Mike Manley nuovo amministratore delegato di Fca, Luis Camilleri ad Ferrari, con John Elkann presidente. E Suzanne Heywood presidente di Cnh Industrial. La rivoluzione in casa Lingotto arriva a sorpresa, durante un sabato di luglio che doveva essere un giorno come tanti ma che invece è diventato campale per il futuro del gruppo. Che non avrà più Sergio Marchionne alla guida. Le condizioni del manager italo canadese sono “peggiorate” dopo l’intervento chirurgico di fine giugno alla spalla destra. In una nota, il gruppo informa che “non potrà riprendere la sua attività lavorativa” a causa di “complicazioni inattese durante la convalescenza”. L’aggravarsi delle condizioni di salute ha portato i vertici del Lingotto a convocare i cda con urgenza delle società in cui Marchionne aveva un ruolo, ovvero Fca (ad), Ferrari (ad e presidente) e Cnh Industrial (presidente).
LE CONDIZIONI DI SALUTE DI MARCHIONNE – Fiat Chrysler, si legge nella nota diramata dalla società, “comunica con profonda tristezza che in settimana sono sopraggiunte complicazioni inattese durante la convalescenza post-operatoria del dottor Marchionne, aggravatesi ulteriormente nelle ultime ore”. Fca aggiunge che “per questi motivi” Marchionne “non potrà riprendere la sua attività lavorativa”. Il consiglio di amministrazione di Fca, si legge ancora nel comunicato, “riunitosi in data odierna, ha espresso innanzitutto la sua vicinanza a Sergio Marchionne e alla sua famiglia sottolineando lo straordinario contributo umano e professionale che ha dato alla società in questi anni”. Il presidente John Elkann, parlando delle condizioni critiche, ha spiegato che “per tanti Sergio è stato un leader illuminato, un punto di riferimento ineguagliabile”. Dicendosi “profondamente addolorato”, Elkann ha sottolineato che “si tratta di una situazione impensabile fino a poche ore fa, che lascia a tutti quanti un senso di ingiustizia“.
“Il mio primo pensiero va a Sergio e alla sua famiglia” ha scritto ancora Elkann, che poi ha raccontato il proprio rapporto col manager italo-canadese: “Quello che mi ha colpito di Sergio fin dall’inizio, quando ci incontrammo per parlare della possibilità che venisse a lavorare per il Gruppo, più ancora delle sue capacità manageriali e di una intelligenza fuori dal comune, furono le sue qualità umane, la sua generosità e il suo modo di capire le persone“. A seguire il nuovo presidente Ferrari ha fatto un bilancio dell’era Marchionne in Fca: “Negli ultimi 14 anni, abbiamo vissuto insieme successi e difficoltà, crisi interne ed esterne, ma anche momenti unici e irripetibili, sia dal punto di vista personale che professionale. Per tanti – ha continuato – Sergio è stato un leader illuminato, un punto di riferimento ineguagliabile. Per me è stato una persona con cui confrontarsi e di cui fidarsi, un mentore e soprattutto un amico. Ci ha insegnato a pensare diversamente – ha scritto ancora Elkann – e ad avere il coraggio di cambiare, spesso anche in modo non convenzionale, agendo sempre con senso di responsabilità per le aziende e per le persone che ci lavorano”.
IL PROFILO: CHI È MIKE MANLEY – Aziende che a causa dell’evolversi inaspettato delle condizioni di salute del manager hanno dovuto subire una vera rivoluzione ai vertici. La decisione dalle conseguenze più importanti era quella sul nuovo amministratore delegato di Fca. Come si pensava alla vigilia, la scelta è caduta su un nome interno all’azienda. In tal senso Mike Manley ha vinto la corsa a quattro che secondo i rumors della vigilia lo vedeva contrapposto ad Altavilla, Palmer e Gorlier. Alla fine l’ha spuntata il 54enne inglese, alla guida del marchio Jeep dal 2009 e di Ram dal 2015. Particolari non di secondo piano ai fini della decisione finale, che appare di rottura netta rispetto al passato. Manley è u ‘car guy’, un uomo di macchine: profilo diametralmente opposto a quello di Sergio Marchionne, che nei 14 anni in Fca ha ottenuto risultati importantissimi in termini finanziari e di politica finanziaria, ma pochi apprezzamenti a livello di prodotto automobilistico. Manley, al contrario, è il protagonista assoluto del successo del marchio Jeep, vera gallina dalle uova d’oro del gruppo, che scegliendo il manager inglese come ad ha deciso di privilegiare il proprio profilo internazionale–anglosassone. Manley, classe ’64, è stato nominato capo del marchio Jeep a giugno del 2009 e fa parte del Gec dal settembre 2011. Nato a Edenbridge nel Regno Unito, ha dalla sua il fatto di essere il numero uno del brand su cui Fca sta puntando maggiormente. Tuttavia, nonostante il record di immatricolazioni in Europa nel 2017, lo scorso anno Jeep ha ha venduto a livello globale circa 1,4 milioni di auto, in leggero calo rispetto agli 1,41 milioni del 2016. Dall’ottobre del 2015, Manley è diventato responsabile anche del marchio di pickup truck Ram.
