"Non voglio neppure sentir parlare della Francia, voglio solo ringraziare il vescovo, il Comune, il Cottolengo che mi ha ospitato, l'ospedale che ha fatto vivere mio figlio. Voglio dimenticare la vita passata e cominciarne una nuova. Mio figlio è la mia speranza" ha detto il padre abbracciandolo
Sarà dimesso nelle prossime settimane, non appena il padre avrà trovato una sistemazione adeguata, Israel, il bambino nato prematuro di 29 settimane da mamma nigeriana morta poco dopo il parto a causa di una grave malattia oncologica. La donna a febbraio, nonostante fosse incinta e malata di tumore, era stata respinta insieme al marito, Destiny, alla frontiera di Bardonecchia dalle autorità francesi alla frontiera e abbandonata a Bardonecchia dai gendarmi francesi che l’avevano fermata al confine a bordo di un pullman. Alla nascita, il piccolo pesava solo 700 grammi e le possibilità che sopravvivesse erano poche: oggi invece pesa 3 chili e 800 grammi merito anche del latte materno donato alla banca del latte della Città della Salute di Torino con cui è stato alimentato nei primi giorni di vita e per i medici che in questi mesi lo hanno avuto in cura “è dimissibile anche se dovrà essere sottoposto come tutti i bambini nati prematuri a periodici controlli”.
Accanto al direttore della neonatologia e al ginecologo che ha seguito la mamma del bimbo, Pietro Galioti, c’è anche il padre di Israel, che sorridendo tiene in braccio il piccolo e ringrazia quanti lo hanno aiutato: la diocesi, il Comune, la questura, i servizi sociali. “Israel sta bene e finalmente può venire a stare con me – sottolinea Destiny – ora spero di trovare un lavoro per dare a mio figlio, che è la mia speranza, un futuro qui in Italia. Della Francia, invece – conclude – non voglio più parlare, voglio solo dimenticare quello che è accaduto. Voglio rimanere a Torino – aggiunge -. Sono ingegnere meccanico e spero di trovare una casa e un lavoro al più presto. Voglio dare al mio bambino una vita felice“.
Beauty, la madre del piccolo, sarà invece sepolta nella cappella dei Marchesi Falletti di Barolo all’interno del cimitero monumentale della città. Sarà la prima persona tra quelle meno fortunate e sole le cui spoglie saranno ospitate in questa nicchia che la città concesse nel 1834 al marchese Carlo Tancredi Falletti di Barolo, impegnato insieme alla moglie Giulia in azioni di carità, assistenza e istruzione dei poveri. La decisione è stata presa dal consiglio di amministrazione dell’Opera Pia Barolo, fondazione benefica presieduta dall’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia. Arcivescovo che a marzo, dopo la morte della donna, aveva espresso l’intenzione di destinare quella tomba nobile, rimasta vuota dopo la traslazione delle spoglie dei marchesi, “in un luogo di sepoltura per gli ultimi tra gli ultimi, come Beauty”.