Non possiamo avere tentennamenti su questo obiettivo. La discussione non è sul se, ma sul come arrivarci". Così Alessandro Alfieri, capogruppo Pd in commissione Esteri e Difesa a Palazzo Madama.
"In questi giorni i nostri a Bruxelles stanno facendo un lavoro prezioso per evitare che si utilizzino i fondi di coesione per finanziare spese militari e per incentivare, attraverso gli strumenti europei vecchi e nuovi, le collaborazioni industriali e gli acquisti comuni fra Paesi Europei, l’interoperabilità dei sistemi e i programmi sugli abilitanti strategici (spazio, cyber, difesa aerea, trasporto strategico). In questo quadro, va salutato positivamente che dopo il Next Generation si consolidi l’idea di emettere debito comune per finanziare un bene pubblico europeo come la difesa".
"Anche perché sarà per noi meno complicato continuare la nostra battaglia per estenderlo agli altri pilastri dell’autonomia strategica, a partire dalle politiche per accompagnare la transizione ecologica e digitale. Un passo importante quindi, come sottolineato dal nostro gruppo a Bruxelles, a cui certamente ne dovranno seguire altri se si vuole davvero rafforzare la nostra difesa comune”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "L’Unione Europea si trova a un bivio: o si presenta unita o rischia la marginalità politica. La guerra in Ucraina, e l’attuale voltafaccia americano, hanno reso evidente l’urgenza di una politica di difesa comune che non può essere frenata dagli interessi delle singole nazioni". Così l'eurodeputato Pd, Pierfrancesco Maran. "Una Difesa progressivamente comune perché, agendo come 27 eserciti nazionali, rischiamo l’impotenza".
"Oggi è necessario un passaggio di fase che aumenti gli investimenti volti a garantire una deterrenza da nuova aggressioni russe dopo il disimpegno americano ma anche a rendere più omogenea la difesa europea, con forniture simili, riducendo le duplicazioni di spese tra paesi e le inefficienze. L’Unione Europea deve dotarsi di una propria architettura di sicurezza, capace di garantire responsività e affermarsi come attore decisivo nello scenario internazionale".
"L’iniziativa della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, al di là del nome infelice 'RearmEU', è un primo passo in questa direzione. Va tuttavia integrata e sviluppata identificando con chiarezza quali sono le linee di spesa utilizzate, in che modo questo aiuto può supportare immediatamente l’Ucraina, come si intende sostenere una crescente produzione industriale europea nell’ottica di arrivare ad una vera interoperabilità e difesa comune".
Roma, 6 mar (Adnkronos) - "Penso che sia l’ennesimo episodio di antisemitismo che vuole legare la guerra in Medio oriente all’insulto alla memoria della Shoah. È terribile". Lo dice all'Adnkronos il segretario di Sinistra per Israele Emanuele Fiano a proposito del ritrovamento nel cantiere del museo della Shoah a Roma di escrementi, una testa di maiale e scritte che ricordano i morti a Gaza oltre ad alcuni volantini pro Palestina sono. Sull'episodio indaga la Digos.
Roma, 6 mar (Adnkronos) - "La sinistra". Lo scrive su Twitter il senatore del Pd Filippo Sensi rilanciando un post di Pedro Sanchez in cui, a margine del Consiglio europeo straordinario, il premier spagnolo tra l'altro dice: "Oggi dobbiamo mandare un messaggio chiaro ai cittadini: l’Europa è molto più potente di quanto pensiamo. Nessuno minaccerà la nostra pace, la nostra sicurezza o la nostra prosperità".
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Giustizia & Impunità
Mafia, i locali della Palermo bene “lavatrice per i clan”: 28 arresti. Anche Giuseppe Corona, il “re del riciclaggio”
Svela l'altra faccia dell'economia siciliana l'ultima inchiesta della procura del capoluogo che oggi ha portato all'arresto di 28 persone: quattro ai domiciliari - tra cui un noto penalista palermitano - e 24 in carcere. Per altri 19 indagati è stato disposto il divieto di dimora
Le sigarette e il caffè in centro, le arancine a Mondello e quelle in via Libertà. Bar, locali e tabacchi del salotto buono di Palermo sono in mano a Cosa nostra, che in questo modo ripuliva il suo denaro. Svela l’altra faccia dell’economia siciliana l’ultima inchiesta della procura di Palermo che oggi ha portato all’arresto di 28 persone: quattro ai domiciliari – tra cui un noto penalista palermitano – e 24 in carcere. Per altri 19 indagati è stato disposto il divieto di dimora. L’indagine è stata coordinata dal procuratore Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Salvatore De Luca e dai pm Roberto Tartaglia, Amelia Luise, Annamaria Picozzi e Siro De Flammineis. Il nucleo di polizia valutaria della Guardia di finanza ha eseguito decine di perquisizioni e sequestri di 15 attività commerciali del valori pari a sei milioni di euro.
