La denuncia è accompagnata da una foto e da un video. Su Twitter. Il testo dice questo: “La Guardia Costiera libica ha detto di aver intercettato una barca con 158 persone fornendo assistenza medica e umanitaria, ma non hanno detto che hanno lasciato due donne e un bambino a bordo e hanno affondato la nave perché non volevano salire sulle motovedette”. Parola di Oscar Camps, fondatore della ong spagnola Open Arms. Nello scatto si vedono i corpi di una donna e di un bambino, ormai privi di vita e appoggiati a quello che resta del gommone. “Quando siamo arrivati – dice ancora Camps – abbiamo trovato una delle donne ancora vive ma purtroppo non abbiamo potuto far nulla per l’altra donna e il bambino”. Secondo Camps i due sarebbero morti poche ore prima che la nave di Open Arms arrivasse nella zona. Una ricostruzione che si basa sui contatti radio tra guardia costiera libica e il mercantile ascoltati dalla ong, che contattata da ilfattoquotidiano.it ha dichiarato di non aver assistito alle operazioni di salvataggio né a quello che è avvenuto subito dopo. Resta da chiarire, quindi, ciò che ha affermato Oscar Camps nel suo primo tweet, in cui sostiene che il gommone è stato deliberatamente affondato dai libici.
Questa versione diffusa dalla ong e l’accusa di omissione di soccorso da parte dei libici, però, secondo il Viminale “è una fake news”. A raccontarlo all’agenzia di stampa Ansa sono state imprecisate fonti interne al ministero dell’Interno. Le stesse fonti hanno fatto sapere che “nelle prossime ore” verrà resa pubblica “la versione di osservatori terzi, i quali smentiscono la notizia secondo cui i libici non avrebbero fornito assistenza“.
LA NOTA STAMPA DI OPEN ARMS
Nel pomeriggio e dopo lo scambio di accuse con il ministro Salvini e con il Viminale, la ong Open Arms ha diffuso una nota stampa in cui si ripercorre quanto accaduto e si precisano alcuni aspetti. Una versione diversa sopratutto nei toni e nella tempistica dalla prima ricostruzione fornita da Oscar Cams, che lascia al comunicato la questione dell’affondamento deliberato dell’imbarcazione da parte della guardia costiera libica. Dopo aver raccontato i particolari del soccorso, la ong ha spiegato le ore precedenti all’operazione: “Ieri l’imbarcazione, durante la sua traversata verso la zona di soccorso, è stata testimone di alcune conversazioni via radio tra la motovedetta libica 648 chiamata Ras-Al Jadar e la nave mercantile Triades. Il mercantile sollecitava i libici a raggiungere, il più in fretta possibile, un’imbarcazione in pericolo verso la quale si stava dirigendo – si legge nella nota di Open Amrs – Qualche ora più tardi, dopo aver richiesto insistentemente la presenza della suddetta motovedetta, il mercantile abbandonava i naufraghi dopo aver dato comunicazione della loro posizione”. A questo punto si è mossa la ong. Che ha raccontato: “Dopo un’intensa traversata di 6 ore fino alla zona indicata, siamo riusciti a localizzarli e abbiamo potuto constatare che, a seguito della segnalazione, una motovedetta libica aveva in effetti recuperato i naufraghi per riportarli in Libia, non prima tuttavia di aver distrutto la barca su cui avevano viaggiato per due giorni e due notti e aver abbandonato 3 persone al loro destino in alto mare, fatto grave che porteremo di fronte al Tribunale Internazionale dei Diritti Umani“.
LA DINAMICA SECONDO IL RACCONTO DELLA GIORNALISTA ANNALISA CAMILLI
Il racconto dell’accaduto è stato confermato dalla giornalista di Internazionale Annalisa Camilli, che si trova sulla nave di Open Arms. La donna salvata si chiama Josephine, viene dal Camerun ed è rimasta due giorni in mare attaccata ad un pezzo di legno prima che i volontari di Open Arms la salvassero. Secondo il resoconto della cronista, i resti del gommone sono stati individuati questa mattina alle 7.30 ad 80 miglia dalle coste libiche. A soccorrere la donna è stato Javier Figuera, uno spagnolo di 25 anni: “Quando le ho preso le spalle per girarla – ha detto – ho sperato con tutto il mio cuore che fosse ancora viva. Dopo avermi preso il braccio non smetteva di toccarmi, di aggrapparsi a me”. A quel punto, ha proseguito Camilli, sono arrivati altri soccorritori e l’hanno trasportata sulla nave, dove ora si trova con sintomi di ipotermia.
