Stop alla riforma delle intercettazioni. Il decreto Milleproroghe approvato in consiglio dei ministri ha bloccato l’entrata in vigore la legge che era stata approvata dal governo precedente. “Impediamo che venga messo il bavaglio all’informazione”, dice il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, perché “la riforma Orlando era stata scritta con l’intento di impedire ai cittadini di ascoltare le parole dei politici indagati”. Secondo il guardasigilli ogni passata riforma è coincisa con uno “scandalo” e l’ultima è stata fatta “in concomitanza col caso Consip“. “Ogni volta che qualcuno del Pd veniva ascoltato qualcuno del Pd tendeva a tagliare la linea – aggiunge – L’intento era quello di evitare ai cittadini di ascoltare i politici e si vede dal contenuto della norma”. La riforma delle intercettazioni era stata criticata da più parti: magistrati, avvocati, giornalisti. Tra chi aveva chiesto modifiche anche il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone e la stessa Associazione nazionale magistrati. L’Anm infatti esulta: “Il nostro grido d’allarme è andato a buon fine – dichiara il presidente Francesco Minisci – Abbiamo sempre detto che si trattava di una cattiva riforma, chiedendo che non fosse adottata, perché non solo non avrebbe raggiunto l’obiettivo di tutelare la privacy, ma soprattutto avrebbe danneggiato le indagini, rendendole meno efficaci, e violato il diritto di difesa”.
La norma sarà dunque riscritta “attraverso un percorso partecipato. Ho scritto una lettera a tutte le procure distrettuali d’Italia, al Consiglio Forense, ho già ricevuto contributi importantissimi, arriveremo ad una riscrittura che troverà un punto di equilibrio tra tutti i diritti in gioco”. Il ministro ricorda che “la norma è costata 40 milioni di euro per tutte le attrezzature necessarie”, ma assicura che “nemmeno un euro di quelli spesi andrà sprecato“.
Alle parole di Bonafede risponde il Partito Democratico che con il ministro della Giustizia Andrea Orlando aveva proposto e approvato il decreto sulle intercettazioni. “Ogni legge si può cambiare se lo si ritiene opportuno, ma sarebbe l’ora di farla finita con gli slogan e la propaganda” dice Anna Rossomando, vicepresidente del Senato, orlandiana, che nega che nella legge ci fossero bavagli né limiti alle indagini e sfida “il ministro a trovare una dichiarazione di magistrati o avvocati che abbiano utilizzato gli argomenti di cui si serve. Non la troverà, perché le intercettazioni sono uno strumento di ricerca della prova dei reati, non uno strumento di ‘controllo sociale’, tantomeno un esercizio di campagna elettorale, esercizio invece che il neo guardasigilli continua a fare anche senza elezioni convocate”. Per Walter Verini “mentre la scorsa è stata la legislatura del miglioramento del sistema giustizia attraverso le riforme: nuovo codice antimafia, processo penale, leggi anticorruzione, diritto fallimentare e altre ancora; questa sembra essere la legislatura del cupio dissolvi. Invece di condurre in porto e applicare le riforme fatte, l’intento principale del governo M5s-Lega sembra essere soltanto quello di smantellare”.
Al dibattito si aggiunge anhce Forza Italia con Francesco Paolo Sisto che afferma che “il ministro della Giustizia – prosegue – si compiace di aver ‘tolto le mani della vecchia politicà dalle intercettazioni, ma omette di precisare che le ‘manì che le sostituiranno saranno quelle dei pm. La stagione che ci aspetta sul fronte della giustizia si conferma sempre più preoccupante: piena di suggestioni colpevoliste, ossequiosa verso la pancia della piazza, del tutto incurante dei principi costituzionali. Contro questa vera e propria negazione della giustizia ci batteremo con tutte le nostre forze”.