“Il superamento della democrazia rappresentativa è inevitabile” e “tra qualche lustro è possibile” che il Parlamento “non sarà più necessario nemmeno in questa forma”. Le parole di Davide Casaleggio – presidente dell’associazione Rousseau – pronunciate in un’intervista alla Verità suscitano la protesta tutte le opposizioni, da destra a sinistra, da Forza Italia al Pd fino a Liberi e Uguali. Per il presidente del Pd Matteo Orfini “prima capiamo tutti che tra l’autoritarismo del M5s e quello della Lega non c’è alcuna differenza, meglio sarà per la sinistra italiana”. Con meno giri di parole Giorgio Mulè, deputato e portavoce dei gruppi parlamentari di Forza Italia, la definisce “l’ultima minchiata galattica” dovuta al caldo, dopo “le scie chimiche, l’allunaggio mai avvenuto, l’estrazione a sorte dei senatori e via farneticando”. A sinistra si parla invece di “deliri“: “Una democrazia senza un Parlamento che rappresenti i cittadini – dice il capogruppo di Liberi e Uguali alla Camera Federico Fornaro – è una dittatura, magari illuminata grazie all’interazione della ‘rete’, ma pur sempre una dittatura. Come ammoniva Sandro Pertini è sempre meglio la peggiore delle democrazie della migliore delle dittature”.

Nell’intervista a Mario Giordano Casaleggio sostiene che “oggi grazie alla Rete e alle tecnologie, esistono strumenti di partecipazione decisamente più democratici ed efficaci in termini di rappresentatività popolare di qualunque modello di governo novecentesco. Il superamento della democrazia rappresentativa è inevitabile”. Per il presidente della Casaleggio Associati “il Parlamento ci sarebbe e ci sarebbe con il suo primitivo e più alto compito: garantire che il volere dei cittadini venga tradotto in atti concreti e coerenti. Tra qualche lustro è possibile che non sarà più necessario nemmeno in questa forma”. Anche perchè, sottolinea, c’è una democrazia diretta che “è già una realtà grazie a Rousseau che per il momento è adottato dal M5s ma potrebbe essere adottato in molti altri ambiti. Uno vale uno non significa ‘uno vale l’altro’. Uno vale uno è il fondamento della democrazia partecipativa. I grandi cambiamenti sociali possono avvenire solo coinvolgendo tutti attraverso la partecipazione in prima persona e non per delega. Non servono baroni dell’intellighenzia che ci dicono cosa fare, ma persone competenti nei vari ambiti che ci chiedano verso quali obiettivi vogliamo andare e che propongano un percorso per raggiungerli. L’incompetenza è spesso la scusa per non far partecipare le persone alle scelte importanti che le riguardano”.

La linea di Casaleggio viene contestualizzata da due ministri del M5s del governo Conte, il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio e il ministro che non a caso ha la delega alla “Democrazia diretta Riccardo Fraccaro. “Di solito – dice Di Maio a L’aria che tira Estate, su La7 – i Casaleggio ci prendono sempre quando parlano di futuro”. Ma puntualizza: “I cittadini già ci dicono che il Parlamento è inutile. Sta a noi, con atti concreti, dimostrare il contrario”. Per il ministro per i Rapporti con il Parlamento Fraccaro “la riflessione di Casaleggio riguarda una sfida che abbiamo di fronte: valorizzare il Parlamento nell’ottica di una funzionalità rinnovata. Vogliamo integrare la rappresentanza con la democrazia diretta per restituire le istituzioni ai cittadini. È questo l’obiettivo del M5s”.

Quanto alle resistenze della burocrazia, che, osserva, “in uno Stato affetto da iperproduzione normativa inevitabilmente assume un ruolo centrale e diventa spesso depositaria di un sapere quasi esoterico“, sostiene: “C’è un cambiamento in atto che è ineluttabile e investirà tutti gli ambiti sociali, istituzioni pubbliche incluse. Innovazioni come la blockchain rivoluzioneranno anche questi settori che necessariamente dovranno modificarsi ed evolversi. Non c’è alternativa”. Riferendosi all’Unione Europea, dice che “certamente una risorsa preziosa ma servono maggiori strumenti di partecipazione. Un esempio potrebbe essere la introduzione del referendum popolare obbligatorio per la ratifica dei trattati internazionali”. Bolla come “anacronistico” il tetto del 3 per cento nel rapporto tra deficit e Pil e rileva che “l’Italia è un paese sicuro. Credo che come in ogni cosa della vita si debbano evitare gli estremismi”.

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