Accanto a lei gli uomini di Open Arms hanno trovato anche un’altra donna e un bambino di circa 5 anni, che però erano già morti. I loro corpi sono a bordo della nave della Ong. Secondo il medico di bordo – ha proseguito ancora Camilli – “la donna era morta da diverse ore mentre il bimbo era deceduto da poco”. Sul corpo della nonna c’erano anche segni di bruciature dovute al gasolio mischiato con l’acqua di mare. Per la Ong quello che è avvenuto è “un’omissione di soccorso” da parte del “mercantile Triades (che ora si trova a Misurata, ndr) – dice il fondatore di Open Arms Oscar Camps – che ha abbandonato in piena notte un’imbarcazione in pericolo” e della guardia costiera libica “che non è in grado di gestire una situazione d’emergenza e che ha abbandonato due donne e un bambino”. Secondo il portavoce della Ong Riccardo Gatti, per tutta la giornata di ieri il mercantile e la guardia costiera libica hanno parlato alla radio di due gommoni in difficoltà e poi la guardia costiera libica avrebbe detto al mercantile di ripartire perché sarebbero intervenute le motovedette libiche. Quello che è avvenuto, accusa Camps “è la conseguenza diretta” del fatto che l’Europa ritenga la Libia un “paese con un governo” e che “abbia una guardia costiera capace di intervenire“. Ed è la “conseguenza diretta dell’aver impedito alle Ong di lavorare per salvare vite nel Mediterraneo“.
LA DENUNCIA DI PALAZZOTTO (LEU): “SALVINI E MINNITI, SIETE RESPONSABILI”
A bordo della nave c’è anche il deputato di Leu Erasmo Palazzotto, che ha rivolto al ministro dell’Interno accuse fortissime: “Matteo Salvini – ha scritto su Twitter pubblicando la foto della donna e del bambino – questo è quello che fa la guardia costiera libica quando fa un salvataggio umanitario. Open Arms ha salvato l’unica superstite mentre i tuoi amici libici hanno ucciso una donna e un bambino. Almeno oggi abbi la decenza e il rispetto di tacere e aprire i porti”. Per Palazzotto “il governo italiano a questo punto è responsabile dei crimini commessi da quella che chiama Guardia Costiera libica: ha annunciato poche ore fa di avere intercettato una barca con 158 persone a bordo e di avere prestato soccorso medico e umanitario – ha aggiunto – Peccato che si siano dimenticati di dire che hanno lasciato due donne ed un bambino di quattro anni a bordo e che hanno affondato l’imbarcazione perché non volevano salire sulla motovedetta libica. Questa mattina – ha proseguito il parlamentare di Leu – quando siamo arrivati abbiamo trovato una delle due donne ancora vive, mentre non c’era più niente da fare per l’altra donna e per il bambino“. Secondo Palazzotto, la nave sarebbe diretta verso la Spagna.
L’esponente di Leu si è poi rivolto direttamente agli ultimi due titolari del Viminale: “Caro Matteo Salvini e caro Marco Minniti. Di questi brutali assassini siete responsabili voi, i vostri accordi il vostro cinismo. Voglio ringraziare pubblicamente i volontari di Open Arms che stamattina hanno rischiato la loro vita per soccorrere queste persone – ha detto – Adesso mi aspetto che l’Italia faccia la sua parte per prestare soccorso a questa donna sopravvissuta che ha urgente bisogno di cure mediche. Sperando che almeno stavolta – ha concluso Palazzotto – davanti all’omicidio di una donna ed un bambino il Ministro Salvini abbia la decenza stare zitto”.