IL PROFILO: CHI È LUIS CAMILLERI – A guidare Ferrari, invece, ci sarà la coppia formata da John Elkann (presidente) e Luis Camilleri (ad). Del primo si sa tutto, del secondo molto meno. Nato 63 anni fa ad Alessandria d’Egitto, di famiglia maltese, Luis Carey Camilleri è attualmente presidente del board di Philip Morris International, in cui ha iniziato la sua carriera, in Svizzera, nel 1978 come analista di sviluppo del business. Camilleri è una figura cosmopolita, che conosce quattro lingue e ha un patrimonio stimato in 150 milioni di sterline. Divorziato dal 2004 dall’ex moglie Marjolyn, da cui ha avuto tre figli, di lui si è parlato anche nelle cronache rosa per una storia con la top model Naomi Campbell. Nella casa di Maranello, Camilleri è attualmente amministratore non esecutivo. Tra il marzo del 2008 e il maggio del 2013, il manager è stato anche ceo di Philip Morris International. Dal 2002, Camilleri è stato presidente e ceo di Altria, uno dei più grandi conglomerati del mondo in settori quali gli alimenti, il tabacco e bibite, che include, oltre a Philip Morris, società come John Middleton e Ste. Michelle Wine Estates. Dal 1996 al 2002, era stato senior vice president e direttore finanziario di Altria. L’uomo che si preparerebbe a prendere il volante di Ferrari al posto di Marchionne e accanto a John Elkann, cui dovrebbe andare la presidenza, ha ricoperto molti ruoli anche oltre Altria. È stato nominato membro del cda di América Móvil, quarto operatore di telefonia mobile al mondo per abbonati, nell’aprile del 2011 e in precedenza è stato membro del cda di Telmex International, holding di tlc messicana, dal dicembre del 2009. Si è seduto nel cda di Kraft Foods dal marzo del 2001 al dicembre del 2007 ed è stato presidente di Kraft dal settembre del 2002 al marzo del 2007. Camilleri ha frequentato la Business School dell’Università di Losanna, in Svizzera, dove ha conseguito una laurea in Economia e Gestione aziendale presso l’Hec Lausanne.
IL PROFILO: CHI È SUZANNE HEYWOOD – La nuova presidente di Cnh Industrial è Suzanne Heywood. Nel comunicare la decisione, il cda ha spiegato che “continuerà a lavorare al processo di selezione del ceo già in atto”. Nel frattempo Derek Neilson proseguirà l’incarico di ceo ad interim, assicurando continuità operativa. Il cda ha sottolineato “la leadership e l’impegno straordinari che Marchionne ha dedicato all’azienda”. Nata a Southampton 49 anni fa, Suzanne Heywood è laureata in Scienze all’Università di Oxford e ha conseguito un Dottorato a Cambridge. Da giovane ha trascorso oltre dieci anni navigando per il mondo con sua famiglia, sulle orme del capitano James Cook lungo il suo terzo giro del mondo. Nel 2016 è stata nominata Managing Director di Exor. Fino ad allora, ha lavorato per McKinsey&Company, dove è entrata come Associato nel 1997, diventandone successivamente Senior Partner. Per diversi anni ha diretto la service line globale di McKinsey, per la progettazione organizzativa, e si è inoltre occupata a lungo degli aspetti strategici dei clienti in diversi settori. Ha pubblicato il libro Reorg e diversi articoli su tali argomenti ed è stata docente ospite all’Università Tsinghua di Pechino. La sua carriera era iniziata nel Governo del Regno Unito, presso il ministero del Tesoro. In quel dicastero è stata segretaria personale del Financial Secretary, il responsabile di tutti gli aspetti della fiscalità diretta, nonché principale fautrice della politica di privatizzazione del governo. Ha inoltre svolto un ruolo di supporto del Cancelliere durante le negoziazioni presso l’Ecofin, il Consiglio dei Ministri delle Finanze Europei, a Bruxelles. La manager è inoltre amministratore di The Economist (dove è componente del Comitato di Controllo), della Royal Opera House (è vicepresidente) e del Trust della Royal Academy of Arts.
