La legge potrebbe arrivare al Senato il 6. Se i tempi si allungassero, tornerebbe l'ipotesi fiducia contro la quale si schiera il M5s. Ancora da sciogliere i nodi sul lavoro, dai voucher alle indennità
Il voto in Aula sul decreto dignità finisce un po’ più in là. L’esame del testo nelle commissioni Lavoro e Finanze, alla Camera, va avanti a rilento. E così slitta anche l’arrivo nell’Aula di Montecitorio: da giovedì 26, com’era stato programmato, a lunedì 30, con il via libera definitivo atteso per il 2 agosto. Al Senato il decreto dignità sarà quindi esaminato dal 6 agosto, verosimilmente fino al 10. Se i tempi si restringessero ulteriormente, peraltro, si alzerebbero le quote dell’ipotesi della richiesta di una fiducia (ci sarà comunque una pausa estiva e il decreto scade il 12 settembre), ma l’opzione della blindatura che il M5s in particolare vorrebbe evitare in ogni modo.
I capitoli del decreto votati finora sono stati quelli meno “delicati” e su cui erano stati presentati pochi emendamenti. Sul tavolo delle Commissioni si sono susseguiti gli emendamenti sulle delocalizzazioni, sulle società sportive dilettantistiche e sui giochi, senza apportare alcuna sostanziale modifica al provvedimento. Il possibile ulteriore aumento del prelievo erariale unico, necessario per finanziare l’eventuale estensione agli under 35 degli incentivi all’assunzione altrimenti riservati dal 2019 solo agli under 30, è stato accantonato, in attesa di capire quale sarà il destino della proposta per cui le risorse sono necessarie. E’ invece già previsto un aumento del cosiddetto Preu per coprire il divieto della pubblicità del gioco d’azzardo.
I nodi legati soprattutto al lavoro, dai voucher alle indennità, restano ancora tutti da sciogliere. Il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia è tornato all’attacco, definendo il testo “antitetico al contratto di programma” incentrato su reddito di cittadinanza e flat tax. Qui “invece si aumenta il costo dei contratti a tempo determinato e il costo dei licenziamenti”, sottolinea Boccia che lancia il guanto di sfida alla componente leghista del governo: “Sarebbe bello capire dagli esponenti della Lega cosa ne pensano in merito alla flat tax, – osserva – perché i cittadini la somma algebrica delle tasse la sanno fare”. Chiamata in ballo, la Lega non risponde, ma il padre del provvedimento e leader Cinquestelle sì. Forse il decreto Boccia “non lo ha letto bene – replica il ministro dello Sviluppo Luigi Di Maio – Per noi l’unica opinione che conta è quella dei cittadini e, da quello che mi dicono tutte le persone che incontro, del decreto dignità c’era bisogno come il pane”.
Sul piano normativo, arriva intanto l’apertura del viceministro dell’Economia, Laura Castelli, al rinnovo della possibilità per imprese e professionisti di compensare i debiti col fisco con i crediti vantati nei confronti della Pubblica amministrazione. Forza Italia ha presentato una proposta per rendere la compensazione strutturale, ma si sta ancora valutando se accettarla in toto o se mantenere la misura a scadenza. E’ stato invece definitivamente escluso, perché giudicato incontrovertibilmente inammissibile, il taglio della tassazione sulle sigarette elettroniche. Stessa sorte per l’emendamento che salvava le tv locali con una ridistribuzione dei fondi. Tutti i gruppi si sono però impegnati a presentare un ordine del giorno sulla materia in modo che l’intervento possa essere esaminato al più presto in un altro provvedimento.