Roberto Saviano viene denunciato per diffamazione dal ministro degli Interni. Pare, in Italia, ordinaria amministrazione posto che Matteo Salvini non è il primo o l’ultimo che denuncia giornalisti. Nelle famosa classifica a cui si ricorre ogni due per tre – quella della posizione nel rating mondiale della libertà di stampa – le querele hanno un loro indubbio posto d’onore.

Già scrissi che per depotenziare l’effetto intimidatorio delle querele, basterebbe ridurre alla cifra simbolica di un euro l’ammontare del quantum da pretendere. Questo eviterebbe, quanto meno, che querele a scopo intimidatorio siano più o meno efficaci grazie alle cifre colossali richieste. Sappiamo però che una simile soluzione non sarà mai oltre che formulata da qualcuno, di sicuro approvata e quindi non mi dilungo.

E allora Il Fatto Quotidiano, che ha annoverato tra le sue campagne la difesa del diritto di critica e un’ostinata e meritoria avversione alle querele di cui sopra, accetti la sfida che propongo: faccia interamente sue le parole di Saviano. Chieda ai suoi lettori, ardimentosi quando si tratta di sparare a zero dietro anonimato, di sottoscriverle. Con tanto di nome e indirizzo. Faccia una di quelle campagne capaci di smuovere le coscienze, nella piena consapevolezza che la posta in gioco non sono tanto le parole e il contenuto di quanto viene ritenuto ingiurioso, ma proprio il diritto di informare, di dibattere di polemizzare, di criticare, di opporsi, di vivere una dimensione dinamica in cui l’incognita esista a dispetto del “tanto le cose vanno sempre così”. Di fare un mestiere capace di incidere sul reale. E di dare, al lettore, analoga possibilità. Alla fin fine, si tratterebbe di sperimentare una sorta di “class action all’incontrario” in cui invece di immaginare tutti contro uno, si rovescia il piano immaginando uno contro tutti.

Che farà il Viminale? Denuncerà 100-200mila persone? Solo alcune e altre no? Lascerà correre, attonito, per la creazione di un conflitto di interesse che potrebbe coinvolgere suoi stessi lettori? Perché è palese, che se nel magnifico mondo della nostra carta stampata e non solo, si avviasse – fantasia al potere – una simile strategia da parte di moltitudini di cittadini, ci arricchiremmo tutti di una non scontata arma di difesa.

Non occorre essere d’accordo con Saviano. Io stesso non amo molto il personaggio. È l’eccezionalità del tutto che ne fa una occasione ghiotta; un ministro che si fa forte dei propri uffici, per querelare uno scrittore/giornalista la cui unica forza è quella della credibilità presso la comunità dei suoi lettori, dà corpo a una moderna riedizione di Davide contro Golia. L’autorità verso l’autorevolezza, che poi è l’indice reale che fa sì che un articolo venga preso o meno in considerazione.

E vada oltre questo: si dichiari, il giornale, pronto a tale sfida chiedendo alle altre testate – cui la questione della intimidazione dovrebbe essere parimenti gradita – a concertare una azione collettiva. Chieda a Repubblica che con le 10 domande a Silvio Berlusconi fece gioire molti. Chieda a il Giornale, che con la difesa del proprio direttore graziato dalla galera fece palpitare i cuori della destra. Chieda dunque, a chiunque conti qualche lettore, di prendere parte.

E che la prendano anche i lettori, che finalmente potranno schierarsi in una azione concreta, in nome della libertà, che vada oltre il picchiettare sui tasti di un computer. Forse si raggiungeranno cifre di sottoscrittori, ancor più cospicue. Misuriamo con questa proposta ciò che rimane dell’idea che una stampa debba essere autonoma e libera. Che i confronti di idee debbano viaggiare su altre dimensioni abbandonando la via giudiziaria.

Quale migliore battaglia che prenda spunto dal personaggio Saviano, amato e odiato in egual misura? Quale straordinario disinteresse, scendere in campo a favore di chi ha un pensiero opposto o diverso dal tuo, farebbe capolino? Quale miglior occasione per dimostrarsi stampa lontana dai giochi di bande che da tempo contraddistinguono buona parte del circuito mass mediatico sottraendo credibilità e inficiando il piacere di leggere?

Quale salto di qualità, rispetto la difesa di una idea cardine delle democrazie, capace, affiancata alla più consolidata raccolta firme a favore o contro un determinato provvedimento, di mordere andando oltre al mero abbaiare. Ammesso che ai lettori, interessi realmente contare qualche cosa. Mordere e non solo abbaiare.

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