SALVINI REPLICA: “BUGIE E INSULTI? VUOL DIRE CHE SIAMO NEL GIUSTO”
E Salvini zitto non è rimasto: “Sfido chiunque a trovare tweet dove invito a lasciar annegare qualcuno a mare, il mio obiettivo è salvare tutti, soccorrere tutti, nutrire tutti, ma evitare che tutti arrivino in Italia” ha detto il ministro dell’Interno nel corso di una conferenza stampa a Fermo. “A prescindere di indicazioni che un ministro, padre di due figli, farebbe, e io nemmeno me lo sogno – ha sottolineato Salvini -, Guardia Costiera e Marina Militare farebbero il loro dovere a prescindere da eventuali tweet. L’indicazione – ha concluso – è quella di stroncare il traffico di essere umani che è l’unico modo per ridurre il numero dei morti. Continueremo a fare quello che egregiamente stiamo facendo, salvando le persone, ma cambiando le regole internazionali che non possono trasformare l’Italia in un enorme campo profughi“. Salvini, poi, su Facebook ha rimarcato: “Bugie e insulti di qualche Ong straniera confermano che siamo nel giusto: ridurre partenze e sbarchi significa ridurre i morti, e ridurre il guadagno di chi specula sull’immigrazione clandestina. Io tengo duro. #portichiusi e #cuoriaperti”.
Cronaca
Migranti, la denuncia di Open Arms: “Guardia costiera libica ha lasciato morire in mare una donna e un bambino”
La ong spagnola recupera una donna ancora in vita aggrappata ai resti di un barcone a 80 miglia dalla costa. Sulla nave dell’associazione anche Palazzotto di Leu: “Governo italiano responsabile di questi crimini”
La denuncia è accompagnata da una foto e da un video. Su Twitter. Il testo dice questo: “La Guardia Costiera libica ha detto di aver intercettato una barca con 158 persone fornendo assistenza medica e umanitaria, ma non hanno detto che hanno lasciato due donne e un bambino a bordo e hanno affondato la nave perché non volevano salire sulle motovedette”. Parola di Oscar Camps, fondatore della ong spagnola Open Arms. Nello scatto si vedono i corpi di una donna e di un bambino, ormai privi di vita e appoggiati a quello che resta del gommone. “Quando siamo arrivati – dice ancora Camps – abbiamo trovato una delle donne ancora vive ma purtroppo non abbiamo potuto far nulla per l’altra donna e il bambino”. Secondo Camps i due sarebbero morti poche ore prima che la nave di Open Arms arrivasse nella zona. Una ricostruzione che si basa sui contatti radio tra guardia costiera libica e il mercantile ascoltati dalla ong, che contattata da ilfattoquotidiano.it ha dichiarato di non aver assistito alle operazioni di salvataggio né a quello che è avvenuto subito dopo. Resta da chiarire, quindi, ciò che ha affermato Oscar Camps nel suo primo tweet, in cui sostiene che il gommone è stato deliberatamente affondato dai libici.
Questa versione diffusa dalla ong e l’accusa di omissione di soccorso da parte dei libici, però, secondo il Viminale “è una fake news”. A raccontarlo all’agenzia di stampa Ansa sono state imprecisate fonti interne al ministero dell’Interno. Le stesse fonti hanno fatto sapere che “nelle prossime ore” verrà resa pubblica “la versione di osservatori terzi, i quali smentiscono la notizia secondo cui i libici non avrebbero fornito assistenza“.
LA NOTA STAMPA DI OPEN ARMS
Nel pomeriggio e dopo lo scambio di accuse con il ministro Salvini e con il Viminale, la ong Open Arms ha diffuso una nota stampa in cui si ripercorre quanto accaduto e si precisano alcuni aspetti. Una versione diversa sopratutto nei toni e nella tempistica dalla prima ricostruzione fornita da Oscar Cams, che lascia al comunicato la questione dell’affondamento deliberato dell’imbarcazione da parte della guardia costiera libica. Dopo aver raccontato i particolari del soccorso, la ong ha spiegato le ore precedenti all’operazione: “Ieri l’imbarcazione, durante la sua traversata verso la zona di soccorso, è stata testimone di alcune conversazioni via radio tra la motovedetta libica 648 chiamata Ras-Al Jadar e la nave mercantile Triades. Il mercantile sollecitava i libici a raggiungere, il più in fretta possibile, un’imbarcazione in pericolo verso la quale si stava dirigendo – si legge nella nota di Open Amrs – Qualche ora più tardi, dopo aver richiesto insistentemente la presenza della suddetta motovedetta, il mercantile abbandonava i naufraghi dopo aver dato comunicazione della loro posizione”. A questo punto si è mossa la ong. Che ha raccontato: “Dopo un’intensa traversata di 6 ore fino alla zona indicata, siamo riusciti a localizzarli e abbiamo potuto constatare che, a seguito della segnalazione, una motovedetta libica aveva in effetti recuperato i naufraghi per riportarli in Libia, non prima tuttavia di aver distrutto la barca su cui avevano viaggiato per due giorni e due notti e aver abbandonato 3 persone al loro destino in alto mare, fatto grave che porteremo di fronte al Tribunale Internazionale dei Diritti Umani“.
