L'Anac "ha rilevato che nelle procedura di gara il tema dei rilanci era scritto malissimo, era scritto che si poteva fare ma non in che maniera. Ed è inspiegabile che nessuno se ne sia accorto", ha detto il ministro dello Sviluppo Economico durante l’informativa urgente alla Camera all'indomani della stroncatura dell'Anticorruzione. "Ne risponderanno politicamente", aggiunge rivelando di aver aperto un'indagine. Calenda: "Cose gravi e false"
Un “pasticcio”, commesso per “colpa dello Stato”. Perché l’offerta di Acciaitalia “era migliore” ma “nel bando metà del punteggio era dato al prezzo” e non al piano ambientale e alla salute. Luigi Di Maio parla alla Camera e attacca il precedente governo sull’assegnazione dell’Ilva al gruppo guidato da ArcelorMittal, forte del parere dell’Anac che ha stroncato l’assegnazione ai franco-indiani dell’azienda siderurgica: “Le regole sono state cambiate in corsa ed è stata lesa la concorrenza“, accusa il vice-premier.
L’Anac “ha rilevato che nelle procedura di gara il tema dei rilanci era scritto malissimo, era scritto che si poteva fare ma non in che maniera. Ed è inspiegabile che nessuno se ne sia accorto e che è rimasto tutto sotto silenzio“, ha detto il ministro dello Sviluppo Economico durante l’informativa urgente sul siderurgico. Le criticità rilevate dall’Anac “sono macigni, sono gravissime e questo governo, io in primis, non possiamo far finta di niente come è accaduto per troppo tempo”, ha aggiunto ricordando che “l’offerta di Acciaitalia era migliore”, un parere che nel maggio 2017 – come rivelato da Ilfattoquotidiano.it, era stato espresso anche dai tecnici che avevano relazionato in maniera non vincolante ai commissari.
Il primo “pasticcio”, evidenzia Di Maio, riguarda la tempistica dell’attuazione del piano ambientale e, come ha concluso l’Anac, “ha leso il principio di concorrenza”. Quando è stata bandita la gara, il 5 gennaio 2016, “chi voleva partecipare alla procedura di gara doveva fare un’offerta che prevedeva di attuare il piano ambientale entro il 31 dicembre dello stesso anno – ha spiegato – Capirete bene che questa sarebbe stata un’impresa titanica e poche imprese hanno potuto partecipare”. Successivamente, il termine è stato posticipato di due anni e poi di ulteriori cinque: “Si è arrivati al 2023, sette anni in più” e questo avrebbe significato “che avrebbero potuto partecipare molte più imprese” e “avremmo potuto avere molte più offerte e miglio, compresa quella di ArcelorMittal”, dice Di Maio. “Non solo – aggiunge – l’azienda non ha poi neanche rispettato i termini intermedi del piano ambientale e questo di per sé, se confermato, sarebbe bastato ad escluderla“.
“Se si è fatta una procedura di gara che non ha messo al centro il massimo delle tutele ambientali e occupazionali, allora politicamente, per ora, ne dovrà rispondere chi ha fatto questa procedura di gara”, ha aggiunto con un chiaro riferimento al ministro Carlo Calenda che giovedì, dopo la risposta dell’Autorità anticorruzione, ha chiesto di rendere pubblica la risposta. Il rilancio di Acciaitalia, che secondo Calenda e l’Avvocatura di Stato arrivò fuori tempo massimo, per Di Maio è stato invece ignorato “in maniera incomprensibile” e “non è stato nemmeno considerato e alla fine la procedura è stata chiusa accettando la proposta di Arcelor, evitando la presentazione di altre offerte migliorative“.
“C’era chi ci prendeva in giro perché stavamo perdendo tempo a studiare 23mila pagine. Invece, abbiamo fatto bene e l’Anac ha confermato tutte le criticità e che le nostre preoccupazioni erano fondate. E meno male – ha aggiunto Di Maio – che quelli prima di noi erano i competenti“. L’Anac ha spiegato che nonostante le anomalie, spetta al ministero, nel caso, annullare la gara se rilevasse “un’interesse pubblico specifico” e ricominciare da zero. Per il momento, Di Maio si limita a dire che “avvierò un’indagine e parlerò con i commissari dell’Ilva”. Di certo, aggiunge, “il pasticcio lo ha fatto lo Stato, non l’azienda, quando ha bandito la gara. Devo capire di chi sono le responsabilità specifiche”.
Dopo l’intervento del vice-premier, è arrivata la risposta del suo predecessore al Mise, Carlo Calenda: “Hai detto in Parlamento cose gravi e false – ha risposto l’ex ministro su Twitter – Minacciare indagini interne al Mise è vergognoso. La responsabilità sulla gara è mia. A differenza tua non ho bisogno di inventarmi manine. E assumiti la responsabilità di annullare la gara se la ritieni viziata”.
Accanto all’attuale ministro si schiera Michele Emiliano, da ormai un anno in polemica aperta con Calenda sul rilancio del siderurgico e Tap. Per il governatore della Regione Puglia, l’Anac “ha sostanzialmente detto che il ricorso della Regione Puglia aveva un fondamento”. Ora, aggiunge Emiliano, “mi auguro che il ministro Di Maio, che evidentemente ha fiducia nella Regione a differenza del suo predecessore, prenda la decisione giusta per tutelare innanzitutto la salute dei miei concittadini è più anche le esigenze produttive del Paese che ovviamente vanno tenute in grande attenzione”.
Per il presidente della Liguria, Giovanni Toti, invece, “le irregolarità nella gara per la vendita dell’Ilva forse si potevano verificare prima, Anac esiste da tempo, se c’erano irregolarità qualcuno avrebbe dovuto alzare un ditino”. Arrivare “in zona Cesarini – aggiunge – mi sembra che sia un elemento di grave criticità nella trattativa”. Se la gara “era sbagliata” e Anac “ritiene che sia inficiante la gara stessa, mi rimetto alle decisioni delle autorità competenti di controllo – conclude – Mi auguro solo che dietro tutto questo nessuno cerchi pretesti per arrivare con inerzia alla chiusura delle aree a caldo dell’Ilva di Taranto, o a una chiusura dell’intero impianto della siderurgia italiana perché si assumerebbe una responsabilità straordinaria”.
Duro anche il commento della Cgil: “La Fiom ha sempre sostenuto la mancanza di trasparenza in diversi passaggi dell’operazione di vendita del’Ilva, a partire dal contratto. Molti documenti ci sono stati negati, malgrado le nostre richieste. Questa mancanza di trasparenza non ha consentito mai, nei fatti, l’avvio di una trattativa reale”, spiega in una nota la segretaria dei metalmeccanici Francesca Re David. La Fiom, aggiunge, “è interessata alla ricerca della soluzione migliore, nel pieno rispetto della legalità e delle osservazioni formulate dall’Anac, dal punto di vista industriale, ambientale e occupazionale, oltre alla salvaguardia della salute”. Allo stesso tempo, ricorda, “dobbiamo anche fare i conti con il tempo, visto che le risorse consentono la prosecuzione dell’amministrazione straordinaria fino a metà settembre. Bisogna che il Governo garantisca la continuità produttiva e salariale, la messa in sicurezza degli impianti, in attesa di una decisione in merito”. Per questo, chiede al ministro Di Maio di convocare “al più presto le organizzazioni sindacali perché i lavoratori non possono apprendere le notizie dalla stampa”.