“Non ci vogliamo auto-ghettizzare anzi vogliamo venire fuori e far capire che in campo non c’è differenza, se sei forte sei forte, sia che tu sia gay o eterosessuale”. Così dice Giovanni Vidili presidente della RoMan Volley prima società di pallavolo gay di Roma che con 4 squadre amatoriali e 2 agonistiche, in terza e prima divisione, coinvolge 120 atleti prevalentemente gay ma aperta a tutti. “Fino a due anni fa avevamo anche la serie D ma era diventata troppo oneroso economicamente, perché a quei livelli si inizia ad acquistare giocatori ed era un po’ troppo per noi”, spiega Vidili.

La RoMan Volley è nata nel 2004 da un gruppo di amici ed è diventata una realtà importante per la pallavolo romana e non solo visto che ha vinto diverse medaglie ai campionati europei a tematica Lgbt, gli Eurogames. Sabato 14 luglio la RoMan Volley ha organizzato il torneo di beach volley SPQR Beach Volley Tournament valevole per gli Italian Gaymes, mini olimpiadi sportive per società di promozione dei diritti gay.

“I ragazzi omosessuali fanno mediamente meno sport – spiega il vicepresidente Andrea Callari – perché si sa che nelle palestre il rischio è di essere presi in giro o bullizzati. Magari non è neanche più così, ma anche solo la paura che possa accadere fa sì che i ragazzi spesso rinuncino a fare sport. Nella nostra associazione sanno che c’è un ambiente tranquillo e protetto, che poi può essere solo il primo passo per scoprire che nello sport, nella pallavolo, non c’è discriminazione, noi giochiamo campionati provinciali e regionali con squadre eterosessuali”. E con un certo successo visto che la squadra di seconda divisione della RoMan Volley quest’anno ha vinto il campionato ed è passata in prima divisione.

“Molti dei ragazzi che vengono da noi non avevano mai fatto sport e soprattutto mai sport in una squadra, in un’associazione – conferma Vidili – qui si sentono più liberi da pregiudizi e discriminazione, per la prima volta si mettono in gioco e spesso, nel loro percorso di atleti, se ne vanno in altre società a giocare”.

Paolo Cianci è uno dei fondatori racconta “All’inizio eravamo solo un gruppo di amici che giocavano in varie squadre, ma quando andavamo ai tornei europei scoprivamo che in altri paesi c’erano tantissime associazioni sportive gay, non solo nella pallavolo. Così ci siamo chiesti perché non aprirne una anche in Italia? Anche se allora non tutti erano d’accordo perché alcuni di noi non si volevano ancora dichiarare nelle loro squadre. Ma da allora molto è cambiato anche nello sport”.

“Gli sportivi professionisti che hanno fatto outing sono pochissimi – dice Marco Rosina anche lui della RoMan – questi hanno fatto la cosa giusta e hanno costretto molte società sportive ad aprirsi e ad abbattere i muri ancora esistenti verso giocatori omosessuali. Certo non c’è stato un effetto a catena verso altri giocatori professionisti gay che avrebbero potuto dichiararlo, ma almeno è un primo passo”.

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