LA DINAMICA SECONDO IL RACCONTO DELLA GIORNALISTA ANNALISA CAMILLI
Il racconto dell’accaduto è stato confermato dalla giornalista di Internazionale Annalisa Camilli, che si trova sulla nave di Open Arms. La donna salvata si chiama Josephine, viene dal Camerun ed è rimasta due giorni in mare attaccata ad un pezzo di legno prima che i volontari di Open Arms la salvassero. Secondo il resoconto della cronista, i resti del gommone sono stati individuati questa mattina alle 7.30 ad 80 miglia dalle coste libiche. A soccorrere la donna è stato Javier Figuera, uno spagnolo di 25 anni: “Quando le ho preso le spalle per girarla – ha detto – ho sperato con tutto il mio cuore che fosse ancora viva. Dopo avermi preso il braccio non smetteva di toccarmi, di aggrapparsi a me”. A quel punto, ha proseguito Camilli, sono arrivati altri soccorritori e l’hanno trasportata sulla nave, dove ora si trova con sintomi di ipotermia.
Accanto a lei gli uomini di Open Arms hanno trovato anche un’altra donna e un bambino di circa 5 anni, che però erano già morti. I loro corpi sono a bordo della nave della Ong. Secondo il medico di bordo – ha proseguito ancora Camilli – “la donna era morta da diverse ore mentre il bimbo era deceduto da poco”. Sul corpo della nonna c’erano anche segni di bruciature dovute al gasolio mischiato con l’acqua di mare. Per la Ong quello che è avvenuto è “un’omissione di soccorso” da parte del “mercantile Triades (che ora si trova a Misurata, ndr) – dice il fondatore di Open Arms Oscar Camps – che ha abbandonato in piena notte un’imbarcazione in pericolo” e della guardia costiera libica “che non è in grado di gestire una situazione d’emergenza e che ha abbandonato due donne e un bambino”. Secondo il portavoce della Ong Riccardo Gatti, per tutta la giornata di ieri il mercantile e la guardia costiera libica hanno parlato alla radio di due gommoni in difficoltà e poi la guardia costiera libica avrebbe detto al mercantile di ripartire perché sarebbero intervenute le motovedette libiche. Quello che è avvenuto, accusa Camps “è la conseguenza diretta” del fatto che l’Europa ritenga la Libia un “paese con un governo” e che “abbia una guardia costiera capace di intervenire“. Ed è la “conseguenza diretta dell’aver impedito alle Ong di lavorare per salvare vite nel Mediterraneo“.
LA DENUNCIA DI PALAZZOTTO (LEU): “SALVINI E MINNITI, SIETE RESPONSABILI”
A bordo della nave c’è anche il deputato di Leu Erasmo Palazzotto, che ha rivolto al ministro dell’Interno accuse fortissime: “Matteo Salvini – ha scritto su Twitter pubblicando la foto della donna e del bambino – questo è quello che fa la guardia costiera libica quando fa un salvataggio umanitario. Open Arms ha salvato l’unica superstite mentre i tuoi amici libici hanno ucciso una donna e un bambino. Almeno oggi abbi la decenza e il rispetto di tacere e aprire i porti”. Per Palazzotto “il governo italiano a questo punto è responsabile dei crimini commessi da quella che chiama Guardia Costiera libica: ha annunciato poche ore fa di avere intercettato una barca con 158 persone a bordo e di avere prestato soccorso medico e umanitario – ha aggiunto – Peccato che si siano dimenticati di dire che hanno lasciato due donne ed un bambino di quattro anni a bordo e che hanno affondato l’imbarcazione perché non volevano salire sulla motovedetta libica. Questa mattina – ha proseguito il parlamentare di Leu – quando siamo arrivati abbiamo trovato una delle due donne ancora vive, mentre non c’era più niente da fare per l’altra donna e per il bambino“. Secondo Palazzotto, la nave sarebbe diretta verso la Spagna.