La mafia post Riina – L’indagine ricostruisce la struttura dei clan dopo la morte Totò Riina: nuovi equilibri, nuovi capi e nuovi business. Al centro delle indagini c’è Giuseppe Corona, il nome chiave dell’ultima inchiesta, il “re del riciclaggio” al quale i Madonia avevano affidato il proprio tesoro: tanti soldi da ripulire, e le scommesse dell’ippodromo. Secondo gli inquirenti Corona sarebbe uno degli esponenti di spicco del clan Porta Nuova e uno degli uomini forti della riorganizzazione mafiosa dopo la morte del boss e sarebbe stato proprio lui a stabilire le nuove strategie economiche di Cosa nostra. Il suo nome non è nuovo alle autorità palermitane, infatti era spuntato fuori durante l’inchiesta che, l’anno scorso, portò in carcere i vertici del clan mafioso di Resuttana, dai boss stragisti della famiglia Madonia.
Il figlio del killer di Libero Grassi
Tra gli arrestati c’è anche Raffaele Favaloro, il figlio del pentito Marco Favaloro, tra i responsabili dell’omicidio dell’imprenditore Libero Grassi, ucciso perché si era opposto al racket del pizzo. Favaloro, mafioso del clan Resuttana, ha saltato il fosso e ha cominciato a collaborare con i magistrati già negli anni Novanta. Al figlio gli inquirenti contestano l’associazione mafiosa e il riciclaggio attraverso le attività dei Compro Oro. Pur non essendo mai stato formalmente affiliato, Marco Favaloro era un uomo di fiducia dei boss Madonia. Al figlio Raffaele l’avvocato Nico Riccobene avrebbe suggerito alcuni metodi per evitare il sequestro dei beni.
Corona, il “cassiere” che ripuliva i soldi di Cosa Nostra
E se il cognome dei Favaloro non era nuovo negli archivi degli investigatori antimafia, anche Corona non era un insospettabile. Il suo nome era già citato negli atti di un’inchiesta che, l’anno scorso, portò in carcere i vertici del clan mafioso di Resuttana da sempre guidato dai boss stragisti della famiglia Madonia. Condannato a 17 anni per un omicidio commesso dopo una banale lite per la restituzione di un braccialetto, figlio di un mafioso assassinato, di lui il capomafia Gregorio Palazzotto diceva “è mio fratello”. Fiumi di soldi sporchi guadagnati con il traffico di droga sono passati per le sue mani: secondo i pm, Giuseppe Corona avrebbe fatto diversi investimenti in immobili come bar e tabacchi, con i soldi da ripulire delle cosche.
La foto di Di Maio nel bar del cognato del cassiere
Accusato di essere il “cassiere della mafia“, di sicuro Corona lavorava come cassiere nel bar del cognato, la caffetteria Aurora. Ed è proprio all’interno del bar che è stata scattata una foto diventata praticamente virale nelle ore successive all’operazione antimafia: nell’instantanea si vede il gestore della caffetteria (cognato di Corona) insieme a Luigi Di Maio e Giancarlo Cancelleri. Corona nella foto non c’è, contrariamente a come riferito dalle agenzie di stampa. Si vedono dunque solo i due esponenti del M5s e il cognato del presunto mafioso. “Cancelleri e Di Maio – fanno sapere dall’ufficio stampa del M5s all’assemblea regionale siciliana – sono andati a prendere un caffè in quel bar dopo un incontro elettorale. I gestori, come spesso capita, chiesero una foto ricordo e non c’era alcun motivo per rifiutarla”. “Non sono andato mai prima in quel bar e neanche dopo. Non conosco i gestori del locale. Noi non permetteremo mai a nessuna organizzazione criminale d’infiltrare il M5s, noi siamo per aumentare il 41 bis e 41 ter del codice antimafia”, dice Cancelleri in un video diffuso su facebook.
Bar e locali lavatrici di denaro
Il cognato di Corona sostiene di essere il proprietario della caffetteria ma per la procura era nelle disponibilità del presunto cassiere dei clan. Come molti altri locali in città compresi i bar Alba, i due storici punti di Mondello e Piazza don Bosco noti soprattutto per le arancine: nelle indagini infatti è finito Giuseppe Tarantino, il vecchio gestore per il quale è stato disposto dal gip il divieto di dimora a Palermo. Estranei alle indagini, invece, i nuovi soci del bar Alba. Per i pm, insieme a diverse tabaccherie, sarebbero state enormi lavatrici di denaro sporco accumulato col traffico degli stupefacenti. In questo – e cioè nel “lavare” i soldi – Corona era considerato il punto di riferimento per diverse famiglie. “L’aspetto più rilevante di questa inchiesta è certamente quello legato alle attività imprenditoriali e commerciali sequestrate perché strumento di riciclaggio e oggetto di intestazione fittizia ha spiegato il magistrato – si prestava a gestire e ripulire il denaro che proveniva dalle casse di diversi mandamenti mafiosi e il proprio attraverso un sistema di riciclaggio e autoriciclaggio che passava per attività commerciali e imprenditoriali. Colpendo i patrimoni ed eliminando le risorse finanziarie i mafiosi si trovano in difficoltà sia nel riorganizzare i traffici che nel finanziare la struttura”, ha spiegato il procuratore Lo Voi.
