“Violenza assistita, in 5 anni 427mila minori hanno visto le madri maltrattate dal compagno”, sono cifre che dicono chiaramente che non stiamo facendo abbastanza per proteggere chi avrebbe il diritto di vivere i suoi primi anni in un clima sereno ed equilibrato, non privo certo di conflitti e frustrazioni, inevitabili e necessari alla crescita e all’autonomia, ma che possono essere affrontati senza soccombere a sentimenti quali la paura, l’impotenza e la rabbia.
Per il Cismai (Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l’abuso all’infanzia) “per violenza assistita intrafamiliare si intende l’esperire da parte della/del bambina/o e adolescente qualsiasi forma di maltrattamento compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale, economica e atti persecutori (stalking) su figure di riferimento o su altre figure affettivamente significative, adulte o minorenni. La violenza sulle donne è un fenomeno diffuso, ancora sottovalutato e scarsamente rilevato, che può mettere a rischio, a partire dalle prime fasi della gravidanza, la salute psicofisica e la vita stessa, sia delle madri che dei figli”.
Un fenomeno per lungo tempo sottovalutato, di cui si è parlato poco, ma di cui oggi siamo in grado di rilevare tutto il devastante impatto per la salute fisica e mentale del minore e dell’adulto che diventerà. Non è un qualcosa di scontato, viste già le notevoli difficoltà che spesso la nostra società riscontra nel riconoscere persino la violenza diretta. Quanti uomini e donne ancora sostengono che schiaffi e sculaccioni sono solo un metodo educativo, a loro avviso, inevitabile ed efficace? Troppi!
Non esiste niente che la forza fisica, usata per imporsi, possa costituire un vantaggio per un bambino, chi scrive – insieme ai tanti professionisti del settore – è convinto che ci siano sempre delle alternative alla violenza che – seppure faticose (niente di più semplice che tirare uno schiaffo, quando si è in posizione di forza) – aiutano il minore a crescere e sbagliare anche, ma con un supporto dell’adulto che sia una guida, non una costrizione o una minaccia.
Per la Franco Angeli, a cura di Gloria Soavi ed Elena Buccoliero sono appena usciti due volumi che affrontano con completezza il tema della violenza assistita: Proteggere i bambini dalla violenza assistita-Volume 1- Riconoscere le vittime e Proteggere i bambini dalla violenza assistita-Volume 2- Interventi in rete.
In entrambi i volumi, le autrici raccolgono vari professionisti (psicologi, assistenti sociali, magistrati, avvocati) che si occupano della protezione dei minori da vari punti di vista e il risultato è sicuramente un ottimo punto di partenza per tutto coloro che vogliono conoscere e saper affrontare questo dramma che sconvolge l’evoluzione psicologica, emotiva ed esistenziale di bambine e bambini.
Se la violenza non colpisce direttamente, si può essere portati a pensare che non faccia danno, ma alla violenza basta entrare in una casa perché tutti ne siano coinvolti, senza eccezione, la violenza ha molti volti. Il bambino ha diritto a vivere in un ambiente dove il disaccordo possa anche esprimersi col conflitto, ma se questo diventa violento allora ne trarrà solo svantaggi. Da adulti ci dimentichiamo facilmente cosa sia stato essere dei bambini, tendiamo a giustificare e a ripetere certi comportamenti che in passato ci facevano male, come se l’adulto, alla fine, avesse sempre ragione. L’adulto non ha sempre ragione.
La verità è che i bambini spesso hanno parametri naturali molto più sani e, sì certo, hanno bisogno di limiti e di regole, ma un bambino che prova paura per se stesso o per la madre è un bambino che incontra un limite non suo, ma di chi lo accudisce che non è in grado di tutelarlo e responsabilizzarlo in modo sano. La protezione dei minori passa attraverso il miglioramento generale delle capacità genitoriali e, laddove ci siano situazioni a rischio, questo è ancora più drammaticamente vero.
I danni della violenza assistita riguardano la vita relazionale familiare, scolastica, tra pari, di coppia, sessuale. Quante volte mi sono sentito dire, nell’ambito del mio lavoro con gli uomini autori di violenza: “I bambini erano in casa quando litigavamo, ma dormivano o erano nell’altra stanza, non hanno sentito o capito nulla”. Quanto lavoro c’è ancora da fare per far comprendere che non c’è stanza o sonno che argini la violenza e che i bambini assorbono, capiscono molto più di quel che sembra e fanno proprie problematiche che non sono le loro?
Allora di violenza sui minori e di violenza assistita parliamo e parliamo sempre di più!