Russia2018: un successo, non solo televisivo! Quando alla fine del 2017, Mediaset acquisì per circa 78 milioni i diritti per le 64 partite del Mondiale di calcio, furono in molti a supporre che l’investimento non fosse conveniente, stante il fatto che l’Italia era stata eliminata un mese prima dalla Svezia. L’eliminazione della Nazionale italiana avrebbe potuto far scemare di molto l’interesse per tutto il Mondiale rendendo l’investimento poco conveniente. Evidentemente così non è stato! La Rai perse l’asta per avere offerto circa 20 milioni in meno.

Alcuni esperti hanno sostenuto che proprio l’assenza della squadra Azzurra abbia indirettamente contribuito al successo televisivo dei mondiali. Si è così riscoperto, non potendo tifare per la Nazionale, il piacere di ammirare il gioco di tutte le squadre, comprese le nazionali “minori”. Oltretutto ci siamo “liberati” dalle solite polemiche sull’arbitraggio. Insomma, grazie al Mondiale, per un mese gli italiani sono tornati ad essere più sportivi e meno tifosi.

Sono in molti a ritenere che sia stato il miglior Mondiale della storia. L’organizzazione è stata all’altezza, il gioco di quasi tutte le partite è stato avvincente con cambiamenti improvvisi dei risultati, in molti casi nei minuti finali. Il fatto che siano emersi i Paesi “minori” mentre diverse squadre blasonate siano uscite anzitempo dalla competizione è un ulteriore segno del cambiamento delle gerarchie a livello mondiale, e questo è un positivo segnale per la crescita del sistema-calcio. Le telecronache hanno reso ancor più spettacolari le partite; un’altra “sorpresa” è stata la bravura dei telecronisti, sempre pacati e preparati.

I risultati di ascolto confermano il successo. Nella tabella si sono poste le sole partite trasmesse da Canale5: la media complessiva degli ascoltatori è stata pari a sette milioni circa (la partita che ha registrato il massimo ascolto è stata la finale con 11,7 milioni di ascoltatori medi). Un risultato importante, considerando che gli ascolti hanno premiato anche le partite supposte “minori”. L’età media dei telespettatori è pari a 52 anni; si registra una media di ascolto superiore per i maschi con 51% di share media (anche se aumenta l’ascolto delle giovani donne, effetto della crescita del calcio femminile); mentre i target delle persone con livello d’istruzione superiore e degli abitanti del Centro-Italia hanno ascolti superiori alla media complessiva.
Traiamo tre brevi considerazioni dalla vicenda.

Va rilevato innanzitutto che l’exploit della manifestazione trae frutto dal fatto che è stata trasmessa da una Tv free; se il Mondiale fosse stato trasmesso dalla Tv a pagamento, avrebbe raggiunto una scarsa risonanza. Solo la Tv free crea l’evento mediatico; i gestori del calcio dovrebbero tener conto di questa “legge” per ridare slancio al nostro campionato (prerogativa della sola pay).
La pubblicità, come noto, è in crisi. Crisi derivante dal calo dei consumi, ma anche dalla scarsa qualità della nostra Tv. Il fatto che la pubblicità si sia copiosamente riversata sull’evento, dimostra quanto i buoni prodotti audiovisivi siano apprezzati dal pubblico ed anche dagli inserzionisti.

Si rileva infine che la presenza della Rai sui diritti calcistici è marginale (coppa Italia, Nazionale e alcune partite della Champions); ciò non è di per sé un dramma: in diversi paesi europei i servizi pubblici fanno a meno da anni del calcio, non potendo ricorrere alla forsennata lievitazione dei costi dei diritti, eppure mantengono intatte le loro prerogative di pubblico servizio. Venendo meno il calcio, alla Rai rimangono come programmi di punta il Festival di Sanremo, le fiction, alcuni programmi d’inchiesta e culturali. Troppo poco! Per questo dovrebbe impegnarsi maggiormente, per stare al passo coi tempi, sull’intrattenimento leggero, sui talk e sull’informazione, generi sui quali si concentrano le maggiori critiche.

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