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Femen, la fondatrice Oksana Shachko trovata morta nel suo appartamento a Parigi: si tratterebbe di suicidio

La Shachko avrebbe lasciato una scritta in inglese: “Siete tutti un falso”. Secondo una conoscente la ragazza aveva già tentato per due volte il suicidio negli ultimi due anni. Era dal 2013 che la cofondatrice delle FEMEN aveva trovato asilo in Francia e che si era data alla pittura, proprio come si può vedere di diversi scatti fotografici sul suo profilo Facebook

di Davide Turrini

Oksna Shachko, una delle tre fondatrici del movimento femminista di protesta politica FEMEN, è stata trovata morta nel suo appartamento di Parigi. Aveva 31 anni e secondo quanto riferito dalle forze dell’ordine si tratterebbe di suicidio. Nel 2008 la Shachko aveva fondato FEMEN assieme ad Anna Hutsol e Alexandra Shevchenko. È stata proprio la Hutsol a confermare ai media la morte della collega attivista: “Per quanto ne so, era preoccupata che nel mondo andasse tutto male”, ha spiegato la donna che ha anche aggiunto di essere rimasta “sfortunatamente” poco in contatto con la Shachko ultimamente.

Un’altra FEMEN, Inna Shevchenko ha confermato che la 31enne si è tolta la vita. Il corpo è stato rinvenuto lunedì. “Non conosciamo ancora la data esatta della morte, che sarà stabilita dagli esami”, ha affermato la Shevchenko, aggiungendo che “l’ultima volta che Oksana è stata vista in vita è stato venerdì”. La Shachko avrebbe lasciato una scritta in inglese: “Siete tutti un falso”. Secondo una conoscente la ragazza aveva già tentato per due volte il suicidio negli ultimi due anni. Era dal 2013 che la cofondatrice delle FEMEN aveva trovato asilo in Francia e che si era data alla pittura, proprio come si può vedere di diversi scatti fotografici sul suo profilo Facebook. “Oksana è una delle più grandi donne della nostra epoca. Una delle più grandi combattenti che hanno lottato duramente contro le ingiustizie della nostra società, che ha combattuto per se stessa e per tutte le donne del mondo”, ha ricordato su Facebook Inna Shevchenko, anche lei esiliata a Parigi dal 2013. “Siamo sopravvissute alla foresta bielorussa insieme dopo essere state torturate e abbiamo camminato per le strade di Parigi formando un nuovo battaglione di donne combattenti. Oksana ci ha lasciato, ma è qui e ovunque. Lei è in ognuna di noi. È nella sua pittura attraverso la quale esprimeva le sue doti artistiche. È nella storia del femminismo”.

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