In tempi di “critiche costruttive” tra governo e istituzioni che ospitano manager scelti dal precedente governo (Salvini vs Boeri, qualcuno conosce?), ho pensato di tornare a qualche settimana fa, quando ho atteso una conferenza dove il signor Carlo Cottarelli (in forza al precedente governo), individuava in evasione fiscale, corruzione, eccesso di burocrazia, lentezza della giustizia, crollo demografico, divario tra Nord e Sud e difficoltà a convivere con l’euro come i sette peccati capitali dell’economia italiana.

Un’attenzione particolare è stata dedicata al ruolo che Milano può svolgere in qualità di “laboratorio di idee” e traino per l’intero sistema Paese: a partire dalla valorizzazione dei punti di forza del capoluogo lombardo, Milano ha infatti dimostrato di avere tutte le caratteristiche e le potenzialità per affermarsi come una capitale europea degli affari, della cultura, delle smart city. Da “comasco milanese” (dormo nella prima, vivo lavoro nella seconda) il tema Milano è sicuramente un tema che mi sta a cuore.

“Milano ha le carte in regola per candidarsi come polo attrattivo degli investimenti esteri”, mi spiega Pasquale Merella, presidente del The Smart Institute. “Se guardiamo agli ultimi dati elaborati da PwC emerge che l’effetto dato dalla finanza alternativa al sistema Pmi fa registrare, per il periodo 2005-2015, una crescita ulteriore sui ricavi del +4% annuo. Il private equity e il venture capital – sempre secondo i dati di PwC – hanno fatto crescere l’occupazione nel 2005-2015 nelle società partecipate con un effetto netto di aumento del 5,2% medio annuo e con oltre 12 mila posti di lavoro creati negli ultimi 3 anni”.

Le recenti vicende sullo stadio della Roma hanno evidenziato come Milano abbia gli anticorpi giusti (per essere brutali, appare meno incline a prendere mazzette in ambito di criminalità non mafiosa). Tuttavia, se il caso Stadio ha segnato un punto a favore, ancora molto si deve fare per combattere la criminalità mafiosa, come riportano le recenti analisi. Sviluppare Milano, a beneficio di tutta la Lombardia e del Paese, potrebbe essere una soluzione per migliorare l’intera realtà economica italiana. Dopotutto l’economia Lombarda Milanese-centrica è traino per il Nord e, più ampiamente, per l’intera Italia.

“Una piattaforma di finanza alternativa che consenta al capitale privato di investire con fiducia nell’economia reale permetterebbe di ripensare al ruolo dello Stato non più come risolutore di prima istanza. Per fare questo non serve una banca pubblica dell’innovazione ma serve ad esempio innovazione tecnologica applicata alla Pa“, conclude Merella. In particolare, durante il dibattito con Cottarelli ospitato dallo studio legale Dla Piper, è emerso come Milano appaia sempre più spesso come competitor diretto a Londra. Una descrizione non da poco se consideriamo che, malgrado la madunina abbia perso (per una monetina) l’opportunità di ospitare l’agenzia del Farmaco, Milano rappresenta una delle capitali finanziarie europee più vibranti. Senza voler scadere nel classico milanese, è da ammettere che alcune delle maggiori industrie italiane sono rappresentate nella città: moda, finanza, farmacia, pr, intrattenimento (tv), mondo digitale (startuppari associati) e, grazie anche all’Expo, il cibo.

Ovviamente se il settore privato ha fatto il suo resta ancora la sfida del pubblico. Milano potrebbe diventare la prima città italiana che riesce e scrollarsi di dosso i sette vizi capitali elencati dal signor Cottarelli? Su corruzione ed eccesso di burocrazia, direi che siamo sulla buona strada. Gli altri rischi credo che vadano affrontati a livello di città-Paese. Solo Milano non può fare tutto da sola, ma siamo sulla buona strada.

@enricoverga

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