Il debutto di Mike Manley davanti alla comunità finanziaria per presentare la trimestrale di Fca avviene nel giorno della morte del suo predecessore Sergio Marchionne. E coincide, come promesso dall’ex numero uno, con l’annuncio dell’azzeramento del debito industriale ma anche con una diminuzione del 35% dell’utile netto, che si attesta a 754 milioni di euro contro gli 1,1 miliardi del secondo trimestre 2017. Le novità in casa Fiat Chrysler – unite a una previsione di profitti e liquidità 2018 rivista al ribasso – hanno scatenato le vendite in Borsa: il titolo è stato sospeso per eccesso di ribasso e, una volta riammesso, ha chiuso in ribasso del 15,5%, ai minimi da ottobre 2017. Male anche le società del gruppo da Exor (-3,49%) a Ferrari (-2,19%) fino a Cnh (-0,27%). Crollo anche a Wall Street: in chiusura il titolo Fca ha perso l’11,83 per cento.

Oltre a centrare l’obiettivo dell’azzeramento del debito, una delle priorità fissate per rendere appetibile Fca sia agli investitori che in vista di eventuali alleanze con altre case automobilistiche, i conti del secondo trimestre 2018 attestano un utile netto adjusted pari a 981 milioni di euro, in calo del 9% (stabile a parità di cambi di conversione) mentre l’utile netto si ferma a 754 milioni di euro in diminuzione del 35% (-26% a parità di cambi di conversione). Parlando appunto di possibili accordi con altri produttori, Manley nella conference call ha detto che “la porta resta aperta” perché Fca mantiene una gestione flessibile, ma l’obiettivo è quello di arrivare al 2022 con un gruppo “forte e indipendente“. “Ho lavorato molto con Sergio – ha aggiunto Manley – ci ha insegnato a essere flessibili. Restiamo pronti a essere flessibili, perché le cose cambiano, ma come sapete il mio mandato è portare a termine con successo un piano quinquennale. La mia intenzione è portare a consegna i numeri del piano come una forte e indipendente Fca”.

Nel trimestre Fca ha consegnato in tutto il mondo 1.301.000 veicoli, in rialzo del 6% principalmente per la crescita in Nord America e America Latina, e nello stesso periodo ha avuto ricavi netti pari a 29 miliardi di euro, con un aumento del 4% (+11% a parità di cambi di conversione) per la crescita delle consegne e il positivo effetto prezzi. La quota di mercato negli Stati Uniti è al 13%, in rialzo di 60 punti base rispetto al secondo trimestre 2017, con la quota di mercato retail al 12,8% (+80 punti base) e il mix vendite alle flotte al 22% del totale vendite, in linea con il secondo trimestre 2017.

L’incremento delle consegne è dovuto principalmente alle nuove Jeep Wrangler e Jeep Cherokee, alla Jeep Compass e al Dodge Journey. Il gruppo si conferma anche leader nel mercato brasiliano con la quota in aumento di 80 punti base al 18,4%, mentre la quota di mercato in Argentina è in rialzo di 110 punti base al 13,7%. Controtendenza i numeri nell’area Asia-Pacifico ed Europa, dove le consegne complessive sono in calo, principalmente per effetto dei minori volumi della joint venture cinese. In Europa (Ue28 + Efta) la quota è in calo di 30 punti base al 6,9% per le autovetture e di 70 punti base al 12,5% per i veicoli commerciali leggeri, con consegne stabili rispetto al secondo trimestre 2017, con l’aumento per Jeep e Alfa Romeo che ha compensato i minori volumi di Fiat.

Fca ha comunicato anche che le consegne globali di Maserati calano del 41% nel secondo trimestre a 7.800 unità, per l’impatto della riduzione dei dazi sulle importazioni in Cina a decorrere dal primo luglio, che ha ritardato le decisioni di acquisto della rete e della clientela finale. La componentistica, che include Magneti Marelli, Comau e Teksid, registra ricavi netti in flessione annua del 2% (+4% a parità di cambi), con l’aumento dei volumi di Marelli che è stato più che compensato dagli effetti negativi dei cambi di conversione.

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