I vicepremier Di Maio e Salvini escludono l'ipotesi di sue dimissioni: "È un atto dovuto,già conoscevamo l'indagine". I magistrati hanno infatti chiesto una proroga di sei mesi alle indagini a carico di 23 banchieri e manager che ricoprivano ruoli chiave in Unicredit tra il 2005 e il 2013
I vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini hanno escluso categoricamente l’ipotesi delle dimissioni per Paolo Savona, il ministro degli Affari Europei indagato dalla Procura di Campobasso per usura bancaria, l’applicazione di interessi oltre la soglia consentita dalla legge. Il nome del ministro compare infatti nell’atto della Procura di Campobasso relativo alla richiesta di sei mesi di proroga dei termini di durata delle indagini preliminari, nell’ambito dell”inchiesta della pm Rossana Venditti sui parchi eolici di Molise, Puglia e Campania.
“Vi sembra uno che ha la faccia da usuraio?” ha detto Salvini al termine del consiglio federale della Lega in via Bellerio. “Va bene tutto. – ha aggiunto- oltre ad avere tanti difetti è uno di quelli che stimo di più. Spero che la giustizia faccia velocemente il suo corso perché penso che Paolo Savona sia una delle persone più pulite, corrette e oneste di questo Paese”. Anche per Di Maio l’iscrizione del ministro nel registro degli indagati “è un atto dovuto nei sui confronti quando era all’Unicredit: detto questo, come sempre, se conoscevamo già l’indagine e abbiamo scelto Savona, si va avanti”. Sulla vicenda è intervenuto anche Matteo Renzi su Twitter: “Sono un garantista. Per me il Ministro Savona, indagato, non deve dimettersi. Ma proprio per questo dico ad alta voce che Di Maio e i suoi devono vergognarsi. Per anni hanno massacrato persone e famiglie in nome di un giustizialismo vergognoso. Adesso usano la #doppiamorale“.
A Savona i magistrati contestano alcuni atti compiuti quando era ai vertici dell’ex Banca di Roma, ora Unicredit, ma fonti vicine al ministro sostengono che questi “non aveva competenza sui tassi di interesse”. Oltre a Savona, nel registro degli indagati figurano i nomi di altre 22 persone, tutti manager e banchieri che tra il 2005 e il 2013 hanno ricoperto ruoli chiave in Unicredit. Tra questi, ci sono Alessandro Profumo, oggi amministratore delegato di Leonardo-Finmeccanica; Fabio Gallia, amministratore delegato e direttore generale di Cassa Depositi e prestiti e l’ex sindaco di Ravenna ed ex presidente di Unicredit Aristide Canosani.
Le indagini sono partite dopo la denuncia di una società che ha realizzato grandi parchi eolici in nel sud Italia, la Engeneering srl, guidata dai fratelli Pietro ed Angelo Santoro. Secondo quanto ricostruito dai legali, la Engineering avrebbe subito, su propri conti correnti e anticipi fatture, l’applicazione di tassi usurai. “È un atto dovuto in quanto la Cassazione penale impone di indagare i vertici della banche per via del loro ruolo di controllo e garanzia” ha commentato l’avvocato Luigi Iosa, legale della società presunta vittima di usura bancaria.
“Questa ulteriore proroga – sottolinea il capo della Procura di Campobasso, Nicola D’Angelo – è stata richiesta perché c’è bisogno di tempo ed è un atto dovuto. Abbiamo ricevuto molte volte denunce in tema bancario ed è una materia benché non rara ma comunque un filone particolare con un forte aspetto tecnico per cui sono necessarie consulenze che possono mettere tal volta in difficoltà anche i più bravi dirigenti di polizia giudiziaria”.