L’esponente di Leu si è poi rivolto direttamente agli ultimi due titolari del Viminale: “Caro Matteo Salvini e caro Marco Minniti. Di questi brutali assassini siete responsabili voi, i vostri accordi il vostro cinismo. Voglio ringraziare pubblicamente i volontari di Open Arms che stamattina hanno rischiato la loro vita per soccorrere queste persone – ha detto – Adesso mi aspetto che l’Italia faccia la sua parte per prestare soccorso a questa donna sopravvissuta che ha urgente bisogno di cure mediche. Sperando che almeno stavolta – ha concluso Palazzotto – davanti all’omicidio di una donna ed un bambino il Ministro Salvini abbia la decenza stare zitto”.
SALVINI REPLICA: “BUGIE E INSULTI? VUOL DIRE CHE SIAMO NEL GIUSTO”
E Salvini zitto non è rimasto: “Sfido chiunque a trovare tweet dove invito a lasciar annegare qualcuno a mare, il mio obiettivo è salvare tutti, soccorrere tutti, nutrire tutti, ma evitare che tutti arrivino in Italia” ha detto il ministro dell’Interno nel corso di una conferenza stampa a Fermo. “A prescindere di indicazioni che un ministro, padre di due figli, farebbe, e io nemmeno me lo sogno – ha sottolineato Salvini -, Guardia Costiera e Marina Militare farebbero il loro dovere a prescindere da eventuali tweet. L’indicazione – ha concluso – è quella di stroncare il traffico di essere umani che è l’unico modo per ridurre il numero dei morti. Continueremo a fare quello che egregiamente stiamo facendo, salvando le persone, ma cambiando le regole internazionali che non possono trasformare l’Italia in un enorme campo profughi“. Salvini, poi, su Facebook ha rimarcato: “Bugie e insulti di qualche Ong straniera confermano che siamo nel giusto: ridurre partenze e sbarchi significa ridurre i morti, e ridurre il guadagno di chi specula sull’immigrazione clandestina. Io tengo duro. #portichiusi e #cuoriaperti”.
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Palermo, 12 mar. (Adnkronos) - "Affronterò il processo con la massima serenità e con la consapevolezza di poter dimostrare la correttezza del mio operato, avendo sempre agito nel pieno rispetto del regolamento previsto dall’Assemblea Regionale Siciliana. Non ho mai, nella mia vita, sottratto un solo centesimo in modo indebito e confido che nel corso del giudizio emergerà la verità, restituendo chiarezza e trasparenza alla mia posizione. Resto fiducioso nella giustizia e determinato a far valere le mie ragioni con il rispetto e la serietà che ho sempre riservato alle istituzioni". Così Gianfranco Miccichè, rinviato a giudizio per l'uso dell'auto blu, commenta il processo che partirà a luglio. "Sono però amareggiato da quanto la stampa riporta sul fatto che, secondo il pm avrei arraffato quanto più possibile- dice - Nella mia vita non ho mai arraffato alcun che e su questo pretendo rispetto da parte di tutti".
Palermo, 12 mar. (Adnkronos) - L'ex Presidente dell'Assemblea regionale siciliana Gianfranco Miccichè è stato rinviato a giudizio con l'accuaa di peculato e concorso in truffa aggravata il. La prima udienza del processo si terrà il 7 luglio davanti alla terza sezione del tribunale di Palermo. Secondo l'accusa il politico, ex viceministro dell'Economia, avrebbe usato l'auto blu in dotazione, in quanto ex Presidente dell'Ars, per fini personali. In particolare avrebbe usato, non per fini istituzionali, l’Audi della Regione, per una trentina di volte, tra marzo e novembre del 2023, anche per fare visite mediche, e persino per andare dal veterinario con il gatto. Avrebbe fatto salire sull'auto anche componenti della sua segreteria e familiari.
Il suo ex autista, Maurizio Messina, che ha scelto il rito abbreviato, è stato invece condannato dal giudice per l’udienza preliminare Marco Gaeta a un anno e mezzo di carcere per truffa, più sei mesi con l'accusa di avere sottratto la somma che gli era stata sequestrata durante le indagini.
Milano, 12 mar. (Adnkronos) - La Corte di Assise di Appello di Milano ha assolto, ribaltando la sentenza a sette anni inflitta in primo grado, Salvatore Pace per il concorso nell'omicidio di Umberto Mormile, l'educatore del carcere di Opera ammazzato l'11 aprile 1990. Il delitto fu rivendicato dalla Falange Armata, organizzazione terroristica sulla quale gravitavano mafiosi, 'ndranghetista e componenti dei servizi segreti deviati. Mormile, 34 anni, venne assassinato a Carpiano, nel Milanese, mentre andava al lavoro, quando due individui in sella a una moto esplosero contro di lui sei colpi di pistola. Secondo l'accusa, Pace, 69 anni, diventato collaboratore di giustizia, si sarebbe messo a disposizione dei mandanti dell'omicidio. "Attendo di leggere le motivazioni" è il commento dell'avvocato Fabio Rapici, legale di alcuni dei familiari della vittima.
