Calcio

Parma e Chievo rischiano la Serie A: la procura federale chiede 2 punti di penalità per i ducali e 15 per i clivensi

Come alternativa, i magistrati della Figc hanno proposto, per il Parma, 6 punti di penalizzazione nella Serie A 2018-2019. Al centro, gli sms inviati da Emanuele Calaiò a De Col e Terzi de La Spezia, a poche dall'incontro poi vinto dai ducali. Per il Chievo chiesti -15 punti. Entrambe le squadre rischiano di essere estromesse dalla massima serie

Tra meno di dieci giorni, il 26 luglio, sarà diramato il calendario del prossimo campionato, eppure sul calcio italiano incombono grandi incertezze. Da una parte c’è il Parma calcio, nei cui confronti la Procura federale della Ficg ha chiesto, davanti al Tribunale federale nazionale, due punti di penalizzazione da scontare nel campionato di Serie B 2017-2018 o, in alternativa, 6 punti di penalità nella Serie A 2018-2019. Dall’altra parte c’è il Chievo Verona, che rischia una sanzione di meno 15 punti nell’ultima classifica. Per entrambe le squadre, dunque, si potrebbe prefigurare la retrocessione.

I casi per i quali le due società sono state chiamate in giudizio sono diversi. Per i ducali, al centro dell’inchiesta, c’è il presunto tentato illecito sportivo del giocatore Emanuele Calaiò. Prima dell’ultima gara di campionato contro lo Spezia in programma al Picco il 18 maggio scorso, l’attaccante di origini siciliane inviò messaggi Whatsapp ai suoi ex compagni di squadra (Calaiò ha giocato nello Spezia l’anno precedente) De Col e Terzi per chiedere di non impegnarsi troppo: per il diretto interessato quei messaggi erano uno sfottò tra ex compagni di squadra, per i pm federali il tentativo di condizionare l’impegno dei calciatori liguri, falsando la partita. Il match, poi, lo vincerà il Parma, che con quei tre punti fuori casa e complice il pareggio interno del Frosinone contro il Foggia si aggiudicò la promozione diretta in Serie A. Una categoria, come detto, che i ducali perderebbero qualora venisse accettata la richiesta dei due punti di penalizzazione da scontare nel campionato ormai concluso: la squadra di D’Aversa, infatti, passerebbe dal secondo al quarto posto. Quindi niente salto nella massima serie e obbligo di disputare i play off.
Per quanto riguarda il Chievo, invece, l’accusa è di aver commesso plusvalenze fittizie. Nel processo è coinvolto anche il Cesena, nei confronti del quale è stata chiesta la medesima sanzione. Dato che i clivensi chiusero la Serie A con 5 punti sull’ultima retrocessa, il Crotone, la conferma, da parte dei giudici, della richiesta dei pm, significherebbe iniziare il prossimo campionato dalla B.

Le leggi federali, del resto, impongono pene afflittive per i reati commessi, quindi da scontare nel campionato durante il quale sono stati compiuti gli illeciti. È quanto accaduto, ad esempio, per il Bari: durante lo scorso campionato di Serie B, il mancato pagamento di alcuni tributi ha comportato una penalizzazione di due punti per i pugliesi. In nome del carattere afflittivo della pena, per far scontare la penalità durante il torneo in corso venne addirittura posticipato l’inizio dei play off, con il Bari declassato di una posizione in classifica e obbligato a disputare il turno preliminare degli spareggi promozione fuori casa (a Cittadella) invece che al San Nicola. Con il Parma tutto questo non è stato possibile applicarlo perché l’inchiesta si è conclusa dopo la fine del campionato e dei play off. Per questo motivo, i pm federali hanno chiesto una pena alternativa di 6 punti da scontare nella prossima Serie A, per rendere la pena “ugualmente afflittiva”. Se venisse accettata questa richiesta, si verrebbe a creare una disparità di trattamento che la dice lunga sull’effettivo equilibrio delle norme federali. Insomma, un pasticcio. Diverso, invece, il discorso che riguarda Emanuele Calaiò: nei confronti del calciatore la richiesta della procura Figc è di 4 anni di squalifica e 50mila euro di ammenda.

