La ong spagnola recupera una donna ancora in vita aggrappata ai resti di un barcone a 80 miglia dalla costa. Sulla nave dell’associazione anche Palazzotto di Leu: “Governo italiano responsabile di questi crimini”
La denuncia è accompagnata da una foto e da un video. Su Twitter. Il testo dice questo: “La Guardia Costiera libica ha detto di aver intercettato una barca con 158 persone fornendo assistenza medica e umanitaria, ma non hanno detto che hanno lasciato due donne e un bambino a bordo e hanno affondato la nave perché non volevano salire sulle motovedette”. Parola di Oscar Camps, fondatore della ong spagnola Open Arms. Nello scatto si vedono i corpi di una donna e di un bambino, ormai privi di vita e appoggiati a quello che resta del gommone. “Quando siamo arrivati – dice ancora Camps – abbiamo trovato una delle donne ancora vive ma purtroppo non abbiamo potuto far nulla per l’altra donna e il bambino”. Secondo Camps i due sarebbero morti poche ore prima che la nave di Open Arms arrivasse nella zona. Una ricostruzione che si basa sui contatti radio tra guardia costiera libica e il mercantile ascoltati dalla ong, che contattata da ilfattoquotidiano.it ha dichiarato di non aver assistito alle operazioni di salvataggio né a quello che è avvenuto subito dopo. Resta da chiarire, quindi, ciò che ha affermato Oscar Camps nel suo primo tweet, in cui sostiene che il gommone è stato deliberatamente affondato dai libici.
La guardia costera libia anunció que había interceptado un bote con 158 personas a bordo y había proporcionado asistencia médica y humanitaria.Lo que no dijeron fue que dejaron a dos mujeres y un niño a bordo y hundieron el barco porque no querían subirse a las patrulleras libias pic.twitter.com/weEfNUXSiW
— Oscar Camps (@campsoscar) 17 luglio 2018
Questa versione diffusa dalla ong e l’accusa di omissione di soccorso da parte dei libici, però, secondo il Viminale “è una fake news”. A raccontarlo all’agenzia di stampa Ansa sono state imprecisate fonti interne al ministero dell’Interno. Le stesse fonti hanno fatto sapere che “nelle prossime ore” verrà resa pubblica “la versione di osservatori terzi, i quali smentiscono la notizia secondo cui i libici non avrebbero fornito assistenza“.
LA NOTA STAMPA DI OPEN ARMS
Nel pomeriggio e dopo lo scambio di accuse con il ministro Salvini e con il Viminale, la ong Open Arms ha diffuso una nota stampa in cui si ripercorre quanto accaduto e si precisano alcuni aspetti. Una versione diversa sopratutto nei toni e nella tempistica dalla prima ricostruzione fornita da Oscar Cams, che lascia al comunicato la questione dell’affondamento deliberato dell’imbarcazione da parte della guardia costiera libica. Dopo aver raccontato i particolari del soccorso, la ong ha spiegato le ore precedenti all’operazione: “Ieri l’imbarcazione, durante la sua traversata verso la zona di soccorso, è stata testimone di alcune conversazioni via radio tra la motovedetta libica 648 chiamata Ras-Al Jadar e la nave mercantile Triades. Il mercantile sollecitava i libici a raggiungere, il più in fretta possibile, un’imbarcazione in pericolo verso la quale si stava dirigendo – si legge nella nota di Open Amrs – Qualche ora più tardi, dopo aver richiesto insistentemente la presenza della suddetta motovedetta, il mercantile abbandonava i naufraghi dopo aver dato comunicazione della loro posizione”. A questo punto si è mossa la ong. Che ha raccontato: “Dopo un’intensa traversata di 6 ore fino alla zona indicata, siamo riusciti a localizzarli e abbiamo potuto constatare che, a seguito della segnalazione, una motovedetta libica aveva in effetti recuperato i naufraghi per riportarli in Libia, non prima tuttavia di aver distrutto la barca su cui avevano viaggiato per due giorni e due notti e aver abbandonato 3 persone al loro destino in alto mare, fatto grave che porteremo di fronte al Tribunale Internazionale dei Diritti Umani“.
LA DINAMICA SECONDO IL RACCONTO DELLA GIORNALISTA ANNALISA CAMILLI
Il racconto dell’accaduto è stato confermato dalla giornalista di Internazionale Annalisa Camilli, che si trova sulla nave di Open Arms. La donna salvata si chiama Josephine, viene dal Camerun ed è rimasta due giorni in mare attaccata ad un pezzo di legno prima che i volontari di Open Arms la salvassero. Secondo il resoconto della cronista, i resti del gommone sono stati individuati questa mattina alle 7.30 ad 80 miglia dalle coste libiche. A soccorrere la donna è stato Javier Figuera, uno spagnolo di 25 anni: “Quando le ho preso le spalle per girarla – ha detto – ho sperato con tutto il mio cuore che fosse ancora viva. Dopo avermi preso il braccio non smetteva di toccarmi, di aggrapparsi a me”. A quel punto, ha proseguito Camilli, sono arrivati altri soccorritori e l’hanno trasportata sulla nave, dove ora si trova con sintomi di ipotermia.