Roma, 12 mar (Adnkronos) - La Difesa europea non salva il Pd. Anzi, lo spacca. A Strasburgo, al momento del voto sul piano ReArmEu, gli europarlamentari dem si sono divisi: 10 favorevoli e 11 astenuti. Non un banale testa a testa, che già sarebbe una notizia, ma una spaccatura politica. La prima, almeno così evidente, nella gestione di Elly Schlein. I riformisti dem, infatti, si sono tutti schierati per il sì. Mentre sino all'ultimo istante il capo delegazione Nicola Zingaretti ha lavorato per portare il gruppo sull'astensione in modo da disinnescare ogni tentazione a votare no. Ma la frattura non si è ricomposta.
Dopo il voto, la segretaria dem ha tenuto il punto, confermando le "molte critiche" avanzate su ReArmEu: "Quel piano va cambiato" e per farlo "continueremo a impegnarci ogni giorno", ha detto tra le altre cose. Ma l'onda del voto sulla Difesa Ue è arrivata fino al Nazareno, aprendo una discussione interna al partito in cui è riemersa anche la parola 'magica' Congresso. La foto di Strasburgo, del resto, è netta. Per il sì si sono schierati Stefano Bonaccini (il presidente del partito), Antonio Decaro, Giorgio Gori, Elisabetta Gualmini, Giuseppe Lupo, Pierfrancesco Maran, Alessandra Moretti, Pina Picierno, Irene Tinagli, Raffaele Topo.
Tra gli astenuti Zingaretti, Lucia Annunziata, Brando Benifei, Annalisa Corrado, Camilla Laureti, Dario Nardella, Matteo Ricci, Sandro Ruotolo, Cecilia Strada, Marco Tarquinio, Alessandro Zan. Dalle tabelle dell'aula emerge tra l'altro che nel gruppo S&D gli unici ad astenersi sono stati gli italiani più un bulgaro, un irlandese e uno sloveno. Per non farsi mancare nulla, c'è stato anche il 'giallo' Annunziata, inizialmente conteggiata tra i sì e poi conteggiata come astenuta.
(Adnkronos) - Mentre a Strasburgo i più maliziosi hanno enfatizzato non solo la presenza di Nardella tra gli astenuti, ma soprattutto quella di Strada e Tarquinio: apertamente contrari al Piano Ue, alla vigilia erano dati certi tra i no. "C'è stato l'aiutino per non far vincere il sì", ha valutato un eurodeputato dem. Lo stesso Tarquinio, del resto, a Un giorno da pecora ha ammesso: "Se avessi votato no sarebbe mancato quel po' di più che ha consentito alla delegazione Pd di avere la maggioranza pro Elly Schlein".
"E' stata sconfitta la linea dell'astensione? E' stato sconfitto il no, perché si partiva dal no", è stata la valutazione di Lia Quartapelle. La deputata dem è stata tra quelli che hanno subito chiesto l'apertura di un confronto interno. "Dobbiamo dimostrarci all'altezza. Il Pd, un grande partito, deve argomentare dove vuole stare con una discussione che sino ad oggi non c'è stata", ha spiegato. Sulla stessa linea Piero Fassino e anche Marianna Madia: "Abbiamo la necessità di discutere e capire. Non possiamo fare tutto questo stando zitti o con un mezzo voto. Congresso o Direzione? Va bene tutto, basta che ci sia una discussione", ha detto la deputata.
Ai riformisti ha risposto Laura Boldrini: "Mi sarei aspettata che il gruppo del Pd al Parlamento europeo votasse compatto sull'astensione, che è la strada trovata dalla segretaria Schlein. Non è il momento di alimentare divisioni". Ma anche nell'area di maggioranza interna non è mancata la chiamata al confronto: "E' giusto che ci sia una discussione seria. E' una responsabilità che abbiamo tutti ed è interesse della segretaria, che io sostengo, che questa discussione si faccia nelle forme e con la rapidità necessarie", ha detto Gianni Cuperlo. Mentre è stato Andrea Orlando a chiedere un Congresso tematico: "Potrebbe essere utile anche per portare la discussione fuori dal solo gruppo dirigente" e per "chiarirsi le idee".
