Il Parlamento cubano ha approvato la riforma della Costituzione del 1976, redatta da una speciale commissione presieduta dall’ex presidente Raúl Castro – a cui è succeduto Miguel Diaz Canel. Il testo, formato da un preambolo e 224 articoli, è stato presentato in aula sabato 21 luglio e discusso per tre giorni in sessione plenaria. Adesso sarà sottoposto “alla consultazione della gente” – riporta il quotidiano Granma – nel periodo compreso fra il 13 agosto e il 15 novembre 2018. Sono tre le principali novità istituzionali che sono stata approvate nel nuovo testo costituzionali: la scomparsa della parola “comunismo”, l’introduzione della proprietà privata e degli investimenti esteri e l’apertura ai matrimoni tra persone dello stesso sesso.
L’articolo 5 della Costituzione del ’76 stabiliva che gli sforzi dello Stato, del partito comunista, erano orientati verso “gli alti fini della costruzione del socialismo e dell’avanzata verso la società comunista“. Nel testo riformato si fa riferimento solamente al socialismo. Il presidente dell’Assemblea nazionale Esteban Lazo Hernández ha dichiarato all’aula che “è importante ricordare che molte cose nell’anno 1976 erano differenti, ed il Paese ed il mondo vivevano altre situazioni“, sostenendo che tale decisione era già stata discussa nei congressi del partito – il sesto e il settimo, riporta il Granma – in cui “hanno preso atto della situazione in mutamento“. Ma questo non vuol dire, ha concluso Lazo, che “rinunciamo alle nostre idee, ma soltanto che nella nostra visione pensiamo ad un Paese socialista, sovrano, indipendente, prospero e sostenibile”. Questo punto potrebbe creare delle contraddizioni interne, visto che al momento l’unico partito legittimo a Cuba è proprio quello comunista. Altra novità istituzionale importante è la creazione delle figure del Presidente e vicepresidente della Repubblica e del Primo Ministro, che di fatto guiderà il governo – per cui è stato imposto un limite di due mandati quinquennali.
In ambito economico, il nuovo testo di riforma riconosce “nuove forme di proprietà, tra le quali quella privata“, ma conserverà “come principio essenziale quello della proprietà socialista del popolo dei mezzi fondamentali di produzione”: il mercato privato può quindi avere un ruolo nell’economia socialista. Circa mezzo milione di cubani hanno già una licenza per gestire piccole imprese private come ristoranti, officine meccaniche e affittacamere: la nuova costituzione cubana sembra fornire una base legale più solida alla riforma economica avviata da Raul Castro che aveva permesso l’apertura alla gestione privata di piccoli settori dell’economia, che in dieci anni ha portato all’aumento dell’impiego nel settore privato del 13%. La riforma riconosce anche l’importanza degli investimenti esteri “per lo sviluppo economico del Paese, con le dovute garanzie“.
L’ultima importante novità della riforma riguarda l’apertura al matrimonio tra persone omosessuali. Il vecchio testo costituzionale, all’art. 36, faceva infatti riferimento al matrimonio come all’unione volontaria tra “uomo e donna“: adesso, invece, dal testo riformato sparisce la specificazione di genere, definendo l’istituzione come unione volontaria tra “persone”. “Sarebbe una porta aperta per un’ulteriore legalizzazione delle coppie dello stesso sesso”, ha scritto sul suo blog il giornalista e attivista gay Francisco Rodríguez, membro del partito comunista al potere. Il nuovo testo costituzionale include anche il principio di non discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale o di genere, che secondo l’attivista consentirebbe l’adozione di “altre norme giuridiche e altre politiche pubbliche” per proteggere i diritti della comunità Lgbt a Cuba. Diritti che sono stati spesso calpestati dopo la presa del potere da parte di Fidel Castro nel 1959: le minoranze sessuali furono stigmatizzate e gli omosessuali discriminati o soggetti a campi di “rieducazione”. Nel 2010, lo stesso Castro ha riconosciuto le ingiustizie commesse contro gli omosessuali.