Cinema

Festival di Venezia 2018, la Mostra ancora una volta fa impallidire le ultime e mediocri edizioni del Festival di Cannes

Guadagnino, Martone e Minervini gli italiani in concorso. E poi Cuaron, i fratelli Coen, Mike Leigh, Schnabel ed Assayas fra i 21 nomi più attesi a contendersi il Leone d’oro oltre al già annunciato Damien Chazelle con First man in apertura. È una Venezia “monstre” quella annunciata oggi dal direttore artistico Alberto Barbera, ricchissima di autori, star e annunciate sorprese il tutto sparso con equilibrio nelle varie sezioni

di Anna Maria Pasetti

Guadagnino, Martone e Minervini gli italiani in concorso. E poi Cuaron, i fratelli Coen, Mike Leigh, Schnabel ed Assayas fra i 21 nomi più attesi a contendersi il Leone d’oro oltre al già annunciato Damien Chazelle con First man in apertura. È una Venezia “monstre” quella annunciata oggi dal direttore artistico Alberto Barbera, ricchissima di autori, star e annunciate sorprese il tutto sparso con equilibrio nelle varie sezioni. Quantità e qualità (sulla carta) di alto livello, tali da far ancora una volta impallidire le ultime e mediocri edizioni del Festival di Cannes.

Ma veniamo al densissimo programma che si svolgerà come di consueto al Lido veneziano dal 29 agosto all’8 settembre. A prevalere sono gli Stati Uniti con una “carovana” di opere, escludendo le coproduzioni. Il tricolore, si diceva, ha tre esponenti, almeno due dei quali (Suspiria di Luca Guadagnino e Capri-Revolution di Mario Martone) già annunciati dalla vox populi: l’unica vera sorpresa è il documentario di Roberto Minervini (What you gonna do when the world’s on fire?), di tradizionale coproduzione con gli States. E sempre dagli USA arriveranno in ordine alfabetico di regista: The Mountaindi Rick Alverston, First Man di Damien Chazelle, The Ballad of Buster Scruggs un film che racconta sei storie diverse dei fratelli Coen, Vox Luxdi Brady Corbet, 22 July del britannico Paul Greengrass ma di produzione Netflix quindi americana, At Eternity’s Gate di Julian Schnabel.

Coprodotti dagli States sono anche il nuovo lavoro del francese Jacques Audiard, un western dal titolo The Sisters Brothers che segna il suo debutto in lingua inglese e The Favourite del greco Yorgos Lanthimos, dramma “royal British” mezzo britannico e mezzo americano. Attesi i ritorni di due grandi come il francese Olivier Assayas con Doubles Vies e di Alfonso Cuaron stavolta con un titolo totalmente messicano e autobiografico dal titolo Roma; a fargli compagnia (e concorrenza) è il suo connazionale Carlos Reygadas con Nuestro tiempo.

L’America latina è presente anche con il semi-debuttante Gonzalo Tobal con Acusada. Dalla vecchia Europa – nonostante Brexit – si festeggia il ritorno di Mike Leigh con il dramma epico e storico Peterloo ma anche del più giovane tedesco Florian Henckel von Donnersmarck (autore del premiato con l’Oscar Le vite degli altri) con una monumentale riflessione sul proprio Paese dal Nazismo alla Guerra Fredda (Werk ohne Author). Dal Belgio è in arrivo il poco noto (e dunque da scoprire) David Oelhoffen con Freres Ennemis mentre dall’Ungheria il premio Oscar apprezzato a Cannes (Il figlio di Saul) Laszlo Nemes con Sunset. Non mancano i “mondi lontani” di Australia e Giappone verso il Leone d’oro che porteranno al Lido Jennifer Kent con il remake di The Babadook e il maestro nipponico Shiniya Tsukamoto con Zan.

Per ciò che apparirà in Orizzonti e fuori concorso (tra cui è giusto segnalare che la sezione Cinema nel giardino da quest’anno si chiama Sconfini), diversamente posizionato, da segnalare il gran numero di documentari con immensi autori specialisti del genere (Wiseman, Morris, Cousins, Losnitza) ma anche registi che siamo abituati ad ammirare nella finzione (Kusturica, Gitai, Naderi, Barhani, Tsai Ming Liang). Accanto a un altro atteso ritorno come quello del cinese Zhang Yimou, fuori concorso con Ying la nutrita squadra italiana che va – solo per citare alcuni – dai tre titoli concorrenti di Orizzonti (Sulla mia pelle di Alessio Cremonini con uno straordinario Alessandro Borghi, La profezia dell’armadillo di Emanuele “Zerocalcare” Scaringi e l’esordiente Ciro D’Emilio con Un giorno all’improvviso) a Valeria Bruni Tedeschi con Les estivants, da Roberto Andò col mistery Una storia senza nome, da Wilma Labate col doc Arrivederci Saigon a Francesco Patierno col documentario Camorra, da Saverio Costanzo con i primi episodi della sua nuova serie tv L’amica geniale (ispirata ai romanzi di Elena Ferrante) a Giorgio Treves che con 1938  indaga le origini delle leggi razziali in Italia.

E poi, fra le varie perle per cinefili, l’ultimo film incompiuto e inedito di Orson Welles (scartato da Cannes perché di produzione e distribuzione Netflix…) dal titolo The Other Side of the Wind e la extended version di The Tree of Life di Terrence Malick. “Tanti film di genere, molti autori affermati, grandi sorprese, grandi star” ha annunciato con trionfo Barbera e – una per tutte le dive assolute che calcheranno il red carpet veneziano – Lady Gaga, interprete di A Star is Born per e con l’amico Bradley Cooper novello regista. Estraendoli dai titoli sopra citati (che non completano il programma sterminato..) vedremo al Lido tanta Hollywood e dintorni (Joaquin Phoenix, Willem Dafoe, Ryan Gosling, Emma Stone, Jake Gyllenhaal, Tilda Swinton, Dakota Johnson, Jude Law…) di fronte ai quali non sfigureranno i nostri portabandiera, fra cui è bello scegliere il “madrino” Michele Riondino a presentare le serate di apertura e chiusura.

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