Accanto a lei gli uomini di Open Arms hanno trovato anche un’altra donna e un bambino di circa 5 anni, che però erano già morti. I loro corpi sono a bordo della nave della Ong. Secondo il medico di bordo – ha proseguito ancora Camilli – “la donna era morta da diverse ore mentre il bimbo era deceduto da poco”. Sul corpo della nonna c’erano anche segni di bruciature dovute al gasolio mischiato con l’acqua di mare. Per la Ong quello che è avvenuto è “un’omissione di soccorso” da parte del “mercantile Triades (che ora si trova a Misurata, ndr) – dice il fondatore di Open Arms Oscar Camps – che ha abbandonato in piena notte un’imbarcazione in pericolo” e della guardia costiera libica “che non è in grado di gestire una situazione d’emergenza e che ha abbandonato due donne e un bambino”. Secondo il portavoce della Ong Riccardo Gatti, per tutta la giornata di ieri il mercantile e la guardia costiera libica hanno parlato alla radio di due gommoni in difficoltà e poi la guardia costiera libica avrebbe detto al mercantile di ripartire perché sarebbero intervenute le motovedette libiche. Quello che è avvenuto, accusa Camps “è la conseguenza diretta” del fatto che l’Europa ritenga la Libia un “paese con un governo” e che “abbia una guardia costiera capace di intervenire“. Ed è la “conseguenza diretta dell’aver impedito alle Ong di lavorare per salvare vite nel Mediterraneo“.
LA DENUNCIA DI PALAZZOTTO (LEU): “SALVINI E MINNITI, SIETE RESPONSABILI”
A bordo della nave c’è anche il deputato di Leu Erasmo Palazzotto, che ha rivolto al ministro dell’Interno accuse fortissime: “Matteo Salvini – ha scritto su Twitter pubblicando la foto della donna e del bambino – questo è quello che fa la guardia costiera libica quando fa un salvataggio umanitario. Open Arms ha salvato l’unica superstite mentre i tuoi amici libici hanno ucciso una donna e un bambino. Almeno oggi abbi la decenza e il rispetto di tacere e aprire i porti”. Per Palazzotto “il governo italiano a questo punto è responsabile dei crimini commessi da quella che chiama Guardia Costiera libica: ha annunciato poche ore fa di avere intercettato una barca con 158 persone a bordo e di avere prestato soccorso medico e umanitario – ha aggiunto – Peccato che si siano dimenticati di dire che hanno lasciato due donne ed un bambino di quattro anni a bordo e che hanno affondato l’imbarcazione perché non volevano salire sulla motovedetta libica. Questa mattina – ha proseguito il parlamentare di Leu – quando siamo arrivati abbiamo trovato una delle due donne ancora vive, mentre non c’era più niente da fare per l’altra donna e per il bambino“. Secondo Palazzotto, la nave sarebbe diretta verso la Spagna.
L’esponente di Leu si è poi rivolto direttamente agli ultimi due titolari del Viminale: “Caro Matteo Salvini e caro Marco Minniti. Di questi brutali assassini siete responsabili voi, i vostri accordi il vostro cinismo. Voglio ringraziare pubblicamente i volontari di Open Arms che stamattina hanno rischiato la loro vita per soccorrere queste persone – ha detto – Adesso mi aspetto che l’Italia faccia la sua parte per prestare soccorso a questa donna sopravvissuta che ha urgente bisogno di cure mediche. Sperando che almeno stavolta – ha concluso Palazzotto – davanti all’omicidio di una donna ed un bambino il Ministro Salvini abbia la decenza stare zitto”.
SALVINI REPLICA: “BUGIE E INSULTI? VUOL DIRE CHE SIAMO NEL GIUSTO”
E Salvini zitto non è rimasto: “Sfido chiunque a trovare tweet dove invito a lasciar annegare qualcuno a mare, il mio obiettivo è salvare tutti, soccorrere tutti, nutrire tutti, ma evitare che tutti arrivino in Italia” ha detto il ministro dell’Interno nel corso di una conferenza stampa a Fermo. “A prescindere di indicazioni che un ministro, padre di due figli, farebbe, e io nemmeno me lo sogno – ha sottolineato Salvini -, Guardia Costiera e Marina Militare farebbero il loro dovere a prescindere da eventuali tweet. L’indicazione – ha concluso – è quella di stroncare il traffico di essere umani che è l’unico modo per ridurre il numero dei morti. Continueremo a fare quello che egregiamente stiamo facendo, salvando le persone, ma cambiando le regole internazionali che non possono trasformare l’Italia in un enorme campo profughi“. Salvini, poi, su Facebook ha rimarcato: “Bugie e insulti di qualche Ong straniera confermano che siamo nel giusto: ridurre partenze e sbarchi significa ridurre i morti, e ridurre il guadagno di chi specula sull’immigrazione clandestina. Io tengo duro. #portichiusi e #cuoriaperti”.