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Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "La linea del Partito Socialista Europeo è chiara, netta ed inequivocabile: il ReArm Europe è un atto iniziale importante per la creazione di una difesa comune europea". Lo scrive la vicepresidente del Parlamento Ue, Pina Picierno del Pd, sui social.
"Non c’è nessuna rincorsa bellicista, nessuna distruzione del welfare e di quanto con fatica abbiamo costruito dopo la pandemia ma solo la necessità di rendere più sicuro il nostro continente e le nostre democrazie. Cosi come fu per il NextGenerationEu siamo davanti ad una svolta storica per l’Unione Europea che punterà su indipendenza strategica, acquisti comuni e innovazione".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - “Per la difesa europea servono investimenti comuni in sicurezza, una sola politica estera, economia forte e società coesa, serve un vero salto di qualità verso gli Stati Uniti d’Europa. Di fronte alle minacce che si profilano bisogna sostenere le nostre capacità di difesa nel modo più credibile, senza frammentare le spese tra gli Stati e neanche dando ancora soldi all’America come vorrebbe Trump. Il punto di vista portato dalla segretaria Schlein al vertice del Pse è stato ascoltato ed è positivo l’accordo dei socialisti europei sui fondi di coesione. Il Pd indica una strada di fermezza, consapevolezza e responsabilità sociale, senza farsi distrarre da alcun richiamo”. Lo dichiara Debora Serracchiani, componente della segreteria nazionale del Partito democratico.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Decidere maggiori investimenti per rendere più sicuro e protetto il nostro continente è una scelta non più rinviabile. La difesa europea è un pilastro fondamentale della nostra autonomia strategica. Non possiamo avere tentennamenti su questo obiettivo. La discussione non è sul se, ma sul come arrivarci". Così Alessandro Alfieri, capogruppo Pd in commissione Esteri e Difesa a Palazzo Madama.
"In questi giorni i nostri a Bruxelles stanno facendo un lavoro prezioso per evitare che si utilizzino i fondi di coesione per finanziare spese militari e per incentivare, attraverso gli strumenti europei vecchi e nuovi, le collaborazioni industriali e gli acquisti comuni fra Paesi Europei, l’interoperabilità dei sistemi e i programmi sugli abilitanti strategici (spazio, cyber, difesa aerea, trasporto strategico). In questo quadro, va salutato positivamente che dopo il Next Generation si consolidi l’idea di emettere debito comune per finanziare un bene pubblico europeo come la difesa".
"Anche perché sarà per noi meno complicato continuare la nostra battaglia per estenderlo agli altri pilastri dell’autonomia strategica, a partire dalle politiche per accompagnare la transizione ecologica e digitale. Un passo importante quindi, come sottolineato dal nostro gruppo a Bruxelles, a cui certamente ne dovranno seguire altri se si vuole davvero rafforzare la nostra difesa comune”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "L’Unione Europea si trova a un bivio: o si presenta unita o rischia la marginalità politica. La guerra in Ucraina, e l’attuale voltafaccia americano, hanno reso evidente l’urgenza di una politica di difesa comune che non può essere frenata dagli interessi delle singole nazioni". Così l'eurodeputato Pd, Pierfrancesco Maran. "Una Difesa progressivamente comune perché, agendo come 27 eserciti nazionali, rischiamo l’impotenza".
"Oggi è necessario un passaggio di fase che aumenti gli investimenti volti a garantire una deterrenza da nuova aggressioni russe dopo il disimpegno americano ma anche a rendere più omogenea la difesa europea, con forniture simili, riducendo le duplicazioni di spese tra paesi e le inefficienze. L’Unione Europea deve dotarsi di una propria architettura di sicurezza, capace di garantire responsività e affermarsi come attore decisivo nello scenario internazionale".
"L’iniziativa della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, al di là del nome infelice 'RearmEU', è un primo passo in questa direzione. Va tuttavia integrata e sviluppata identificando con chiarezza quali sono le linee di spesa utilizzate, in che modo questo aiuto può supportare immediatamente l’Ucraina, come si intende sostenere una crescente produzione industriale europea nell’ottica di arrivare ad una vera interoperabilità e difesa comune".
Roma, 6 mar (Adnkronos) - "Penso che sia l’ennesimo episodio di antisemitismo che vuole legare la guerra in Medio oriente all’insulto alla memoria della Shoah. È terribile". Lo dice all'Adnkronos il segretario di Sinistra per Israele Emanuele Fiano a proposito del ritrovamento nel cantiere del museo della Shoah a Roma di escrementi, una testa di maiale e scritte che ricordano i morti a Gaza oltre ad alcuni volantini pro Palestina sono. Sull'episodio indaga la Digos.
Roma, 6 mar (Adnkronos) - "La sinistra". Lo scrive su Twitter il senatore del Pd Filippo Sensi rilanciando un post di Pedro Sanchez in cui, a margine del Consiglio europeo straordinario, il premier spagnolo tra l'altro dice: "Oggi dobbiamo mandare un messaggio chiaro ai cittadini: l’Europa è molto più potente di quanto pensiamo. Nessuno minaccerà la nostra pace, la nostra sicurezza o la nostra prosperità".