Un “vulnus costituzionale” è quanto denunciano oltre 60 costituzionaliste italiane in riferimento all’elezione dei consiglieri laici del Csm e dei Consigli di Presidenza della Giustizia amministrativa, della Giustizia tributaria e della Corte dei Conti. Per le 21 posizioni disponibili sono stati scelti, infatti, 21 uomini. Lo “stupore” e la “preoccupazione” per questa scelta, ha spinto professoresse ordinarie e associate di diritto costituzionale delle università italiane a scrivere una lettera aperta alla presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati, e a quello della Camera Roberto Fico.
Quello che inizialmente era uno scambio di opinioni via social si è trasformato in una vera e propria mobilitazione, che ha portato le socie dell’Associazione italiana costituzionalisti ad esporre il problema a chi di dovere. Nella lettera ai presidenti di Camera e Senato, che l’Adnkronos ha potuto leggere, si sottolinea che l’elezione dei 21 magistrati uomini è in netto contrasto con l’articolo 51 della Costituzione “che assicura a uomini e donne il diritto di accedere in condizioni di uguaglianza agli uffici pubblici e che, a tal fine, affida alla Repubblica il compito di adottare appositi provvedimenti“. Per questo le giuriste chiedono a Casellati e Fico di “avviare una seria riflessione, all’interno delle Assemblee da Voi presiedute, sulle cause che hanno portato a tale grave vulnus costituzionale e sugli interventi, anche regolamentari, necessari per evitare che una simile situazione, oggettivamente incomprensibile in Italia nel 2018, possa ripetersi in futuro”.
In una nota che accompagna la lettera-appello delle giuriste italiane si rimanda anche alla “forte tradizione patriarcale“, per cui l’Italia sarebbe “conosciuta nel mondo”. E se in genere questa attitudine si manifesta in una “scarsa presenza delle donne ai vertici delle istituzioni”, secondo le firmatarie dell’appello, nell’episodio in questione “è stata spinta all’eccesso, determinando la reazione delle costituzionaliste italiane”.