LE PAROLE DELL’ATTACCANTE: “MESSAGGI NON AVEVANO SECONDO FINE” – “Ho passato un’estate d’inferno. Non mi aspettavo di arrivare qui davanti a voi per tre messaggi innocui, stupidi e scherzosi che non avevano secondo fine. Non ho mia pensato di alleggerire la posizione dei miei compagni di squadra o alterare il risultato della partita”. Sono state queste le parole di Calaiò, che ha parlato durante il processo. “Io queste cose non le faccio, sono una persona pulita e corretta e mi dispiace che non ci siano qui lo Spezia ed i miei ex compagni a testimoniare che sono sempre stato un esempio per i giovani”, ha aggiunto l’attaccante, che poi ha sottolineato di non voler “finire la carriera per situazioni che non mi appartengono”. Il giocatore ha parlato poi delle foto sui giornali “come un criminale” e delle domande fatte dai compagni di scuola ai suoi figli. “È bruttissimo – ha concluso – io sono stato anche a Catania e Siena, piazze che sono state coinvolte in cose orribili, ed io non sono mai stato toccato da queste vicende”. Secondo l’avvocato di Calaiò, Paolo Rodella, “se i messaggi di Calaiò rappresentano un illecito allora ce ne andiamo tutti al mare perché tutte le partite sono illecite. Dove sarebbe la proposta illecita? – si è chiesto Rodella – fin dal primo messaggio ci sono le ‘emoticon’ con il sorriso. La procura federale dovrebbe chiedere scusa al calciatore per questa imputazione assurda ed infamante”.

PER LA PROCURA È L’ESATTO CONTRARIO: C’ERA IL SECONDO FINE – Secondo la procura federale invece il senso dei messaggi di Calaiò è quello di dire “non fateci sorprese, non impegnatevi in maniera particolare, scansatevi“. La prova di questo sarebbe in un successivo messaggio mandato qualche ora dopo dove Calaiò specifica la natura scherzosa dei suoi Whatsapp precedenti. “Fa retromarcia perché non vede la reazione auspicata dall’altra parte – la deduzione della procura – il silenzio lo ha preoccupato perché forse ha presagito che i tesserati da lui contattati si erano rivolti ai loro dirigenti per spiegarli cosa fosse successo”. E, dice ancora la procura, i giocatori della Spezia De Col e Terzi “ricevendo il messaggio lo hanno interpretato esattamente come noi”.

PARMA CALCIO: “NON OFFUSCATE L’IMPRESA SPORTIVA” – “Non vogliamo che venga offuscata la magnifica impresa sportiva di questa società nata da un fallimento e che ha conquistato sul campo quello che ha fatto in questi tre anni”. Parola dell’amministratore delegato del Parma, Luca Carra, rivolgendosi al Tribunale federale nazionale durante il processo sportivo che vede il club emiliano coinvolto per responsabilità oggettiva nel tentativo di illecito sportivo di cui è accusato Calaiò. “Questa società è arrivata con il preciso mandato di rispettare lealtà e correttezza – ha detto Carra – Abbiamo sensibilizzato i nostri tesserati sul rispetto delle regole e sul comportamento che devono tenere dentro e fuori dal campo”. Il legale del club, Edoardo Chiacchio, dal canto suo ha chiesto l’assoluzione del Parma definendo la richiesta della procura Figc (-2 nello scorso campionato di B o -6 nel prossimo campionato di serie A) “incomprensibile” e dicendosi “esterrefatto”. “Come è possibile chiedere due punti di penalizzazione che siano afflittivi in una vicenda come questa? – è stata la domanda retorica del legale dei ducali – Il problema che è capire se esista o meno una responsabilità oggettiva del Parma. Cosa può fare una società di fronte a un sms? Qual è il suo potere di controllo?”. L’avvocato del club ha poi fatto riferimento ad alcuni precedenti legati al processo ‘Dirty Soccer’, ricordando che “Paganese e Poggibonsi hanno ricevuto un solo punto di penalizzazione per il comportamento dei rispettivi dirigenti”. “Come si fa a chiedere due o addirittura sei punti per il Parma? Non è una società come Paganese o Poggibonsi? Anzi, ha un merito in più: arriva dalla Serie D e ha vinto tre campionati di fila – è stata la conclusione di Chiacchio – E poi la procura non considera un altro aspetto: pur con due punti di penalizzazione nell’ultima Serie B, il Parma avrebbe comunque il diritto di giocare i playoff”.

36 MESI DI INIBIZIONE PER CAMPEDELLI – La Procura federale, nel processo che vede coinvolto il Chievo, ha chiesto anche l’inibizione di 36 mesi per il presidente della società, Luca Campedelli. “Mi aspettavo una richiesta pesante da parte dalla procura della Figc, perché di solito quando si ha torto si fanno sempre richieste pesanti per suggestionare i tribunali. Più la richiesta è pesante e più è debole la proposta di deferimento”. A dirlo, il legale del Chievo, Marco De Luca, secondo cui “il deferimento è completamente infondato. Non possiamo che essere fiduciosi”.
Campedelli, presente in aula, non ha rilasciato dichiarazioni. “È molto dispiaciuto e amareggiato – ha detto De Luca – perché ha sempre rispettato alla lettera le regole”. Intanto è arrivato il commento del presidente del Crotone, Gianni Vrenna: “Ci siamo costituiti per essere riammessi visto che siamo arrivati terzultimi. La speranza è che questa richiesta di punti di penalizzazione da parte della procura venga confermata in tutti i gradi di giudizio”.