Luca Parnasi,  il costruttore arrestato nell’ambito dell’inchiesta sul nuovo stadio della Roma, è ai domiciliari. È quanto disposto dal gip Maria Paola Tomaselli dopo l’ultimo interrogatorio, durante il quale l’indagato avrebbe reso delle dichiarazioni tali da ridurre le probabilità di inquinamento probatorio. La decisione del giudice per le indagini preliminari arriva dopo le due richieste di scarcerazione presentate dai legali  Emilio Ricci e Giorgio Tamburrini e rigettate.

Dopo un interrogatorio durato 11 ore, i difensori avevano presentato la prima istanza, ottenendo il parere favorevole della Procura, ma il rigetto del gip Tomaselli perché, secondo l’accusa, dalle dichiarazioni del costruttore non erano emersi elementi sufficienti a modificare la misura della detenzione in carcere. Per il giudice, Parnasi si era limitato ad ammettere “fatti inequivoci e incontrovertibili”, riferendosi “esclusivamente a circostanze già note, nonché offrendo ricostruzioni contraddette da chiare emergenze investigative”. Non avrebbe quindi offerto “alcun contributo all’indagini”. E Parnasi era rimasto a Rebibbia. Successivamente, gli avvocati si sono rivolti alla Cassazione, ma i giudici della Suprema corte hanno dichiarato inammissibile il ricorso presentato – le motivazioni saranno presentate entro 45 giorni.

Il costruttore romano è al centro dell’inchiesta sul nuovo stadio della Roma, dal momento che secondo l’accusa, il gruppo Parnasi avrebbe tentato di “oliare” i vari passaggi dell’approvazione del piano dello stadio di Tor Di Valle mettendo in atto una corruzione che la gip definisce “sistemica“. Per arrivare all’approvazione del progetto si sarebbe servito tra gli altri dell’avvocato, ex presidente di Acea, Luca Lanzalone – ai domiciliari con l’accusa di corruzione – che per la giunta Raggi seguiva la trattativa sulla modifica del piano e che in cambio dell’aiuto fornito avrebbe ricevuto incarichi e consulenze del valore di 100mila euro. In carcere, oltre a Parnasi sono finiti cinque suoi stretti collaboratori, uno dei quali, Luca Caporilli – passato ai domiciliari. Tra i 16 indagati nell’inchiesta figurano anche il capogruppo M5s in Campidoglio Paolo Ferrara – autosospesosi dal Movimento a seguito dell’inchiesta – e l’ex assessore e oggi consigliere comunale di Forza Italia, Davide Bordoni. Dal carcere, Parnasi ha ammesso anche i legami con altri due indagati, rappresentanti della politica romana:  l’ex assessore regionale del Pd, Michele Civita e  l’ex vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio, Adriano Palozzi, di Forza Italia.

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