Cultura

68, noi c’eravamo, su Sky lo speciale sull’anno che ha cambiato la nostra società. L’anticipazione

di F. Q.

“Una liberazione di energie amorose, una situazione sentimentale della vita”. Con questa immagine l’artista francese Gérard Fromanger descrive il movimento del ‘68. Attraverso le sue parole, insieme a quelle di molti dei protagonisti di quel periodo prorompente e controverso, Sky TG24 ripercorre uno degli anni che ha maggiormente cambiato il mondo con lo speciale “68, noi c’eravamo” in onda venerdì 20 luglio 2018 alle 21.30 e disponibile su Sky On DemandIl doc, a cura di Massimiliano Giannantoni e Moreno Marinozzi, è una narrazione corale: il regista Bernardo Bertolucci, il giornalista Paolo Brogi, lo scrittore e fondatore del movimento giovanile del ’68 Mario Capanna, l’artista Gérard Fromanger, il cantautore e regista Paolo Pietrangeli, il filosofo Toni Negri, e la scrittrice Lidia Ravera sono le voci che spiegano cosa rappresentò quell’anno per chi lo ha vissuto attivamente.

Un racconto concreto e in prima persona di un fenomeno sociale, breve ma potente, che continua ancora ad animare il dibattito, generando suggestioni ed emozioni. Lo speciale cerca anche di capire cosa sia rimasto, a cinquant’anni di distanza, di quel movimento ‘insurrezionale’ che ebbe portata globale e che dopo il suo passaggio ha lasciato in eredità una società profondamente mutata, nei costumi e nelle abitudini, ma anche nella politica. Dalle parole di chi c’era riaffiorano ricordi, conquiste e speranze del movimento studentesco: dalla rottura degli schemi e il rifiuto dei divieti – alla ricerca di una libertà assoluta -, al pacifismo, all’emancipazione femminile, fino alla paura per l’epoca delle stragi, che influì sulla fine del movimento. Le riflessioni degli intervistati si spostano poi sulla società contemporanea e sui nuovi movimenti che nel mondo stanno sorgendo, come quelli che, negli Usa, si oppongono ad un eccessivo uso delle armi. Alcuni di loro arrivano anche ad immaginare la necessità di un nuovo ’68. “Sono i giovani di oggi – dice Mario Capanna – che devono trovare il loro ’68. Deve essere il loro, non quello sovrapposto da qualcun altro. Sapendo che oggi, in relazione ai pericoli più gravi e numerosi che minacciano il mondo, un nuovo ’68 non basterebbe. Occorre qualcosa di più e di meglio”.

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