I vescovi italiani intervengono sul tema dei migranti: "Gli occhi sbarrati e lo sguardo vitreo - scrivono richiamando la foto simbolo del salvataggio della giovane camerunense - di chi si vede sottratto in extremis all’abisso che ha inghiottito altre vite umane sono solo l’ultima immagine di una tragedia alla quale non ci è dato di assuefarci. Ci sentiamo responsabili di questo esercito di poveri, vittime di guerre e fame, di deserti e torture"
“La via per salvare la nostra stessa umanità dalla volgarità e dall’imbarbarimento passa dall’impegno a custodire la vita. Ogni vita. A partire da quella più esposta, umiliata e calpestata“. La Conferenza episcopale italiana interviene sulla questione migranti con una lunga nota che parte dal salvataggio da parte della ong Proactiva Open Arms di Josepha, rimasta per 48 ore aggrappata a un pezzo di legno nel Mediterraneo.
“Gli occhi sbarrati e lo sguardo vitreo – scrivono i vescovi italiani richiamando la foto simbolo del salvataggio della giovane camerunense – di chi si vede sottratto in extremis all’abisso che ha inghiottito altre vite umane sono solo l’ultima immagine di una tragedia alla quale non ci è dato di assuefarci. Ci sentiamo responsabili di questo esercito di poveri, vittime di guerre e fame, di deserti e torture. È la storia sofferta di uomini e donne e bambini che – mentre impedisce di chiudere frontiere e alzare barriere – ci chiede di osare la solidarietà, la giustizia e la pace“.
Come “pastori della Chiesa”, si legge ancora nella nota, “non pretendiamo di offrire soluzioni a buon mercato“. Rispetto a quanto accade, sottolineano i vescovi, “non intendiamo, però, né volgere lo sguardo altrove, né far nostre parole sprezzanti e atteggiamenti aggressivi” perché “non possiamo lasciare che inquietudini e paure condizionino le nostre scelte, determino le nostre risposte, alimentino un clima di diffidenza e disprezzo, di rabbia e rifiuto”.
Per questo, “animati dal Vangelo, continuiamo a prestare la nostra voce a chi ne è privo. Camminiamo con le nostre comunità cristiane, coinvolgendoci in un’accoglienza diffusa e capace di autentica fraternità. Guardiamo con gratitudine a quanti – accanto e insieme a noi – con la loro disponibilità sono segno di compassione, lungimiranza e coraggio, costruttori di una cultura inclusiva, capace di proteggere, promuovere e integrare”, conclude la nota della Cei.