Intervista alla deputata di Liberi e Uguali ed ex presidente di Legambiente: "Consumo di suolo, abusivismo, emissioni: su questi temi in questa legislatura si possono fare cose importanti con alleanze larghe. E potrebbe essere un modo per far ripartire anche la sinistra. L'Ilva? Solo con risanamento e innovazione può esserci un futuro"
Alleanze larghe che lavorano sui provvedimenti insieme ad associazioni e società civile per far fare dei passi in avanti sul contrasto al consumo di suolo e all’abusivismo edilizio, dell’amianto, del taglio delle emissioni inquinanti, della mobilità. Rossella Muroni, deputata e vicecapogruppo di Liberi e Uguali alla Camera, manda un messaggio all’indirizzo del ministro dell’Ambiente Sergio Costa. Un segnale
Quali sono le azioni fondamentali per rispettare gli impegni sul clima assunti a Parigi? I settori su cui agire principalmente?
Bisogna partire da mobilità, energia e modello di sviluppo. Con oltre un quarto delle emissioni totali, la mobilità è il settore più inquinante in Europa. E l’Italia è in linea con la media europea. Per ridurre le emissioni bisogna promuovere il trasporto pubblico e sostenibile, che va dalla bicicletta ai mezzi elettrici, passando per quelli condivisi. E va ripensata la fiscalità, mettendo fine ai sussidi fossili e premiando invece chi sceglie la sostenibilità. Necessaria poi una Road Map dei trasporti al 2030 con obiettivi coerenti agli impegni sottoscritti sul clima. Tutti punti contenuti in una risoluzione sulla mobilità, aperta a tutti i gruppi politici, che depositerò in commissione Ambiente. Sull’energia è imprescindibile spingere sulle fonti pulite e sulla generazione diffusa e di piccola taglia. Come sta facendo la sindaca Manuela Carmena a Madrid, nonostante i ricorsi tentati delle grandi compagnie tradizionali. Infine bisogna accelerare la transizione verso un’economia green e circolare.
Ce la faremo veramente a raggiungere gli obiettivi prefissati sulla riduzione delle emissioni (-15% al 2025, -30% al 2028, -40% al 2030)?
Serve un cambiamento culturale: la classe dirigente di questo Paese, politica e industriale in primis, deve capire che ridurre le emissioni non significa decrescita, ma sviluppo alternativo: più efficiente e competitivo. Certamente più equo e non basteranno gli annunci roboanti di Descalzi per fare di Eni un’impresa sostenibile. Tagliare le emissioni deve essere anche un’opportunità per creare lavoro e una nuova economia innovativa, inclusiva e giusta.
In un recente intervento lei ha sottolineato come l’amianto, nonostante sia stato messo al bando 26 anni fa, continui a fare vittime in Italia. Solo lo scorso anno ha causato la morte di 6mila persone. Come si può affrontare questo annoso problema?
Ripristinando gli extra-incentivi per chi bonifica tetti con coperture in amianto e li sostituisce con pannelli fotovoltaici. È la misura più efficace mai messa in campo allo scopo, grazie alla quale sono stati bonificati oltre 20 milioni di metri quadri di coperture in meno di due anni. Proprio questo chiede la petizione #BastaAmianto sottoscritta da oltre 54mila italiani che presto consegneremo al ministro dell’Ambiente Costa.
Per contrastare l’inquinamento marino da plastica e risanare le nostre acque ha depositato un’apposita proposta di legge? Di che si tratta nello specifico?
La mia proposta di legge mira al risanamento del mare grazie al coinvolgimento dei pescatori che oggi sono costretti a ignorare la plastica che incontrano in mare perché raccoglierla comporterebbe oneri aggiuntivi, come lo smaltimento di un rifiuto speciale. Per superare questa difficoltà dichiara la plastica abbandonata in mare un “rifiuto solido marino” per facilitarne lo smaltimento. Mi piacerebbe che questa proposta venisse sostenuta da un movimento largo, fatto di ambientalisti, pescatori, marinerie e porti italiani, e che venisse “adottata” anche dal ministro Costa.
Altro punto da affrontare è la gestione dei rifiuti e lo sviluppo di un’economia circolare. Quanto è fondamentale il coinvolgimento dei cittadini e del mondo imprenditoriale? Come si può ottenere maggiore partecipazione?
Riduzione, riuso, differenziata e riciclo sono i pilastri della corretta gestione dei rifiuti, che funziona bene con bravi amministratori e cittadini consapevoli. La buona raccolta è la base anche per l’economia circolare. Un modello che richiede imprenditori lungimiranti e regole certe. Servono i decreti “End of waste” per i materiali che sono ancora considerati rifiuti, anziché materia prima seconda. Per favorire la partecipazione sto lavorando a una proposta di legge sull’accettabilità sociale degli impianti sui territori.
Parliamo dell’Ilva di Taranto. Come si può conciliare il diritto al lavoro con il diritto alla salute e a un ambiente salubre? Quali sono le priorità da affrontare?
Innanzitutto servono tempi stringenti per gli interventi indispensabili alla tutela della salute e dell’ambiente. Perché prima vengono le persone. Diverse le priorità da affrontare: una celere copertura di parchi minerari e nastri trasportatori, investimenti adeguati per una radicale innovazione tecnologica del ciclo produttivo, la bonifica in tempi certi delle aree contaminate, efficaci interventi di mitigazione durante i wind days, una valutazione integrata di impatto ambientale e sanitario che tenga conto della massima capacità produttiva, una efficace rete di monitoraggio ambientale, la tutela dell’occupazione. Solo con risanamento ambientale e innovazione industriale può esserci un futuro per l’Ilva.
Un altro settore su cui puntare è quello della mobilità elettrica. Fino a che punto lo Stato deve dare supporto con incentivi e agevolazioni?
L’obiettivo deve essere eliminare i sussidi fossili e usare la leva fiscale come incentivo per la mobilità sostenibile. Si può iniziare spostando il carico fiscale sui carburanti più inquinanti, riequilibrando la tassazione dall’uso alla proprietà dei mezzi, così da favorire la mobilità condivisa.
Su certi temi fondamentali, come l’ambiente, le varie forze politiche possono collaborare per migliorare?
L’ambiente è naturalmente trasversale perché riguarda la salute, il benessere e la qualità della vita di tutti, ma non è politicamente neutro. Sarebbe ora che la sinistra, così in crisi di identità ed arrovellata in incomprensibili discussioni su alleanze e leadership, costruisse su questi temi una nuova sintonia con il Paese ed un’idea di futuro possibile. Ma credo anche che in questa legislatura, con alleanze larghe, si possano fare cose importanti per l’ambiente. Lo dico soprattutto al ministro Sergio Costa, la cui nomina vista la sua competenza e le sue sensibilità ha suscitato molte aspettative. Lavorando sul merito dei provvedimenti, costruendo reti e alleanze ampie che abbiano possibilmente anche il sostegno dei corpi intermedi, delle associazioni e della società civile fuori dal Parlamento, è possibile far fare dei passi in avanti al Paese sul fronte del contrasto al consumo di suolo e all’abusivismo edilizio, dell’amianto, del taglio delle emissioni inquinanti, della mobilità e dello sviluppo sostenibile.