Il 38enne italo-siriano ha scritto su Twitter: "Rimango senza parole, confesso che non è la prima volta". Poi ha fatto un appello a tutti coloro che subiscono discriminazioni: "Studenti, precari, lgbt, meridionali o stranieri. Siamo sulla stessa barca, tutti. Non dobbiamo rinunciare ai nostri diritti"
“Non si affitta a stranieri“: è quanto si è sentito rispondere da un’agenzia immobiliare Aboubakar Soumahoro, il sindacalista dei braccianti dell’Unione Sindacale di Base. Il 38enne italo-ivoriano ha raccontato la vicenda su Facebook: dopo una telefonata durata oltre quattro minuti, si è visto negare la possibilità di affittare una casa a Roma quando l’operatrice ha sentito “le iniziali del mio nome e cognome”. A nulla sono valse le garanzie di un lavoro o il non possesso di animali, requisiti richiesti. E quando Soumahoro ha specificato di essere italiano, la risposta è stata che “la colpa è del proprietario dell’appartamento”. Situazione paradossale, dal momento che era anche già stato fissato un appuntamento.
A quanti è negata la possibilità di affittare una casa? Perché studenti, precari, LGBT, meridionali o stranieri. Siamo sulla stessa barca, TUTTI. Una barca che dovremo portare alla riva della felicità e della giustizia sociale. Non dobbiamo rinunciare ai nostri diritti.
— Aboubakar Soumahoro (@aboubakar_soum) 24 luglio 2018
“Rimango senza parole, confesso che non è la prima volta“, ha scritto su Twitter il sindacalista. E in effetti è sufficiente dare un’occhiata ai diversi annunci di affitti online per trovare spesso la dicitura “no stranieri“. Dopo aver chiuso la telefonata con la prima operatrice, Soumahoro ha provato a richiamare altre due volte la stessa agenzia. Ma anche la risposta è stata sempre la stessa: “Se te lo ha detto la mia collega è così”, non dipende dall’agenzia, ma dai proprietari che “possono fare quello che vogliono delle loro case“. E al terzo tentativo è arrivato il classico “richiamiamo noi“. Ma il sindacalista non si è arreso di fronte alla discriminazione e ha fatto un appello a tutti coloro che subiscono il suo stesso trattamento. “Studenti, precari, lgbt, meridionali o stranieri. Siamo sulla stessa barca, tutti”. “Non dobbiamo rinunciare ai nostri diritti”, ha concluso.