Milano, 12 mar. (Adnkronos) - "Morte naturale per infarto". Sono questi i primi risultati dell'autopsia per Carmine Gallo, l'ex super poliziotto protagonista della lotta contro la criminalità organizzata a Milano e ai domiciliari dallo scorso ottobre per l'inchiesta Equalize sui presunti dossier illeciti, morto domenica nella sua abitazione a Garbagnate Milanese. Si tratta dei primi riscontri dei medici legali, poi "arriveranno i tossicologici" chiesti in via precauzionale per escludere qualsiasi altra causa.
Roma, 12 mar (Adnkronos) - "Il libro di Follini rappresenta la foto di un mondo rovesciato rispetto al presente, un’America rovesciata, ieri prevaleva il senso della misura e il ragionamento, oggi prevale il populismo”. Lo ha detto il deputato del Pd Stefano Graziano presentando in conferenza stampa a Montecitorio il libro di Marco Follini 'Beneficio d’inventario'.
"Centrale è la parte che racconta della vita politica all’epoca del padre di Marco Follini, Vittorio, e dei leader politici del tempo da Francesco Cossiga, ad Aldo Moro, passando per Marco Pannella. Non tutti avevano la stessa idea politica ma erano tutti uniti nella forza di voler difendere la democrazia, una democrazia ottenuta con lotte, sangue, catastrofi e quindi seppur lontani politicamente, erano uniti dal dialogo. Una differenza abissale con l’Italia di oggi pericolosamente in mano ai sovranisti, dove tutto è concepito fuorché il dialogo. Forse questo abisso non è solo italiano ma sta prevalendo in tutto l’Occidente e la cosa è abbastanza preoccupante”, ha aggiunto Graziano.
Milano, 12 mar. (Adnkronos) - "La manovra repentina, improvvisa e del tutto imprevedibile, frutto certamente di una decisione di decimi di secondo attuata dal conducente del motoveicolo TMax non ha consentito al conducente del veicolo Giulietta di poter attuare alcuna manovra difensiva efficace". E' quanto sostiene la consulenza cinematica disposta dalla Procura di Milano e affidata all'ingegnere Domenico Romaniello. La relazione attribuisce la responsabilità dell'incidente a Fares Bouzidi, già indagato per omicidio stradale, l’amico di Ramy Elgaml che guidava lo scooter. Quando lo scooter da via Ripamonti svolta a sinistra verso via Quaranta, "con una deviazione improvvisa", per il consulente Fares imprime "una correzione di rotta verso destra", in direzione del marciapiede, e il carabiniere alla guida "non poteva certamente prevedere tale pericolosissima manovra e nulla ha potuto fare per evitare tale contatto, in ragione della impossibilità di poter attuare sia una correzione di rotta, sia una frenata efficace nello spazio a disposizione".
Non solo: il militare alla guida "non avrebbe altresì potuto neanche sterzare verso destra per la presenza del pedone (il testimone che riprende la scena con il cellulare) che per il conducente dell’autovettura è stato chiaramente percepito con la vista periferica" spiega l'ingegnere che ha realizzato la consulenza ricostruendo le condizioni di visibilità e velocità dell'inseguimento avvenuto la notte del 24 novembre scorso. Quella che mette in atto il carabiniere ora indagato per omicidio stradale (per lui si va verso la richiesta di archiviazione) è "una manovra difensiva obbligata": se lo scooter guidato da Fares avrebbe mantenuto la traiettoria 'naturale' chi guidava la Giulietta "non avrebbe sostanzialmente avuto problemi a mantenere il proprio veicolo iscritto nella curva da percorrere per la svolta a sinistra".
Quando Fares imposta la curva verso via Quaranta il T Max viaggia a una velocità di quasi 55 chilometri l'ora, quando il motociclo finisce la sua corsa contro il palo semaforico l'urto avviene a circa 33 chilometri orari. Per il consulente incaricato dalla procura la macchina che insegue, per evitare l'urto, "avrebbe dovuto disporre di uno spazio complessivo per l’arresto di circa 24 metri", mentre "il conducente aveva a disposizione circa 12 metri soltanto prima di giungere all’urto contro il palo semaforico".