LA GIORNATA INIZIATA ALL’ALBA CON LE INDISCREZIONI – Telecamere delle principali tv nazionali, giornalisti e fotografi. Davanti al Lingotto di Torino la folla era quella delle giornate importanti. L’ingresso della palazzina chiuso, gli accessi sorvegliati come di consueto dal personale della vigilanza. All’interno si è deciso il futuro di Fca. Un futuro senza Marchionne, alle prese con una difficile convalescenza. Da qui la convocazione d’urgenza per esaminare il “nodo Marchionne“, cioè la successione dell’amministratore delegato di Fca, Ferrari e Cnh Industrial. Marchionne aveva annunciato che avrebbe lasciato Fca nell’aprile del 2019 dopo l’approvazione dei conti del 2018; il suo ruolo tuttavia richiede una presenza costante che il manager non è in grado di garantire. Quindi il summit di emergenza, che di fatto ha messo la parola fine su un’era, quella con l’italo-canadese ai vertici del gruppo, durata 14 anni e che ha permesso all’azienda torinese di superare uno dei momenti più complicati della sua lunga storia. Una giornata campale, che iniziata ufficialmente alle 15 (orario di convocazione dei cda), ma che è cominciata già nella notte, quando sono circolati i primi rumors. Le indiscrezioni che nella notte sono state riportate dal sito specializzato Automotive News. Le indiscrezioni sullo stato di salute di Marchionne negli ultimi giorni si sono moltiplicate. Anche ieri il sito Lettera43 aveva parlato di una convocazione a Torino da parte del presidente Elkann del top management dell’azienda per accelerare il cambio al vertice, ma Fca aveva smentito. Sergio Marchionne, arrivato a Torino nel 2004, come detto avrebbe dovuto lasciare il gruppo il prossimo anno, nell’assemblea di Amsterdam che approverà i conti 2018, ma avrebbe dovuto mantenere la guida della Ferrari. Secondo alcune fonti, il manager italo-canadese sarebbe al momento ricoverato in Svizzera. L’ultima sua apparizione pubblica è quella dello scorso 26 giugno, quando l’a.d. ha partecipato a Roma alla cerimonia di consegna di una Jeep Wrangler all’Arma dei carabinieri per il pattugliamento delle spiagge. Da rumors dei giorni scorsi era trapelato anche che la convalescenza avrebbe impedito a Marchionne di presentare in conference call i conti del secondo trimestre di Fca, che saranno resi noti mercoledì prossimo.
NOMI E PROFILI DI CHI ERA IN LIZZA CON MANLEY – Oltre a Manley, erano tre i nomi in lizza per sostituire Marchionne alla guida di Fca. Tutti hanno profili di altissimo livello.
Altavilla, l’uomo stimato da Elkann – Altavilla, 54 anni, è stato nominato chief operating officer Ema nel novembre 2012 ed è inoltre Head of Business Development e membro del Gec dal settembre 2011. Il manager, nato a Taranto, è entrato nel 1990 in Fiat Auto, occupandosi di pianificazione strategica e sviluppo prodotto. Altavilla era stato chiamato in causa lo scorso anno per la successione all’a.d. Mauro Moretti in Finmeccanica. Il fatto che il fondo Elliott lo abbia inserito nella lista dei consiglieri indipendenti per il cda Tim ne dimostra l’autorevolezza. Altavilla era con Marchionne in un momento chiave della storia di Fiat: quando venne chiusa con Gm la put option portando a casa 2 miliardi di dollari che furono indispensabili per il rilancio all’inizio dell’era Marchionne. Altavilla, inoltre, ha guidato Fiat Powertrain e Iveco ed è molto stimato da John Elkann.
Palmer, il direttore delle finanze – Palmer, classe ’66, è stato nominato chief financial officer e membro del Gec nel settembre 2011. Il suo punto di forza è quello di essere il responsabile delle attività finanziarie a cui Marchionne ha dato grande importanza nella fase di ristrutturazione di Chrysler e nella successiva gestione del debito di Fca. Il manager nato a Bath, in Inghilterra, era già capo delle finanze di Fca Us, in precedenza Chrysler Group, da giugno 2009, con delega a funzioni chiave come corporate controlling, treasury e tax. Palmer potrebbe beneficiare di un eventuale azzeramento del debito netto industriale, ora a 2,4 miliardi di euro, se tale obiettivo, a cui Marchionne tiene particolarmente, venisse effettivamente raggiunto.
Gorlier, il manager torinese – Infine Gorlier, capo della componentistica del gruppo dal giugno 2015, è a sua volta nel Gec da settembre 2011. Torinese doc è un classe ’62. La componentistica di Fca ha visto crescere i ricavi del 5% a 10,115 miliardi di euro nel 2017, con un forte aumento dell’Ebit adjusted e del margine per Magneti Marelli. Le nuove frontiere dello sviluppo della guida autonoma e della connettività hanno permesso alla divisione del gruppo di mettersi in luce. Non è detto, dunque, che il manager segua Marelli che Fca spera di scorporare entro il prossimo dicembre.