Il primo luglio dal ministero dell’Interno doveva arrivare la firma ai nuovi posti Sprar – il sistema di accoglienza diffusa che chiama in causa direttamente i Comuni – con le rispettive coperture economiche. Lo prevede il decreto ministeriale del 10 agosto 2016, che ha come oggetto le “modalità di accesso da parte degli enti locali ai finanziamenti del Fondo nazionale per le politiche ed i servizi dell’asilo”. Invece tutto è ancora fermo: non sono state pubblicate le graduatorie dei nuovi centri, né stabilite le coperture economiche necessarie. Dal Viminale la spiegazione del ritardo è tecnica: sono in corso di approvazione “le procedure di acquisizione di tutto il plafond di risorse necessarie”. In altre parole, mancano i soldi, che andranno trovati in sede di assestamento del Bilancio, dopo una richiesta al ministero delle Finanze. Tempo della procedura: non prima di settembre.
“Gentile Prefetto, sono con la presente a rappresentarle la crescente preoccupazione che giunge da molti Comuni in merito alla mancata pubblicazione, ad oggi, della graduatoria dei nuovi progetti Sprar (Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati)”. Comincia così la lettera dell’11 luglio che la segretaria generale dell’Anci Veronica Nicotra ha inviato al Viminale, a Gerarda Pantalone, prefetto alla guida del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione e al prefetto Maria Piantedosi, capo di gabinetto al ministero dell’Interno. Non è chiaro quanti siano i posti in totale: L’Eco di Bergamo cita i casi della provincia, che sono un piccolo esempio. Si tratta di un ampliamento dello Sprar cittadino, che vorrebbe passare da 38 a 110 posti, più altri 42 totale in provincia per minori stranieri non accompagnati.
Già nella lettera, però, la segretaria generale dell’Anci mette le mani avanti: “Qualora sussista un problema di copertura le ricordo che, come certamente saprà, il sopracitato D.M. prevede alcune disposizioni che permettono di affrontare tale situazione”. In sostanza, si possono ridurre in modo proporzionale i progetti, a seconda dell’ammanco in cassa al Viminale. Sostiene Anci che sia possibile, “come peraltro già accaduto in passato, pubblicare la lista di progetti ammessi, che potranno essere resi operativi in un secondo momento, al rendersi disponibili le risorse”. Giusto per dare un segnale che si vuole continuare ad ampliare lo Sprar, per ora considerato il modello di accoglienza più efficiente. Invece il Viminale nemmeno pubblica la lista dei nuovi posti. Per di più, se lo Sprar si ferma, prosegue la lettera, non ci sarà la possibilità per i migranti nei Cas – i centri di accoglienza straordinaria – di entrare in strutture più avanzate una volta ottenuto l’asilo.
Finora il sistema ha finanziato – dati aggiornati a marzo 2018 – 35.869 posti, di cui 3.488 per minori. Tutti realizzati su base volontaria dai Comuni, che decidono se aderire o meno al progetto. Circa 5mila di questi ancora attendono di essere attivati per davvero, a causa di problemi gestionali spesso interno agli stessi Comuni. Secondo gli addetti ai lavori, una conseguenza negativa che potrebbe scatenarsi da questo ritardo è un disincentivo a nuove partecipazioni allo Sprar. Per rendere più appetibile l’adesione, con l’obiettivo di ridurre sempre di più i posti del sistema d’emergenza (Cas), a ottobre il Viminale aveva introdotto una clausola di salvaguardia allo scopo di evitare che Comuni Sprar si trovassero a dover gestire anche dei Cas. Le adesioni erano in effetti aumentate, passando dai 21.600 del 2015 agli oltre 35mila attuali.
Il rallentamento è stato notato anche dalla deputata Elena Carnevali, del Pd: “Il ritardo nella pubblicazione delle graduatorie, oltre a destare preoccupazione nei Comuni che ne hanno fatto richiesta, mette a rischio i contratti che devono essere stipulati per i servizi nonché il personale impegnato. Rischia inoltre – ha scritto in una nota l’11 luglio – di minare il faticoso lavoro fatto in questi anni per il superamento della logica dell’emergenza nell’accoglienza dei migranti”.