L'affaire sulle violenze e i privilegi del 26enne collaboratore mette in imbarazzo Macron. E davanti alla commissione d'inchiesta, dal ministro dell'Interno al capo della polizia, tutti spiegano che spettava all'Eliseo informare la procura di quanto avvenuto l'1 maggio, quando Alexandre Benalla ha picchiato i manifestanti indossando un casco della polizia. Ma è stato solo punito per due settimane e demansionato. Ora le opposizioni attaccano ed emergono anche case di lusso e altri "benefit" che non spettavano al giovane colonnello dalla carriera fulminante
“Ciò che è accaduto il primo maggio è stato un tradimento. Se cercano un responsabile, l’unico e solo responsabile sono io”, non ci gira attorno Emmanuel Macron, parlando del caso Benalla dinanzi ai parlamentari della maggioranza. Un caso che sta dando non poco filo da torcere al presidente francese. Prima i manifestanti picchiati dall’ex collaboratore mentre indossava il casco della polizia, quando avrebbe dovuto essere un semplice “osservatore”. Poi la presenza sul pullman dei Blues, dopo la vittoria del mondiale, e quella durante la parata del 14 luglio per ricordare la presa della Bastiglia. A pochi giorni dallo scandalo. E poi i privilegi, dalla macchina con autista fino all’appartamento di funzione nella dependance dell’Eliseo in una delle zone più chic di Parigi. L’affaire legato all’ex capo dei bodyguard di Emmanuel Macron, Alexandre Benalla, sta accerchiando il presidente della Repubblica francese. Silenzi, omissioni e staff paralleli che spingono il leader della sinistra Luc Melanchon a definire il caso Benalla come il “Watergate francese”. Una morsa che si stringe di giorno in giorno, di audizione in audizione nella commissione d’inchiesta voluta dall’Assemblea nazionale.
Macron: “Io unico responsabile” – “Ciò che è accaduto il primo maggio è grave, serio. È stata per me una delusione, un tradimento. Nessuno, nessuno, tra i miei collaboratori o nel mio gabinetto è stato mai protetto o sottratto alle regole, alle leggi della Repubblica, al diritto di tutti i cittadini”, ha dichiarato Macron parlando con i deputati della République en Marche a Parigi. E ha aggiunto, secondo il virgolettato riportato da Le Monde online: “Se cercano un responsabile, il solo e unico responsabile sono io. Sono io ad aver avuto fiducia in Alexandre Benalla. Sono io ad aver confermato la sanzione. Non è la Repubblica dell’odio. Non puoi essere capo solo quando c’è bel tempo. Se vogliono un responsabile, eccolo qui, davanti a voi, che vengano a cercarlo. Rispondo al popolo francese”.
“La procura? Spettava all’Eliseo allertarla” – Tutto inizia l’1 maggio, quando lo stretto collaboratore del presidente francese viene immortalato da un video mentre picchia un manifestante. Da quando Le Monde, a metà luglio, rende noto che esistono quelle immagini lo scandalo si allarga mano a mano e si avvicina sempre di più alla cerchia di Macron. Due personaggi chiave del dossier, il ministro dell’Interno Gerard Collomb e il capo della polizia di Parigi Michel Delpuech, parlando davanti alla commissione parlamentare hanno scaricato le responsabilità sull’Eliseo: hanno confermato sì di essere stati avvertiti del video il 2 maggio, cioè un giorno dopo i fatti, ma sottolineando che stava all’ufficio del presidente informare eventualmente la procura. “Non c’erano prove sufficienti per farlo”, si è discolpato il capo di gabinetto di Macron, Patrick Strzoda, davanti alla commissione dicendo di aver ritenuto “adeguata” la sanzione nei confronti di Benalla. Così magistrati francesi hanno invece scoperto dei comportamenti di Benalla, ora indagato, solo dopo l’inchiesta giornalistica del quotidiano.
L’attacco dell’ opposizione. E le riforme slittano – Mentre dallo staff di Macron fanno sapere che il capo dello Stato è determinato ad accertare la verità e che ha definito “inaccettabili” i fatti addebitati a Benalla garantendo che non ci sarà impunità, l’inquilino dell’Eliseo pubblicamente è rimasto in silenzio sullo scandalo più grande che si trova ad affrontare da quando nel 2017 è stato eletto con la promessa di ripristinare l’integrità al governo. La sua visita in programma per mercoledì al Tour de France è stata annullata, con la precisazione ufficiale che la mossa non ha nulla a che fare con l’affaire Benalla, e dall’opposizione si fanno sempre più forti le voci che chiedono che sia direttamente il presidente a riferire in Parlamento: dall’ex rivale socialista per le presidenziali Benoit Hamon al leader dell’estrema sinistra Jean-Luc Melenchon. Mentre i deputati dei Républicains hanno presentato una mozione di censura, ovvero di sfiducia, contro il governo. Dati i numeri di En Marche, è quasi impossibile che abbia successo. Ma quasi certamente finirà per compattare la destra neogollista alla sinistra radicale. Intanto il governo è stato costretto a sospendere il dibattito sulla riforma della Costituzione: i capigruppo hanno deciso che l’analisi del testo riprenderà dopo l’estate, non prima di settembre.
Arresti, silenzi e omissioni: “È come il Watergate” – Ad alimentare ulteriormente lo scandalo, la notizia, pubblicata sempre da Le Monde venerdì, secondo cui, nonostante la sospensione, a Benalla questo mese era stato permesso di trasferirsi in una residenza lungo la Senna riservata ai dipendenti dell’Eliseo. Perché, non si sa. Mentre avanza l’ombra – tutta da confermare – di un sistema parallelo di strettissimi collaboratori con privilegi. Domenica, Benalla e un altro funzionario che era presente l’1 maggio, Vincent Crase, responsabile della sicurezza di En Marche, sono stati accusati formalmente di aggressione. Altri tre poliziotti, inoltre, sono stati accusati di avere fornito a Benalla le immagini di sorveglianza della polizia che ritraevano la protesta, in modo che lui potesse provare a dimostrare di essere giustificato per avere colpito il manifestante. Uno scandalo fatto di silenzi, ritardi e omissioni. Per Melanchon è un Watergate in salsa parigina, mentre Marine Le Pen ha avvertito che “se Macron non si spiegherà, l’affare Benalla diventerà l’affare Macron”. Il presidente della Repubblica “parlerà obbligatoriamente ai francesi in televisione”, ha assicurato alla stampa il sovranista Nicolas Dupont-Aignan, osservando che la maggioranza “non sa cosa rispondere” perché Macron “ha agito da solo”.