“In Libia, la schiavitù è stata ripristinata. L’Europa l’ha provocata, l’ha permessa e ne trae beneficio. In caso di necessità, l’UE ha i propri schiavi di riserva appena oltremare. Questo è il messaggio consegnatoci da 3 ragazzi africani appena sbarcati in Sicilia, dopo aver attraversato il deserto e il mare e soprattutto dopo essere stati usati come schiavi in Libia.
La situazione sul terreno, fuori controllo e gestita da diverse bande armate locali, e la mancanza di un governo riconosciuto creano le condizioni perché la schiavitù sia comunemente accettata, diventando una parte reggente del sistema produttivo libico. Tuttavia, qual è il ruolo dell’UE in questo inferno? L’Italia ha finanziato le milizie libiche e i centri penitenziari (in realtà colonie di schiavi) con milioni di euro per combattere l’immigrazione. L’Italia ha venduto armi all’Arabia Saudita (500 milioni di euro negli ultimi 2 anni), ora finite nelle mani dei gruppi armati africani di Libia, Niger e Mali.
L’Italia ha ora dispiegato 500 soldati italiani in Niger per opporsi a queste bande. L’Italia ha pagato la più grande tangente della storia (oltre 1 miliardo di euro pagati nel 2011 dall’ENI) agli allora primo ministro nigeriano e ministro del petrolio nigeriano per assicurarsi lo sfruttamento di un’area al largo della Nigeria. È un paradigma condiviso? Ci stiamo preparando ad accettare la schiavitù in tutto il mondo?”. Così il regista Michelangelo Severgnini presenta il documentario che ha girato in Sicilia, raccogliendo le testimonianze di chi dalla Libia è fuggito
Nel frattempo centinaia di migranti attualmente in Libia stanno commentando sulla pagina facebook di “Schiavi di riserva” avanzando con forza una richiesta: l’immediata evacuazione dalla Libia